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Difesa europea, ecco la rotta tra minacce ibride e sfide industriali

Chi c'era e cosa si è detto alla presentazione del paper “Consolidamento dell’industria della difesa: la rotta per l’Europa” curato da Start Magazine

L’Europa è chiamata a rafforzare la propria autonomia strategica nel settore della difesa per far fronte a minacce sempre più complesse e multi-dominio.

È quanto emerso nel corso del convegno “Consolidamento dell’industria della difesa: la rotta per l’Europa”, organizzato da Start Magazine in collaborazione con Icinn (Istituto per la Cultura dell’Innovazione), in occasione della presentazione dell’omonimo paper dedicato alle prospettive del comparto. (Qui per rivedere la diretta del seminario).

Tutti i dettagli.

DALLE GUERRE IBRIDE ALLA DETERRENZA: LA SFIDA DELLA DIFESA EUROPEA

Nel suo messaggio di apertura, il sottosegretario alla Difesa, Isabella Rauti, ha richiamato l’urgenza di un approccio integrato alla sicurezza europea. “I conflitti di oggi si combattono nel dominio digitale, spaziale e cognitivo”, ha ricordato, citando i dati del Centro di eccellenza Nato di Tallinn, secondo cui gli attacchi ibridi contro infrastrutture critiche sono aumentati del 60% in un anno.

L’Italia concentra “oltre il 10% degli incidenti cyber a livello globale”, un dato che evidenzia la vulnerabilità del paese e la necessità di rafforzare le capacità di deterrenza. Rauti ha inoltre richiamato l’avvio del fondo europeo Safe (Security Action for Europe), che prevede prestiti a lungo termine per sostenere la modernizzazione del settore, sottolineando che “difesa e deterrenza non sono solo funzioni militari ma strumenti per garantire libertà e sicurezza”.

DIFESA E INDUSTRIA, SERVE UNA STRATEGIA DI LUNGO PERIODO

Il tema della sostenibilità nel tempo degli investimenti è stato al centro anche dell’intervento della senatrice Stefania Pucciarelli che ha evidenziato come la riduzione della spesa nel comparto difesa, soprattutto negli anni della spending review, abbia indebolito la capacità produttiva nazionale.

“Investire nella pace attraverso la deterrenza è molto meno costoso che dover rispondere a una guerra”, ha sottolineato Pucciarelli, invitando a una strategia industriale e tecnologica condivisa, capace di sostenere le forze armate e il tessuto produttivo nazionale nel tempo.

Da parte loro, “le aziende sono pronte a fare investimenti, ad assumere personale e comprare macchinari, solo nel momento in cui hanno contezza delle necessità di medio e lungo termine”, ha evidenziato Angelo Pansini, chief of staff dell’ad di Mbda Italia. Mbda è il consorzio europeo della missilistica, uno dei migliori esempi di cooperazione industriale europea riuscita.

E questo, ha insistito Pansini, “è fondamentale anche e specialmente per la filiera, per la supply chain”: perché mentre le grandi aziende hanno le spalle così robuste da poter affrontare certe sfide della pianificazione, per le suppy chain di aziende di piccole e medie dimensioni – di cui abbiamo un bisogno assoluto per certe applicazioni – è molto più difficile fare investimenti in assenza di una chiara pianificazione a lungo termine”.

“La strategia di Mbda deve puntare su produzione rapida, low cost, test quasi in tempo reale. Un drone dura otto mesi e poi è già obsoleto. Contro missili supersonici serviranno sistemi più complessi”, ha aggiunto il manager di Mbda Italia.

PRONTI COLMARE I GAP CAPACITIVI DELL’EUROPA

“Oggi questi conflitti hanno messo in evidenza a tutto il pubblico quello che per noi è una consapevolezza da decenni: lo spettro elettromagnetico è quella dimensione decisiva nei conflitti, trasversale a tutti i domini”, ha spiegato Domitilla Benigni, ceo di Elt Group, l’azienda italiana che sviluppa sistemi per gestione dello spettro elettromagnetico “e garantisce alle Forze Armate autonomia tecnologica”.

“Addirittura oggi – ha proseguito Benigni – tra i gap capacitivi individuati dall’Europa c’è proprio questa dimensione, spesso unita e concorrente della cyber e della EW”.

