Skip to content

europa militare

Ecco come l’Europa può sviluppare più tecnologie per la difesa. Le proposte di Leonardo-Ambrosetti

Cosa emerge dallo studio "Peace through security: the strategic role of digital technologies" redatto da Teha Group (The European House - Ambrosetti) in collaborazione con Leonardo riguardo le strategie per potenziare il posizionamento dell’Europa nello sviluppo di tecnologie digitali per la difesa

Dalla definizione di una chiara governance europea per la difesa agli eurobond, dalla gestione centralizzata delle forze armate in Europa all’aggregazione industriale a livello Ue.

Sono alcune delle proposte contenute nello studio “Peace through security: the strategic role of digital technologies” redatto da Teha Group (The European House – Ambrosetti) in collaborazione con Leonardo, pubblicato lo scorso settembre.

Il ritardo accumulato nel settore delle tecnologie digitali e nella governance della difesa rappresenta un rischio significativo per la tenuta della democrazia e la prosperità economica europea, spiega il rapporto. Ecco perché l’Ue dovrebbe seguire alcune linee di indirizzo strategiche fondamentali. Tra queste, secondo lo studio del gruppo ex Finmeccanica: la definizione di una governance europea che sia capace di esprimersi sul piano internazionale con una voce univoca, l’ampliamento della sovranità industriale nel campo della difesa con un focus sul digitale e investimenti nella difesa per costruire filiere europee delle tecnologie digitali.

Tutti i dettagli.

RIORGANIZZAZIONE DELLA GOVERNANCE DELLA DIFESA IN EUROPA

Innanzitutto, è necessario “riorganizzare e ottimizzare il quadro istituzionale e finanziario della difesa europea, migliorando la coerenza, l’efficacia e l’efficienza delle politiche di difesa e sicurezza.”

Come ricorda il rapporto “Attualmente, diverse strutture e programmi operano in parallelo con obiettivi spesso sovrapposti. Tra questi, il Capability Development Plan (Cdp) fornisce una visione a lungo termine delle capacità militari necessarie, mentre la Cooperazione Strutturata Permanente (Pesco) promuove progetti di cooperazione tra gli Stati membri per sviluppare capacità comuni. L’Agenzia Europea per la Difesa (Eda) supporta questi sforzi con attività di ricerca e sviluppo, ma il coordinamento tra questi organismi risulta spesso complesso e inefficiente. Il Fondo Europeo per la Difesa (Edf) rappresenta un importante strumento finanziario per sostenere progetti di ricerca e sviluppo nel settore della difesa.” Tuttavia, “la sua gestione è spesso frammentata e non sempre allineata con le altre iniziative europee” evidenzia lo studio Teha- Leonardo.

Dopodiché c’è “il Programma Europeo di Sviluppo Industriale della Difesa (Edidp), il Programma Industriale europeo per la difesa (Edpi) e il Programma Spaziale dell’Ue sono ulteriori esempi di iniziative che necessitano di una maggiore integrazione per evitare duplicazioni e migliorare l’efficacia dei finanziamenti”.

COORDINAMENTO CENTRALE AFFIDATO AL COMMISSARIO ALLA DIFESA

Quindi si propone “un coordinamento centrale di tutti gli organismi chiave della difesa europea (tra cui il Cdp, Pesco, Eda, Edf, Edidp e il Programma Spaziale dell’Ue), che sia realizzato dal Commissario alla Difesa”.

“La nomina di un Commissario europeo per la difesa, che lavori in stretta collaborazione con l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, è essenziale” aggiunge il rapporto.

A questo proposito ricordiamo che lo scorso 17 settembre la presidente della commissione europea Ursula von der Leyen ha nominato il lituano Andrius Kubilius commissario europeo per la difesa e lo spazio. Se il Parlamento europeo approverà la nomina, l’ex primo ministro lituano “lavorerà allo sviluppo dell’Unione europea per la difesa e all’incremento dei nostri investimenti in capacità”.

APPROCCIO DI “TOTAL SECURITY”

Inoltre, secondo lo studio Teha-Leonardo “L’istituzione di un European Security Council faciliterà la consultazione e il coordinamento in ambito di politica estera, sicurezza economica, energetica, militare, sociale e tecnologica,” in modo che siano monitorate regolarmente le possibili minacce esterne e interne agli interessi dell’Ue e che siano intraprese rapidamente azioni mirate e integrate per rispondervi.

Allo stesso tempo, il rapporto auspica “una progressiva convergenza verso una politica comune di intelligence, funzionale all’approccio di total security”. Spesso, “le informazioni di intelligence non vengono condivise, perché legate alla visione di Stato che poco si integra in un processo di integrazione europea” lamenta lo studio.

