Skip to content

difesa israele iran

Ecco come Israele accelera la produzione dell’Iron Dome grazie ai fondi Usa

Israele intensifica la produzione dell’Iron Dome, il sistema di difesa aerea perno della protezione nazionale, facendo leva sui finanziamenti concessi da Washington.

Israele accelera la produzione dell’Iron Dome, uno dei pilastri della sua architettura di sicurezza.

Il Ministero della Difesa israeliano ha annunciato il 20 novembre un nuovo maxi-ordine di componenti e intercettori, finanziato con “miliardi di dollari” provenienti dal pacchetto straordinario di aiuti militari statunitensi approvato dal Congresso nell’aprile 2024 sotto l’amministrazione Biden.

I fondi Iron Dome derivano da un pacchetto di aiuti da 8,7 miliardi di dollari approvato dal Congresso degli Stati Uniti nell’aprile 2024, che includeva 5,2 miliardi di dollari per risorse di difesa aerea, spiega Breaking Defense.

Questo è il secondo acquisto di intercettori Rafael da parte del Ministero della Difesa israeliano nell’ultimo anno con quel budget, precisa Defense News.

L’ordine di nuovi intercettori conferma che per Israele è ancora alto il rischio di una nuova fase di conflitto aperto, mentre prosegue il fragile cessate il fuoco su Gaza e sul fronte libanese. E, con l’ultimo raid su Beirut, la tensione torna a correre lungo una linea di frattura che resta tra le più tese del Medio Oriente.

Tutti i dettagli.

COME FUNZIONA L’IRON DOME

Di sicuro il più noto, perché utilizzato per abbattere i frequenti razzi a corto raggio lanciati contro Israele sia da Hezbollah che da Hamas. Il sistema Iron Dome è ampiamente considerato uno degli strumenti più importanti nell’arsenale di Israele. Tanto che anche il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, vuole un sistema simile (Golden Dome) per il suo paese.

Il sistema di difesa aerea Iron Dome ha 10 batterie mobili dispiegate in tutto il paese, ciascuna con tre o quattro lanciatori con l’obiettivo di difendere un’area popolata di 155 chilometri quadrati. I lanciatori possono lanciare 20 intercettori, dando al sistema la capacità di lanciare fino a 800 missili contro i razzi in arrivo, senza contare le ricariche. È progettato per contrastare proiettili e droni a breve raggio, da 4 a 70 chilometri.

Inoltre, è alimentato da batterie di difesa missilistica in grado di difendersi da attacchi di mortai e razzi. Le batterie sono mobili, quindi possono essere spostate dove sono necessarie. Il sistema è progettato per funzionare efficacemente in tutti i tipi di condizioni atmosferiche.

SVILUPPATO DALLA RAFAEL E COPRODOTTO CON L’AMERICANA RAYTHEON

Dal 2011 ha intercettato migliaia di razzi lanciati da Hezbollah e dai militanti palestinesi nella Striscia di Gaza. Il sistema, sviluppato dalla Rafael Advanced Defense Systems israeliana e coprodotto dal 2014 con la Raytheon Technologies con sede negli Stati Uniti.

Come spiega Defense News, Rafael Advanced Defense Systems è l’appaltatore principale del sistema di difesa Iron Dome, in collaborazione con Elta Systems, una divisione di Israel Aerospace Industries (IAI), e mPrest Systems.

IL CONTESTO INCANDESCENTE

L’accelerazione industriale non arriva in un contesto casuale. Tre giorni dopo l’annuncio sul nuovo ordine di intercettori, Israele ha portato a termine un raid su Beirut, il primo dal giugno scorso.

Il 20 novembre Ministro della Difesa israeliano Israel Katz aveva dichiarato che “la firma di questo storico contratto rappresenta un balzo in avanti strategico che rafforzerà significativamente le nostre capacità di difesa aerea contro avversari che continuano a sforzarsi incessantemente di minacciare la sicurezza di Israele”, riporta ancora Defense News.

IL SUPPORTO STATUNITENSE

La cerimonia di firma per il nuovo acquisto si è svolta a Tel Aviv presso la sede del Ministero, alla presenza dell’Addetto alla Difesa statunitense, il Maggiore Generale Aaron Drake, e di importanti funzionari della difesa israeliani, riporta Breaking Defense.

“La duratura partnership strategica… continua a garantire il vantaggio tecnologico di Israele nella difesa aerea”, si legge nella dichiarazione. Baram ha aggiunto che “la produzione congiunta in Israele e negli Stati Uniti esemplifica il potenziale della nostra partnership tecnologica e industriale, una collaborazione che il Ministero della Difesa israeliano è ansioso di espandere ad altri sistemi e settori”.

 

Torna su