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Purl, cosa farà l’Italia negli acquisti di armi Usa per l’Ucraina?

Il governo Meloni fa resistenza ad aderire alla Prioritised Ukraine Requirements List (Purl), l'iniziativa Nato nell'ambito della quale le armi di fabbricazione statunitense, in particolare i missili di difesa aerea Patriot, sono acquistate dai partner europei. Fatti, numeri e approfondimenti

Gli Usa attendono che l’Italia partecipi alla Purl (Prioritized Ukraine Requirements List) voluta dall’amministrazione Trump, oggi uno dei pilastri dell’assistenza militare occidentale a Kyiv a cui hanno già aderito più della metà degli alleati della Nato.

Il meccanismo è previsto dall’accordo stretto durante un bilaterale alla Casa Bianca lo scorso luglio tra il presidente Usa Trump e il segretario generale della Nato, Mark Rutte, che prevede la vendita di armamenti e sistemi di difesa – tra cui gli agognati Patriot – ai Paesi dell’alleanza, i quali li acquisteranno per poi consegnarli all’Ucraina, impegnata a difendersi dall’aggressione russa.

Come rileva oggi La Stampa, 16 paesi Nato hanno già contribuito all’iniziativa. I Paesi Bassi hanno finanziato il primo pacchetto, del valore di 578 milioni di dollari. Danimarca, Norvegia e Svezia hanno contributo congiuntamente al secondo, da 495 milioni, mentre il terzo, da 500 milioni, proviene dalla Germania e il quarto, sempre da 500 milioni, dal Canada. Finora sono stati approvati cinque pacchetti di aiuti da 500 milioni di dollari ciascuno, con nuovi annunci attesi a breve.

Tra gli assenti “illustri” per il momento figurano: Francia, Regno Unito e Italia.

E proprio Roma – agli occhi degli Stati Uniti – dovrebbe salire a bordo: il  messaggio che il Dipartimento di Stato americano affida al quotidiano Repubblica è inequivocabile: “Saremmo lieti di vedere l’Italia partecipare all’iniziativa Purl”.

Il nodo, tuttavia, è politico. E Palazzo Chigi continua a prendere tempo.

Tutti i dettagli.

COS’È L’INIZIATIVA PURL

Il programma è stato concepito dal presidente americano come elemento distintivo rispetto all’approccio di Joe Biden: niente più aiuti “a fondo perduto”, ma un meccanismo in cui gli alleati acquistano armi americane e le trasferiscono all’Ucraina.

Una formula che consente alla Casa Bianca di assumersi un impegno “a costo quasi zero” per le casse federali, trasferendo sull’Europa la maggior parte dell’onere finanziario.

Come dettaglia un comunicato del governo di Kyiv del 30 settembre, le consegne dei primi due pacchetti sono iniziate già a metà settembre, mentre Washington ha definito insieme a Ottawa e Berlino la composizione dei lotti successivi.

COME FUNZIONA

Il meccanismo compila un elenco di equipaggiamenti richiesti dall’Ucraina, che viene poi convalidato dal Comandante Supremo Alleato in Europa, spiega The Defense Post. La Nato coordina la consegna dei pacchetti, anche attraverso il programma di Assistenza alla Sicurezza e Formazione all’Ucraina.

Nel frattempo, gli Stati Uniti coordinano con Kiev il quinto e il sesto pacchetto, mentre sono già in lavorazione i successivi dal settimo al decimo.

IL VALORE DEI PACCHETTI

L’importo totale dei contributi ha già raggiunto circa 2,5 miliardi di dollari, faceva sapere a fine ottobre un comunicato della presidenza ucraina. Riguardo il meccanismo Purl “a ottobre ha coperto le necessità urgenti. Ora dobbiamo concentrarci su novembre”, ha affermato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel suo discorso al Consiglio europeo il mese scorso. “E non tutti i contributi promessi sono ancora arrivati. Ma per favore, acceleriamo i tempi. E chiedo anche ad altri Paesi – quelli che non hanno ancora aderito al programma – di aderire. Il Purl non aiuta solo l’Ucraina, ma contribuisce anche a mantenere vivo l’interesse degli Stati Uniti per l’Europa. Dimostra all’America che l’Europa sta facendo la sua parte. E questo è importante” ha concluso il leader ucraino.