IL RUOLO DELL’EUROPEAN SECURITY COUNCIL SUL MODELLO DEL NSC AMERICANO

Alla luce di ciò, “lo European Security Council dovrà essere un organo consultivo e di indirizzo che riunirà rappresentanti di tutti i settori coinvolti nella protezione degli interessi europei, alla stregua di come è organizzato il National Security Council americano”.

“Questo consiglio – spiega il rapporto – fornirà una valutazione accurata delle minacce, combinando informazioni e prospettive provenienti dai diversi stakeholder, e proporrà azioni di policy e raccomandazioni strategiche per contrastarle. Ad esempio, in ambito economico, potrà affrontare le minacce alle catene di approvvigionamento globali, garantire la sicurezza energetica europea, oppure proteggere la capacità di innovazione tecnologica delle aziende europee”.

Inoltre, “è essenziale che il Consiglio sia dotato di strumenti per l’analisi delle minacce in tempo reale, utilizzando tecnologie avanzate di intelligenza artificiale e big data. L’uso di queste tecnologie permetterà di identificare rapidamente le potenziali minacce e di sviluppare strategie di risposta efficaci. La protezione degli interessi comunitari richiede un approccio di sistema che integri tutte le dimensioni della sicurezza, garantendo una risposta coordinata e integrata” mette in luce lo studio.

RAFFORZARE LO STRUMENTO MILITARE COMUNE

Parallelamente, è fondamentale anche la gestione centralizzata delle forze armate europee.

“Come previsto dalla Strategic Compass, è necessario rendere pienamente operativa entro il 2025 l’EU Rapid Deployment Capacity (Rdc), che per il comando e controllo potrà avvalersi della Military Planning and Conduct Capability (MPCC) una volta raggiunta anch’essa la piena capacità operativa” segnala il rapporto Teha-Leonardo rammentando che “La forza di intervento rapida dell’Ue è stata creata nel 2022 per sopperire ad alcune lacune dei Battlegroups che, a causa di impedimenti politici ed economici, in 17 anni non sono mai stati impiegati”. A questo proposito “Dotare l’Rdc di governance e strumenti autonomi permetterà di semplificare i processi decisionali e garantire un bilancio dedicato per finanziamenti coerenti. Occorre allineare le forze di intervento rapido alle 60.000 unità previste dall’Helsinki Headline Goal del 1999, per garantire una capacità di risposta rapida ed efficace”.

Inoltre l'”Rdc deve essere dotato di una struttura di governance che gli garantisca autonomia strategica e funzionale. Questo include la semplificazione dei processi decisionali, riducendo i livelli burocratici coinvolti e sviluppando mandati pre-approvati per accelerare il dispiegamento delle forze. Inoltre, è necessario stabilire un quartier generale operativo permanente per garantire continuità e competenza nelle operazioni”.

“Un altro aspetto cruciale è il finanziamento” evidenzia il rapporto: “è necessario un aumento del bilancio dello European Peace Facility (Epf) per garantire il finanziamento adeguato a consentire l’impiego tempestivo della Rdc negli scenari operativi. Questo permetterà di evitare interruzioni nelle operazioni e di mantenere un alto livello di prontezza operativa. Come anticipato, la MPCC, opportunamente staffata ed equipaggiata, dovrebbe diventare la struttura di comando e controllo preferenziale, mentre, il Parlamento europeo dovrebbe avere un ruolo di supervisione delle operazioni del Rdc, garantendo la responsabilità democratica delle decisioni prese”.

PROMUOVERE ADOZIONE DI REQUISITI COMUNI E PROGRAMMI INDUSTRIALI COOPERATIVI

Allo stesso tempo, lo studio rimarca la necessità di “rafforzare gli strumenti europei per la cooperazione nella difesa, come il Capability Development Plan (Cdp) e la Cooperazione Strutturata Permanente (Pesco)”. Così come “aumentare le risorse del Fondo Europeo per la Difesa (Edf) per progetti di ricerca e sviluppo capacitivo congiunto tra Stati membri e industrie europee contribuirà a migliorare l’interoperabilità e l’efficienza”.

In questo ambito “L’adozione di requisiti comuni tra gli Stati membri è cruciale per migliorare l’interoperabilità delle forze armate e ridurre i costi di sviluppo e produzione dei sistemi di difesa”. Ecco perché secondo il rapporto “Il Cdp, attraverso una revisione annuale coordinata sulla difesa (Coordinated Annual Review on Defence, Card), permette di identificare le capacità prioritarie e di definire requisiti comuni. Questo processo deve essere ulteriormente rafforzato e integrato con la Cooperazione Strutturata Permanente (Pesco), che promuove la cooperazione a lungo termine tra gli Stati membri”.

