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Cosa faranno Mbda e Leonardo sugli armamenti laser

Leonardo e il consorzio missilistico europeo a tre con Airbus e Bae Systems hanno firmato un Memorandum of Understanding per la realizzazione congiunta di Fire Unit a energia diretta (DEW), che integrano le soluzioni sviluppate da Mbda negli armamenti laser.

Mbda svilupperà ulteriori capacità laser con Leonardo.

Le due aziende hanno firmato un memorandum of understanding per la realizzazione congiunta di Fire Unit a energia diretta che integrano le soluzioni sviluppate da Mbda negli armamenti laser.

“Si definiscono armi ad energia diretta quelle che usano energia elettromagnetica concentrata per incapacitare, danneggiare, disabilitare o distruggere equipaggiamento, strutture o personale nemico” spiega il Cesi, il Centro Studi Internazionali presieduto da Andrea Margelletti, aggiungendo che “La caratteristica fondamentale che distingue le armi ad energia diretta è l’impiego dello spettro elettromagnetico per generare effetti cinetici sul bersaglio, neutralizzando la minacci”.

Tutti i dettagli.

GLI ARMAMENTI LASER GIÀ MESSI A PUNTO DA MBDA

Questa nuova iniziativa italiana integra le capacità relative ai sistemi laser sviluppate dal consorzio missilistico europeo fra Airbus e Bae Systems (37,5% ciascuno) con socio al 25% Leonardo, spiega la nota di Mbda.

In Germania sono già stati effettuati dei test con un dimostratore sviluppato da Mbda in collaborazione con Rheinmetall, partendo da un tracker e un effettore laser multistadio ad alta precisione che integra numerose sorgenti laser in un singolo raggio, prosegue la nota.

Anche nel Regno Unito Mbda sta sviluppato un’altra capacità di armamento laser a energia diretta (LDEW) con il nome di DragonFire, in collaborazione con Leonardo UK e QinetiQ, già testata attraverso un sistema laser ad alta potenza contro bersagli aerei.

Sul DragonFire si sono accesi i riflettori la scorsa primavera quando è emersa l’ipotesi che il governo di Londra stava valutando la possibilità di fornire all’Ucraina un prototipo avanzato del laser da combattimento DragonFire, sistema progettato per intercettare e distruggere droni e missili. Senza dimenticare che a gennaio, il Regno Unito aveva sperimentato con successo il DragonFire contro un bersaglio aereo per la prima volta. L’arma DragonFire è abbastanza precisa da colpire una moneta da 1 sterlina da un chilometro di distanza, secondo il Ministero della Difesa (MoD) britannico.

Inoltre, Mbda ha acquisito una quota di CILAS, un campione francese di tecnologia laser specializzato come fornitore di apparecchiature, sviluppando la soluzione HELMA-P che ha superato con successo i primi test nell’estate del 2024.

IL NUOVO SISTEMA SVILUPPATO IN ITALIA

Venendo al sistema che sarà sviluppato in Italia, questo utilizzerà due classi di potenza, a seconda della minaccia, e sarà in grado di intercettare e neutralizzare nano e micro-droni di diversa composizione, indica la nota. Inizialmente, le Fire Unit saranno destinate all’utilizzo su unità navali con una possibile evoluzione futura per impiego terrestre. L’accordo definisce lo sviluppo di una Fire Unit light di cui MBDA sarà Design Authority in Italia.

DESTINATO ALLE UNITÀ NAVALI

Questa unità sarà dedicata alle unità navali esistenti in grado di sostenere l’utilizzo di armamenti laser ad assorbimento energetico più basso. Leonardo sarà Design Authority per una Fire Unit high end (di fascia alta) che potrà equipaggiare nuove unità navali.
Mbda svilupperà anche la capacità di generare fasci laser ad alta potenza mentre Leonardo realizzerà sistemi di direzionamento e puntamento del fascio laser sul bersaglio.
Le due aziende utilizzeranno le loro migliori e più avanzate capacità e laboratori in Italia, condividendo le conoscenze tecnologiche in questo campo in modo complementare.

Partendo dall’interesse manifestato dalla Marina Militare italiana – conclude il comunicato – il memorandum “avvia una collaborazione che porterà alla definizione congiunta di una soluzione tecnica e commerciale in grado di soddisfare le esigenze operative dei clienti” e intende “aprire la strada a una promozione congiunta dei prodotti derivanti dalla cooperazione”. Al progetto contribuiranno anche le filiere nazionali di fornitura di entrambe le aziende.

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