Allo stesso tempo, “difesa cibernetica e difesa fisica devono andare di pari passo: la sicurezza nazionale richiede strategie integrate contro minacce digitali e reali”, ha ricordato Vito Morreale, Head of AI & Data R&I, Engineering.

DALLA DIFESA ALL’ECOSISTEMA SICUREZZA: SERVONO REGOLE COMUNI

Quindi la cooperazione tra istituzioni e industria è cruciale per il comparto della difesa. Investire in difesa significa “rafforzare una macchina che serve nelle situazioni di emergenza, non solo militare”, ha illustrato il segretario del Copasir, Ettore Rosato. L’obiettivo, ha spiegato, “è costruire un sistema integrato capace di rispondere alle crisi in modo coordinato, valorizzando il legame tra difesa, sicurezza e protezione civile”.

La necessità di un cambio di passo è stata sottolineata anche dall’Ammiraglio Luca Conti, rappresentante militare italiano presso Nato e Ue. “L’indirizzo del ministro Crosetto è chiaro: dobbiamo parlare non solo di aggregazione, ma di domanda e delegazione dei requisiti. Solo così ogni azienda potrà investire e collaborare con partner internazionali”, ha proseguito l’Ammiraglio Conti.

“L’efficienza – ha aggiunto il prof. Gregory Alegi, docente di Storia e Politica degli Stati Uniti alla Luiss – deve essere congiunta all’efficacia. Bisogna mantenere la competitività anche interna, gli Usa hanno tre produttori di aeroplani, hanno due produttori di elicotteri. Hanno mantenuto una competizione di idee e una base tecnologica e industriale che può permettere in qualsiasi momento di rispondere a esigenze impreviste. Dobbiamo seguire questa strada anche in Europa per evitare che si vada in soccorso del vincitore premiando chi è già forte, tagliando fuori buona parte dei paesi e delle industrie minori”.

PIÙ INTEGRAZIONE DELL’INDUSTRIA DELLA DIFESA EUROPEA RENDE LA NATO PIÙ FORTE

Senza dimenticare che “più integrazione dell’industria della difesa europea rende la Nato più forte”, ha puntualizzato il prof Alessandro Marrone, responsabile del programma “Difesa, sicurezza e spazio” dello IAI. “In primo luogo, perché significa equipaggiare meglio e di più le forze armate europee e quindi permettere di assicurare deterrenza nei confronti della Russia a fronte di una riduzione della presenza militare americana in territorio europeo – ha aggiunto -. In secondo luogo, perché così si rafforza il vantaggio tecnologico e industriale dell’Europa, quindi dell’occidente nel suo complesso, rispetto alla competizione cinese e questo avvantaggia anche gli Usa. In terzo luogo, perché lo sviluppo dell’industria europea della difesa può diventare un volano occupazionale economico e tecnologico che rende più sostenibile, per le democrazie europee, l’aumento delle spese militari nei prossimi anni”.

OCCORRE PROGRAMMARE GLI INVESTIMENTI PER NON ESSERE IMPREPARATI

Da qui arriva il richiamo a fare di più, in termini economici, per lo sviluppo della deterrenza e della programmazione della spesa.

“Questa legge di bilancio nasconde talmente bene gli aumenti degli investimenti nella difesa che non ci sono”, ha osservato l’onorevole Rosato, vicesegretario di Azione. “Per raggiungere il 5 per cento, in linea con gli impegni Nato, bisogna – ha proseguito Rosato – programmare la spesa, investire negli uomini, nell’incremento dell’organico. Non c’è un comandante o un Capo di Stato Maggiore che in qualsiasi contesto, audizione o convegno, non richiami alla necessità di svecchiare e potenziare i suoi organici, sollecitazione fatte di continuo anche dal ministro Crosetto. Su questo vediamo una situazione di grossissimo stallo”.

Infine, “il ministro Giorgetti si è impegnato a venire nei prossimi mesi in Parlamento a presentarci qual è il piano degli investimenti nel pluriennale. Sarà un appuntamento veramente significativo e importante, perché programmare la spesa nel settore della difesa è indispensabile. Non è un intervento una tantum, come un bonus che si può inserire o togliere con un decreto, qui si tratta di fare delle scelte strategiche che vanno pianificate. Penso che dovremmo evitare ragionamenti di pancia, come spesso su questo tema si è fatto, perché un ritardo o una mancata programmazione in fase di investimento comporta il fatto che noi continueremo ad essere impreparati”, ha concluso Rosato.

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