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Che cosa sta succedendo (e perché) fra Israele e Iran

L'attacco di Israele. La ritorsione dell'Iran. Il dossier nucleare. Conversazione di Startmag con Emmanuele Panero, responsabile del Desk Difesa e Sicurezza, e Tiziano Marino, analista Asia e Pacifico del CeSI, Centro Studi Internazionali presieduto da Andrea Margelletti

Quanto ha pesato l’attacco iraniano del 1° ottobre 2024 sull’Operation Rising Lion di Israele? È stato un atto di rappresaglia o parte di una strategia più ampia?

L’Operazione Rising Lion valorizza il ritorno di esperienza acquisito dalle Israel Defense Forces nelle campagne militari dell’ultimo anno, incluso in risposta ai tentativi di Teheran di attaccare Israele saturandone le difese aeree nell’ultimo episodio del 1° ottobre. La percezione di Tel Aviv di una minaccia persistente posta dall’Iran è alla base dell’azione attualmente in corso e si configura come un attacco preventivo volto a disarticolare e degradare le capacità militari della Repubblica Islamica, in particolare con riferimento ai programmi nucleare e missilistico.

Gli Stati Uniti hanno dichiarato di non essere coinvolti negli attacchi, quindi Israele ha agito da solo o c’è stato un coordinamento, anche tacito, con Washington o altri alleati occidentali?

L’Operazione Rising Lion è stata pianificata ed è attualmente condotta integralmente dalle Israel Defense Forces. È tuttavia plausibile che Tel Aviv abbia informato della stessa i suoi principali alleati, Washington in primis.

Siamo di fronte a un’escalation con l’Iran?

L’operazione in corso da parte israeliana è qualitativamente, prima ancora che quantitativamente, diversa dagli altri ingaggi tra Teheran e Tel Aviv. Si tratta di una campagna di bersagliamenti che ha colpito figure di vertice ed infrastrutture strategiche della Repubblica Islamica, pertanto è plausibile tutte le opzioni di risposta siano sul tavolo per l’Iran.

Qual è il rischio che questo attacco inneschi un conflitto regionale più ampio, coinvolgendo attori come Hezbollah, Siria o le milizie sciite in Iraq?

La regionalizzazione delle ostilità è una possibilità che non può essere esclusa, ma d’altro canto le operazioni militari israeliane dell’ultimo anno e mezzo hanno seriamente impattato tutti i gruppi appartenenti al cosiddetto Asse della Resistenza, limitando seriamente la loro capacità di rappresentare una minaccia.

L’esercito israeliano ha dichiarato di essere stato costretto ad agire sulla base di nuove informazioni di intelligence che mostravano che l’Iran si stava “avvicinando al punto di non ritorno” nello sviluppo di una bomba nucleare. Che impatto avrà l’operazione sull’accordo sul nucleare iraniano o su eventuali futuri negoziati?

L’impatto dell’attacco sullo sviluppo del programma nucleare potrebbe produrre un importante rallentamento dello stesso, mentre per quanto concerne i negoziati appare improbabile una loro prosecuzione. Il negoziato, dal punto di vista iraniano, avrebbe dovuto scongiurare l’ipotesi di un attacco militare e l’evoluzione degli eventi sottolinea l’inutilità ad oggi dello stesso almeno nella prospettiva di Teheran.

Il segretario generale della Nato Mark Rutte non crede che l’attacco di Israele all’Iran avvicini una guerra nucleare o una guerra mondiale: “No, non ci siamo vicini”, ha detto rispondendo a una domanda al riguardo in un punto stampa a Stoccolma. Alla luce dell’escalation tra Israele e Iran, crede che l’Alleanza Atlantica debba rivedere le sue priorità strategiche nel quadrante mediorientale?

L’Alleanza Atlantica ha una postura chiara e definita, coerente con le sue linee strategiche e fondate sull’apprezzamento dello scenario in cui opera. Quanto verificatosi non impatta nell’immediatezza su questo, ma evidenzia ancora una volta l’importanza di un’alleanza militare difensiva che si coordina sull’evoluzione del contesto internazionale.

Secondo alcuni analisti l’attacco israeliano ha anche una ragione di politica interna: fare fronte comune contro l’Iran per rafforzare la coesione scricchiolante della maggioranza parlamentare e le operazioni anti Hamas a Gaza che hanno tempi lunghi…

Sicuramente le dinamiche di politica interna israeliana pesano sulle scelte strategiche effettuate, tuttavia la rivalità con l’Iran ha radici ben più profonde e questo attacco deve essere probabilmente letto alla luce di un confronto più ampio tra i due attori regionali.

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