Game changer privati come l’americana SpaceX (con il suo servizio di Internet satellitare Starlink) nata e cresciuta, a partire dai primi anni del 2000, all’ombra dei partenariati pubblico-privati con la Nasa (come il programma COTS, Commercial Orbital Trasportation Services) e il dipartimento della difesa Usa hanno reso lo spazio accessibile, aprendo nuove prospettive economiche ad alto rischio, ma di straordinario potenziale con possibili ricadute in termini di innovazione e competitività anche su industrie e settori consolidati e tradizionali, come trasporti, telecomunicazioni, energia.
Un settore economico, quello dello spazio, in grande evoluzione e fortemente competitivo internazionalmente nel quale purtroppo al momento l’Europa registra un gap competitivo nei confronti dei concorrenti americani, con riflessi negativi anche sulla sicurezza economica e militare.
LA CRISI DELL’ACCESSO ALLO SPAZIO EUROPEO
Basti pensare alla crisi dei lanciatori europei a partire dal 2022 che ha causato i conseguenti ritardi nell’attuazione del programma spaziale dell’Ue Galileo e il necessario ricorso dell’Ue al lanciatore americano Falcon 9 di SpaceX. Si pensi ancora al ritardo di Iris2, il progetto di costellazione multi-orbitale europea, i cui primi lanci sono previsti nel 2029, pensato per le telecomunicazioni governative sicure ma destinato anche alle comunicazioni private, le cui potenzialità commerciali, a fronte dei significativi investimenti, appaiono già oggi molto incerte: i servizi per utenze private e commerciali di Iris2 non saranno operativi prima del 2030 mentre la concorrenza come Starlink, che è operativa su scala globale già dal 2020, prevede di rendere disponibile il servizio direct to cell già nel 2025.
COLMARE UN GAP COMPETITIVO
Tra i fattori principali di questo gap competitivo delle imprese e start-up spaziali europee vs. quelle americane e prospetticamente anche cinesi secondo il Rapporto Draghi figurano: investimenti pubblici negli ultimi 40 anni nell’Ue insufficienti (in media il 15%-20% di quelli americani), il limitato accesso delle imprese e start-up europee a finanziamenti e contratti pubblici e le poco sfruttate sinergie tra politica industriale dello spazio e quella militare (essenziali in un settore ad alta tecnologia ed intensità di capitale, come quello spaziale), al contrario che negli Usa e Cina.
LA LEGGE ITALIANA SULLO SPAZIO
Se la nuova legge italiana sullo spazio ben risponde alle criticità sopra evidenziate (istituisce un quadro normativo rispettoso della certezza del diritto senza dimenticare sostenibilità e prevenzione dei rischi, in ottemperanza delle Convenzioni ONU, e promuove l’autonomia strategica nazionale ed europea e la competitività delle imprese nazionali con un occhio di riguardo per start-up e PMI, tramite, tra le altre cose, l’istituzione di un Fondo pluriennale), il progetto di Space Act europeo, presentato dalla Commissione europea lo stesso giorno dell’entrata in vigore della legge italiana, sembra non del tutto in linea con gli imperativi della Bussola della competitività, adottata dalla stessa Commissione europea nel 2025 sulla base del rapporto Draghi. Si tratta in particolare di semplificazione normativa e creazione di un ambiente favorevole per le imprese per promuoverne competitività ed innovazione.
IN ARRIVO LO SPACE ACT EUROPEO…
Infatti, il progetto di regolamento europeo, che si compone di 119 articoli, anziché focalizzarsi sull’elaborazione di requisiti tecnici ed ambientali minimi comuni strumentali per il funzionamento del mercato unico dei servizi e dati spaziali, duplica e si sovrappone ai procedimenti autorizzativi nazionali, comportando un conseguente aumento di oneri e costi per gli operatori europei oscillanti tra il 3% al 10%, come ammesso nella stessa proposta.
Se da una parte la proposta di Space Act europeo nella forma di regolamento (piuttosto che di direttiva), operando sostanzialmente un’armonizzazione delle leggi spaziali nazionali vietata dai trattati, può risultare eccessivamente intrusiva delle prerogative nazionali; dall’altra la proposta non sembra neanche rispondere ai reali problemi di competitività dell’industria spaziale europea, dipendenti principalmente dalle criticità in termini di gap di investimenti pubblici e privati evidenziate sopra.
…INSIEME A ONERI AMMNISTRATIVI E COSTI
Anzi la proposta di regolamento europeo, peraltro contraddittoriamente rispetto agli imperativi della Bussola per la Competitività, sembra sensibilmente peggiorare il gap competitivo degli operatori europei rispetto ai competitor americani con il previsto aumento di oneri amministrativi e costi, sebbene la Commissione prometta future misure di supporto.
Se in Italia si discute di fattibilità di una costellazione italiana in bassa orbita destinata allo sfruttamento commerciale e Leonardo lavora al lancio di una costellazione di satelliti militari, il progetto di Space Act europeo non sembra per il momento informato dall’ambizione di trasformare promettenti start-up europee in Starlink.