L’Italia non è più cauta sul pacchetto di prestiti Safe (Security Action For Europe), il nuovo fondo Ue per gli armamenti da 150 miliardi di euro?
Finora il governo Meloni non aveva mostrato particolare interesse, con la posizione netta contraria della Lega guidata dal vice premier Matteo Salvini. Quasi un mese fa, alla discussione sui prestiti Safe all’Ecofin, proprio il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti (Lega) dichiarava che “La richiesta di prestiti tramite lo strumento Safe dovrebbe essere valutata attentamente, considerando l’impatto sulle finanze pubbliche”.
Non è un mistero infatti che la posizione italiana riflette la volontà di contribuire a una difesa europea più forte e autonoma, pur tenendo conto delle priorità nazionali come quella di non creare ulteriore debito.
“Su Safe ci sarà ancora una riflessione nelle prossime settimane che spetta a Giorgetti che ha la mia fiducia e ha il merito dei risultati raggiunti come il più basso spread della storia verso la Germania”, ha affermato il ministro della Difesa, Guido Crosetto, al Festival dell’Economia in merito all’utilizzo del fondo Ue per la difesa, alla vigilia dell’approvazione ufficiale dello strumento europeo.
Ora però Crosetto si è mostrato più deciso riguardo Safe: lo strumento finanziario Ue “andrebbe utilizzato”.
Tutti i dettagli.
APPROVATO LO STRUMENTO SAFE
Lo scorso 27 maggio il Consiglio dell’Unione europea ha adottato ufficialmente il regolamento che istituisce lo strumento “Azione per la sicurezza in Europa” (Safe), all’interno del piano di riarmo europeo ReArm Europe/Readiness 2030 presentato lo scorso marzo dalla commissione europea. Dunque i fondi saranno raccolti sui mercati dei capitali ed erogati agli Stati membri interessati su richiesta, sulla base dei loro piani di investimento per l’industria europea della difesa. Il programma consentirà quindi ai paesi membri di contrarre prestiti dall’Ue per l’acquisto di equipaggiamento militare.
PARTE DELLA STRATEGIA UE PER RAFFORZARE LA DIFESA
Il programma Safe è solo una parte della strategia di Bruxelles per rafforzare la difesa europea. Questa strategia include anche l’attivazione della clausola di salvaguardia del Patto di Stabilità, che, su richiesta e fino al 2028, consente di superare i limiti di deficit pubblico fino all’1,5% del PIL. Un’altra possibilità è la riallocazione di fondi di coesione europei verso la difesa.
Entro la scadenza del 30 aprile, 16 dei 27 Paesi membri hanno notificato alla Commissione l’intenzione di avvalersi di questa clausola. Inclusa la Germania, che inizialmente era contraria all’esenzione. Al contrario, la Francia e l’Italia non hanno fatto richiesta, temendo un peggioramento del debito nazionale e un rischio per il loro rating.
E L’ITALIA?
Finora il nostro paese si è mostrato assai cauto.
L’Italia “accoglie con favore” la proposta del dispositivo Safe della Commissione Ue “per il rafforzamento dell’industria europea della difesa” aveva dichiarato il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti (Lega), durante il suo intervento all’Ecofin a Bruxelles: “Tuttavia, la richiesta di prestiti tramite lo strumento Safe dovrebbe essere valutata attentamente, considerando l’impatto sulle finanze pubbliche” aveva precisato il ministro, frenando quindi sull’utilizzo dell’iniziativa europea.
“Per questo motivo sosteniamo l’esplorazione di ulteriori opzioni, tra cui l’utilizzo di fondi del settore privato e la possibilità di estendere il dispositivo per la ripresa e la resilienza oltre il 2026, per aumentare il margine di bilancio a disposizione degli Stati membri per rispondere all’esigenza di aumentare la spesa per la difesa”, aveva proseguito Giorgetti. “Più in generale, riteniamo che la questione di una difesa condivisa e coordinata tra i Paesi europei meriti una risposta forte e strutturale e che nella discussione sul prossimo quadro finanziario pluriennale dovremmo tenere debitamente conto delle mutate condizioni del panorama geopolitico”, aveva concluso il titolare del Mef ed esponente di spicco della Lega.
COME AUMENTARE LE SPESE MILITARI
Nel frattempo si avvicina il vertice della Nato, che a fine giugno riunirà all’Aia i capi di Stato dei 32 paesi alleati. Il segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Mark Rutte, – che giovedì incontrerà a Roma la premier Giorgia Meloni – ha addirittura alzato l’asticella fino al 5% di spesa per la difesa da parte di tutti i membri della Nato.
“Come ministro ho il dovere di dire che abbiamo bisogno di investimenti maggiori – aveva dichiarato a fine maggio Crosetto – quelli che il Governo riuscirà a dare sono fondamentali per costruire una difesa futura. Penso che la Nato chiederà il 3-3,5% del Pil, gli americani chiederanno il 5%: non saranno raggiungibili immediatamente ma l’obiettivo per i prossimi anni è aumentare le spese per la difesa”.
Secondo il ministro della Difesa, incrementare le spese per la difesa con una deroga al Patto di stabilità “è una possibilità, ma deve essere costruita bene” intervenendo il 4 giugno a Sky Tg24 Live.
“Può essere utile perché consente di investire in difesa in un momento drammatico come questo, senza andare a toccare altre spese importanti come quelle sociali, ma deve essere spalmata su 20 o 30 anni” ha precisato Crosetto. “C’è una discussione in corso tra i ministri delle Finanze su questo tema e io condivido totalmente la posizione di Giancarlo Giorgetti”. “Noi non vogliamo fare una spesa che scarichiamo tra quattro anni su un Governo che magari viene dopo il nostro senza prenderci delle responsabilità e scaricando su altri decisioni che prendiamo oggi. Giorgetti sta discutendo sulle condizioni che l’Europa ha messo su questo tema, i quattro o cinque anni per noi sono troppo pochi”, ha evidenziato il ministro della Difesa.
LE PAROLE DEL MINISTRO DELLA DIFESA CROSETTO SULL’INIZIATIVA SAFE…
Intanto però sullo strumento Safe il numero uno della Difesa non ha più dubbi: è necessario attivare il fondo.
“La parte di quegli investimenti, e la possibilità di usarli in modo molto semplice, va sfruttata” ha dichiarato ieri Guido Crosetto, durante un evento organizzato dalla Fondazione Luigi Einaudi a Roma.
Dopodiché, Crosetto ha fatto sapere che il ministero della Difesa ha chiesto al capo di Stato maggiore di consegnare un rapporto con un quadro reale delle minacce e dello stato attuale della Difesa. “Quando ce l’avrò”, ha detto ieri il ministro, “chiamerò tutti i leader politici del Paese al ministero e li informerò”, in modo che “non esista nessuno in questo Paese che potrà dire io non lo sapevo”. “Dal giorno dopo ognuno avrà, nelle dichiarazioni che fa, la responsabilità di avere le stesse conoscenze che ha il ministro della Difesa sullo stato delle minacce e sullo stato della sicurezza del Paese”, ha concluso Crosetto.