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Che cosa serve davvero alla Difesa. Parla il generale Portolano

Che cosa ha detto il Capo Stato maggiore Difesa, generale Luciano Portolano, nel corso dell'audizione in commissione Esteri e Difesa del Senato a proposito delle linee programmatiche del suo mandato.

Le minacce attuali ci impongono una cooperazione internazionale sempre più stretta.

È quanto ha sottolineato il capo di Stato maggiore della Difesa, Luciano Portolano, in audizione in commissione Esteri e Difesa del Senato a proposito delle linee programmatiche del suo mandato.

Gi attuali scenari internazionali contengono un insieme di minacce complesse che ci mettono alla prova e per le quali “servono risposte condivise e lungimiranti” che includano una cooperazione che deve andare “oltre le tradizionali alleanze” e coinvolgere “Paesi con cui condividiamo esigenze di sicurezza e stabilità internazionale” ha spiegato il generale Portolano.

“In tale quadro l’approccio che intendo perseguire non è solo guidato da vincoli di natura finanziaria – che rappresentano tuttavia una variabile di cui tener conto – quanto piuttosto da una logica che privilegi il soddisfacimento delle reali esigenze capacitive dello strumento militare, essenziali per gli obiettivi strategici e operativi prefissati”.

In questo contesto “La rimodulazione del modello di difesa a 160 mila unità rappresenta solo un obiettivo di partenza verso un progressivo e necessario rafforzamento della difesa” ha sottolineato il capo di Stato maggiore della Difesa.

Tutti i dettagli.

SFIDA DETTATA DAL BILANCIAMENTO TRA BISOGNI NAZIONALI E LA DIMENSIONE UE-NATO

L’attuale momento storico ci impone di perseguire con forza, da un lato, la dimensione collettiva della sicurezza nell’ambito dell’Ue e Nato e, dall’altro, la possibilità di un’autonoma capacità difensiva dell’Italia.

Secondo il capo di Stato maggiore della Difesa bisogna “trovare un giusto bilanciamento tra bisogni nazionali e collettivi. È una sfida a cui dare risposta efficace e concreta”, ha spiegato Portolano, che “punti non soltanto all’efficienza operativa e al costante aggiornamento delle capacità esprimibili dallo strumento militare”, ma che riesca anche a “valorizzare le eccellenze nazionali del comparto industriale della difesa”, in quanto “asset strategico da preservare e valorizzare”.

L’OBIETTIVO DEL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA DIFESA

Alla luce di ciò, “Ritengo opportuno indicare il risultato che mi prefiggo di ottenere: rendere disponibile all’Italia uno strumento militare credibile e al passo con i tempi, quindi evoluto, efficace ed efficiente”, ha proseguito il capo di Stato maggiore.

“Uno strumento – ha dettagliato il generale Portolano – adeguato alle ambizioni della difesa, in grado di contribuire al conseguimento degli obiettivi coerenti con l’esigenza di difendere il territorio e gli interessi nazionali e con il ruolo dell’Italia nell’ambito delle alleanze e delle organizzazioni internazionali di riferimento”.

Per il capo di Stato maggiore della Difesa, “l’Italia deve disporre anche di una capacità di difesa e deterrenza, volta a tutelare la nostra sovranità nazionale, anticipando gli eventi, piuttosto che subirne”.

AVVIATO ADATTAMENTO STRUMENTO MILITARE “CHE DEVE ESSERE SPICCATAMENTE INTERFORZE”

Dunque, le Forze armate sono chiamate a un impegno che si prevede lungo e gravoso e, per questo “ho avviato un processo di adattamento dello strumento militare con sei obiettivi strategici” ha spiegato Portolano, in audizione in commissione Esteri e Difesa del Senato a proposito delle linee programmatiche del suo mandato.

“Prefiguro uno strumento che sia all’avanguardia, motivato, funzionalmente organizzato e compiutamente interforze, integrato razionalmente ed efficiente, orientato in prospettiva multidominio a un efficace impiego nei quadranti di interesse strategico, tecnologicamente bilanciato tra le componenti e in grado di contribuire alla tutela degli interessi nazionali alla deterrenza e alla difesa assieme alle organizzazioni internazionali di riferimento. Infine, capace di sostenere lo sviluppo della cultura della difesa”, ha illustrato il capo di SMD.

PERCHÉ OCCORRE INVESTIRE NELLA DIFESA

Pertanto, investire nella difesa significa investire nella garanzia di pace, stabilità, prosperità economica.

“Oggi viviamo in un ambiente di benessere, pace, tranquillità, stabilità” – ha osservato il generale Portolano. “Paragono questo ambiente a quello che ognuno di noi vive e di cui gode nelle nostre famiglie, nelle nostre case. Abbiamo dei beni che vorremmo proteggere e uno degli investimenti che facciamo è nella sicurezza dei beni che possediamo. Può essere una porta, un sistema d’allarme; sono cose che non vanno necessariamente impiegate ma la cui utilità si manifesta di fronte alle crisi”, ha proseguito il capo di Stato maggiore della Difesa. “C’è un problema di comunicazione strategica che va a influenzare la cultura della difesa, che probabilmente in Italia non è particolarmente sviluppata e per cui il ministro della Difesa Guido Crosetto sta facendo sforzi notevoli. Occorre comunicare agli italiani non tanto cosa facciamo ma perché lo facciamo”, ha aggiunto Portolano.

L’IMPORTANZA DEL RAFFORZAMENTO DEL PERSONALE MILITARE

Infine, “Il personale militare è una risorsa da valorizzare” ha sottolineato il capo di Stato maggiore della Difesa.

“Occorre attuare misure volte a ringiovanire i ranghi oltre che a rigenerare le forze. Il progresso tecnologico trasforma i conflitti ma il fattore uomo è e resterà sempre la risorsa cruciale e determinante”, ha chiarito Portolano.

Pertanto, “la rimodulazione del modello di difesa a 160 mila unità rappresenta solo un obiettivo di partenza verso un progressivo e necessario rafforzamento della difesa; è necessario un ulteriore incremento organico delle Forze armate che tenga conto dell’esigenza di ringiovanire lo strumento militare con il potenziamento dei volontari in ferma prefissata, di reperire personale ad alta specializzazione per un adeguata capacità di riposta, di valorizzare le capacità del personale. Il volume dell’incremento sarà funzionale a un’attenta analisi delle esigenze complessive”, ha aggiunto il generale Portolano.

Inoltre, altra condizione decisiva secondo il capo di Stato Maggiore della Difesa è “l’addestramento: continuo e realistico. Parliamo di addestramento alla preparazione del warfighting, necessario a fronteggiare le minacce del XXI secolo con un approccio interforze, all domain, nell’ambito di scenari coerenti con i piano difensivi dell’Alleanza Atlantica, e, in particolare, con quello riferito alla regione Sud Est che ci riguarda direttamente”.

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