FAVORIRE LA CREAZIONE DI SINERGIE TRA AZIENDE DELLA DIFESA UE

Dopodiché è fondamentale “incentivare l’aggregazione e/o la cooperazione industriale a livello europeo per sviluppare e produrre congiuntamente prodotti per la difesa comuni a più Stati Membri”.

“Questo approccio è promosso dal nuovo framework Seap (Structure for European Armament Programmes) nell’ambito del Programma europeo per l’industria della difesa (Edip). La cooperazione industriale permetterà di sfruttare le economie di scala, riducendo i costi di sviluppo e produzione e migliorando l’efficienza complessiva. È inoltre importante creare incentivi finanziari per promuovere la cooperazione tra le aziende della difesa europee” sottolinea il rapporto.

“Infine, – prosegue lo studio – è essenziale creare un quadro normativo che favorisca la cooperazione industriale e riduca le barriere burocratiche e regolamentari. Questo include l’armonizzazione delle normative nazionali, la semplificazione delle procedure di autorizzazione e l’eliminazione delle barriere protezionistiche. Un quadro normativo favorevole permetterà alle aziende di collaborare più facilmente e di sviluppare prodotti comuni in modo efficiente”.

LIMITARE L’UTILIZZO DI MISURE PROTEZIONISTICHE NEL MERCATO INTERNO EUROPEO

Inoltre, secondo il rapporto è importante evitare il protezionismo che ostacola la cooperazione in progetti di sviluppo e produzione limitando l’uso dell’articolo 346 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFEU).

“Una corretta applicazione di questo articolo promuoverà l’efficienza della spesa militare e l’interoperabilità tra gli Stati membri, favorendo lo sviluppo di un’industria europea della difesa competitiva a livello globale” sostiene lo studio Teha-Leonardo.

REINTERPRETARE I PARAMENTI DI SOSTENIBILITÀ DEGLI INVESTIMENTI IN DIFESA

Allo stesso tempo, è fondamentale “bilanciare i criteri Esg negli strumenti finanziari con le esigenze dell’industria della difesa”. “Formalizzare un quadro Esg specifico per il settore della difesa e incentivare il supporto di investitori istituzionali contribuirà a ridurre i rischi e a promuovere standard elevati di trasparenza e rendicontazione” mette in evidenza il rapporto.

DOTARE L’UE DI UNA STRATEGIA A LUNGO TERMINE

Dopodiché, è necessario “adottare una strategia a lungo termine per la base tecnologica e industriale della difesa europea”.

“Un piano europeo per lo sviluppo delle tecnologie digitali per la difesa, supportato da risorse comunitarie e governance centralizzata, garantirà l’autonomia strategica e l’innovazione tecnologica” osserva il rapporto aggiungendo che “L’adozione di una strategia a lungo termine per l’autonomia strategica e la sovranità tecnologica digitale richiede un approccio integrato e coordinato a livello europeo. Questo include la definizione di un piano europeo per lo sviluppo e la produzione delle tecnologie digitali per la difesa, comune a tutti i Paesi Membri e dotato di risorse comunitarie”.

A questo proposito il documento cita l’esempio dell’ampliamento “del Fondo Europeo della Difesa, che attualmente dispone di un budget di 8 miliardi di euro per il periodo 2021-2027, con l’obiettivo di aumentare significativamente il budget nel prossimo Multiannual Financial Framework europeo 2028-2034.”

“L’utilizzo di strumenti finanziari innovativi, come gli Eurobond, può essere una soluzione per finanziare un budget della difesa europea a supporto di progetti di ricerca e sviluppo in tecnologie digitali per la difesa” sostiene ancora lo studio.

RAFFORZARE LA COOPERAZIONE SPAZIALE

Infine, parlare oggi di difesa significa anche attenzionare il dominio spaziale.

Secondo il rapporto Teha- Leonardo “un’iniziativa importante è l’istituzione di un European Space Force Command, che offra un coordinamento e una governance efficiente ed efficace per le operazioni spaziali europee in tema di difesa. Questo comando spaziale sarà responsabile della pianificazione, del coordinamento e dell’esecuzione delle operazioni spaziali, garantendo una risposta rapida ed efficace alle minacce spaziali. Inoltre, il comando spaziale potrà collaborare strettamente con il RDC e altre forze armate europee, integrando le capacità spaziali nelle operazioni di difesa. Per promuovere l’innovazione nel settore spaziale è, infine, essenziale incentivare gli investimenti in ricerca e sviluppo”.

 

Torna su