IL RIDOTTO COINVOLGIMENTO DIRETTO USA

Dopo il ridimensionamento del ruolo diretto di Washington nella protezione dell’Ucraina, il Pentagono e le industrie Usa hanno strutturato questo schema, trasferendo agli europei una parte significativa del peso finanziario.

In questo modo si accolgono le richieste di Trump agli alleati europei di “alzare il carico finanziario” a sostegno della resistenza ucraina.

LE ARMI AMERICANE CHE SI È COSÌ ASSICURATA L’UCRAINA

“L’iniziativa sta funzionando, fornendo un’assistenza molto attiva: è il meccanismo che ci consente di acquistare armi americane con i fondi dei partner Nato. Tra questi rientrano missili per i Patriot e per gli Himars”, aveva dichiarato il mese scorso il leader ucraino Zelensky.

Il Patriot (Phased Array Tracking Radar to Intercept on Target) è il sistema di difesa terra-aria a lunga gittata prodotto dalla statunitense Raytheon Technologies. Si tratta di un intercettore missilistico mobile con base a terra, schierato per rilevare, tracciare e ingaggiare velivoli senza pilota, missili da crociera e missili balistici tattici e a corto raggio. L’Himars è un lanciarazzi mobile sviluppato dal colosso americano Lockheed Martin. Il sistema può colpire bersagli da 80 a oltre 300 km di distanza, a seconda del tipo di razzo con cui è equipaggiato.

GLI ULTIMI AD ADERIRE UFFICIALMENTE ALLA PURL I PAESI NORDICI E BALTICI

Il 13 novembre i ministri della Difesa di Danimarca, Estonia, Finlandia, Lettonia, Lituania, Norvegia e Svezia, e il Ministro degli Affari Esteri dell’Islanda, si sono incontrati a Helsinki e hanno deciso congiuntamente di contribuire all’iniziativa “Prioritised Ukraine Requirements List” (Pul) con un pacchetto di 500 milioni di dollari.

Sempre il quotidiano torinese fa sapere che il pacchetto “politicamente più significativo riguarda la Spagna, guidato da uno dei governi più distanti da Donald Trump e più restii ad aumentare le spese militari: il premier Pedro Sanchez domani riceverà Volodymyr Zelensky e dovrebbe rendere pubblica l’intenzione, già comunicata in via riservata, di finanziare uno dei prossimi pacchetti: fonti di Madrid parlano di un contributo di circa 200 milioni ai quali potrebbero aggiungersi anche 50 milioni dal Portogallo”

A fine ottobre Euractiv segnalava che Belgio e Lussemburgo hanno promesso contributi aggiuntivi, ma non hanno ancora definito un pacchetto completo, mentre Berlino, finanziatore  del terzo pacchetto sarebbe pronto a stanziare altri 150 milioni.

ROMA RESTA ALLA FINESTRA (PER ORA)

L’Italia non ha ancora preso un impegno concreto.

Secondo Repubblica, la linea ufficiale di Palazzo Chigi è che è in corso una riflessione, decideremo. Formalmente per ragioni di bilancio. In realtà, le valutazioni politiche pesano molto di più dei 140 milioni di euro ipotizzati per la prima tranche italiana.

A inizio novembre il ministro della Difesa Guido Crosetto aveva affermato che l’Italia sta lavorando a un altro pacchetto di aiuti per Kyiv, il dodicesimo dall’inizio dell’invasione russa su vasta scala dell’Ucraina. Ripreso dall’Ansa, Crosetto ha dichiarato che la posizione dell’Italia sull’Ucraina rimane invariata. Alla domanda se verrà preparato un altro pacchetto di aiuti, ha risposto: “Probabilmente sì”.

LE PRESSIONI DI KYIV

Nelle ultime ore – scriveva ancora Repubblica – si è aggiunta un’altra variabile: la pressione diretta del governo ucraino. Kyiv avrebbe fatto sapere all’esecutivo Meloni che l’adesione italiana al Purl è considerata fondamentale, soprattutto perché i missili per i sistemi Samp-T donati da Italia e Francia sono esauriti da mesi.

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