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Leonardo Europa Difesa

Europa troppo in difesa sulla Difesa. Report Leonardo

Cosa emerge dallo studio "Peace through security: the strategic role of digital technologies" redatto da Teha Group (The European House - Ambrosetti) in collaborazione con Leonardo riguardo la spesa per la difesa dell'Europa e non solo. Report anticipato oggi dal Sole 24 ore (che sistematicamente ha in anteprima comunicati e rapporti di Leonardo)

Non solo l’Europa spende per la difesa e gli armamenti in misura minore rispetto agli Stati Uniti, ma c’è anche la necessità (e urgenza) di aggregare le risorse finanziarie.

È quanto emerge dallo studio “Peace through security: the strategic role of digital technologies” redatto da Teha Group (The European House – Ambrosetti) in collaborazione con Leonardo, anticipato stamani dal Sole 24 Ore.

Secondo il rapporto “una maggior cooperazione tra i paesi Ue comporterebbe risparmi per 44,7 miliardi di euro all’anno. I risparmi verrebbero ottenuti per 32 miliardi nel costo di dispiegamento delle truppe (46% del totale) e per 12,7 miliardi nella ricerca e sviluppo (50% del totale)”.

“Insomma, l’Europa spende meno, ma soprattutto spende male”, sintetizza Gianni Dragoni sul quotidiano confindustriale. I rilievi giungono e si aggiungono all’appello lanciato anche dal rapporto sulla competitività elaborato da Mario Draghi per la Ue.

La bozza del rapporto visionata da Politico faceva riferimento a diverse sfide affrontate dal settore della difesa dell’Ue, tra cui una spesa pubblica insufficiente. L’Europa nel suo complesso spende circa un terzo di quanto spendono gli Stati Uniti per la difesa. Inoltre, le industrie della difesa europee operano anche in piccoli mercati nazionali. Per di più, i paesi dell’Ue non si coordinano sugli appalti e dipendono per l’80% da fornitori internazionali provenienti in gran parte dagli Stati Uniti.

Tutti i dettagli sullo studio realizzato da Teha Group e il colosso dell’aerospazio e difesa guidato da Roberto Cingolani.

LA SPESA MILITARE DI USA, RUSSIA E CINA…

Nel 2023 le spese militari hanno raggiunto il livello record di 2,4 trilioni di dollari, nuovo massimo storico. Si tratta dell’aumento annuale più consistente dal 2009 rilevava l’ultimo rapporto dell’Istituto internazionale di ricerche sulla pace di Stoccolma (Sipri) pubblicato ad aprile. Anche l’anno scorso Stati Uniti, Russia e Cina si confermano i tre principali paesi per investimenti militari rispettivamente con 886 miliardi di dollari, pari al 3,2% del Pil, il 5,9% del Pil e l’1,7%, secondo lo studio strategico redatto anche da Leonardo.

…A CONFRONTO CON I PAESI UE DELLA NATO

Un decennio dopo che i membri della Nato si sono formalmente impegnati a raggiungere l’obiettivo di spendere il 2% del Pil in ambito militare, 11 su 31 membri dell’Alleanza Atlantica hanno raggiunto o superato questo livello nel 2023, aveva rilevato il think tank svedese.

In particolare, nel 2023 i paesi dell’Ue aderenti alla Nato hanno speso nella difesa 390 miliardi di euro, pari all’1,78% del Pil, secondo il rapporto Ambrosetti-Leonardo sottolineando che “Per adeguarsi alla soglia media di spesa del 2% del Pil chiesta dalla Nato l’Europa avrebbe dovuto spendere 48 miliardi in più, cifra che quasi coincide con i risparmi che sarebbero ottenuti con una maggior cooperazione tra i paesi Ue.”

LA DIPENDENZA STRATEGIA DELL’EUROPA

Non solo, lo studio strategico che sarà presentato al Forum Cernobbio “mette in luce la dipendenza strategica dell’Europa, e il basso consenso dei cittadini per gli investimenti in difesa. Su 18 paesi l’Italia è terzultima, «solo il 36% degli italiani interpellati ritiene prioritaria la costruzione di una difesa comune europea». In Germania è il 55%, in Francia il 45%, in Spagna il 50” riporta ancora il quotidiano confindustriale.

“Dei circa 100 miliardi di euro di spesa militare addizionale fatti dai paesi Ue aderenti alla Nato dallo scoppio della guerra in Ucraina, il 78% è stato utilizzato per comprare armamenti da paesi extraeuropei. Di questa fetta, gli Stati Uniti sono il principale fornitore, rappresentano l’80% degli acquisti extra-Ue per le attrezzature della difesa, seguiti dalla Corea del Sud (13%)” prosegue il Sole sulla base dei dati del rapporto.

NECESSARIO UN PROCUREMENT COLLABORATIVO

Se i paesi Ue si stanno impegnando ad aumentare la spesa militare, la struttura del settore della difesa europeo rimane problematica. Un settore frammentato crea inefficienze nelle allocazioni delle risorse per i progetti di difesa. Pertanto le aziende con sede nell’Ue risultano meno competitive.

Secondo il rapporto “solo il 18% degli acquisti di armi e attrezzature militari in Europa è fatto in modo «collaborativo».” Dati alla mano: la spesa complessiva dell’Europa ammonta in media a circa 110 miliardi di euro (120 miliardi di dollari) all’anno per  30 piattaforme europee divise tra paesi che si confronta con gli Stati Uniti che spendono circa 250 miliardi di dollari all’anno per 12 piattaforme.

LE PAROLE DI CINGOLANI

Proprio il numero uno di Leonardo non ha mai fatto mistero dell’urgente necessità di rafforzare l’industria della difesa in Europa.

“Se l’Europa non si unisce nel settore della difesa, non sarà in grado di garantire la sicurezza”, aveva affermato Roberto Cingolani in un’intervista a un podcast di Bloomberg lo scorso giugno.

E dal momento che Leonardo sta lavorando “su alcune alleanze che devono creare dei poli europei”, riguarda l’assetto a Cingolani piace «il modello Mbda», la società missilistica europea di cui Leonardo ha il 25% (Airbus e Bae Systems hanno il 37,5% ciascuna).

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