Skip to content

Come realizzare davvero ReArm Europe. Parla il prof. Alegi (Luiss)

Che cosa ha detto il professore Gregory Alegi, storico, giornalista e docente alla Luiss, nel corso del webinar "ReArm Europe: finanziare la difesa e la sicurezza in Ue" organizzato da Start Magazine

Non c’è più l’assegno in bianco americano, non c’è più la promessa indiscriminata di venire in nostro aiuto e quindi la questione politica c’è tutta a prescindere”.

E’ quanto ha rimarcato tra l’altro il professore Gregory Alegi, storico e giornalista, intervenuto al webinar “ReArm Europe: finanziare la difesa e la sicurezza in Ue” organizzato il 7 marzo da Start Magazine, all’indomani del Consiglio straordinario europeo riunito a Bruxelles, in cui i paesi membri hanno approvato il piano sul riarmo europeo illustrato martedì scorso da Ursula von der Leyen.

Il 4 marzo la presidente della Commissione europea ha presentato il Piano per il riarmo europeo. Ursula von der Leyen annuncia che l’Unione europea affronta “un’era di riarmo”, in cui le minacce alla sicurezza del continente e in generale a livello globale “impongono un rafforzamento dello strumento militare” dei Paesi membri. Secondo la presidente, gli strumenti europei costituiscono la leva per mobilitare circa 800 miliardi di investimento attraendo capitale privato.

La necessità dell’Europa di aumentare massicciamente la spesa per la difesa è diventata in realtà sempre più evidente da quando il presidente degli Stati Uniti Donald Trump minaccia di ridurre il supporto militare al Vecchio continente.

Tutti i dettagli.

LA POSTURA DEGLI USA DA BIDEN A TRUMP NEL RAPPORTO TRANSATLANTICO

“È verissimo che gli Stati Uniti da molti anni dicono all’Europa di assumersi maggiori responsabilità per la propria difesa. Questa è una tendenza che in realtà è costante” ha esordito il professor Alegi, docente di storia e politica americana all’università Luiss.

“Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, quando era una difesa totale, ci sono stati vari gradini di riduzione, il più clamoroso di tutti, il Vietnam. Gli Stati Uniti hanno iniziato a spendere in Vietnam e hanno detto agli europei guarda che ti possiamo dare di meno, devi fare da solo”, ha ricordato lo storico al webinar “Rearm Europe” di Startmag, “La differenza di questo gradino, di quello sul quale ci troviamo adesso, è che c’è una esplicita teorizzazione del fatto che non ci “interessa l’Europa”. 

Se “questa è la differenza qualitativa” secondo Alegi “ce n’è un’altra, più sottile”. 

“Il presidente Biden fece un miracolo, a mio modo di vedere, venendo dopo il primo Trump, ricucendo rapporti che già allora Trump aveva fortemente logorato con gli alleati”, ha evidenziato Alegi ricordando che già in occasione della prima amministrazione Trump l’inquilino della Casa Bianca “metteva in dubbio la Nato”. Pertanto, il presidente Biden “ha fatto un lavoro egregio di ricucire la fiducia, tant’è che è riuscita a mobilitare l’Europa dietro gli Stati Uniti per rispondere insieme alla sfida posta dall’invasione russa dell’Ucraina. Risultato che non era scontato”.

Ma lo strappo con Trump nelle relazioni transatlantiche c’è stato e non sarà facile ricucirlo. “Io non credo che domani, se miracolosamente apparisse un candidato a prescindere dallo schieramento, un candidato non antieuropeo, non sono sicuro che oggi sarebbe possibile ricucire quel rapporto transatlantico dopo la portata dello strappo. Lo strappo questa volta è molto più forte”, ha evidenziato il professor Alegi.

REARM EUROPE? PER L’EUROPA UN PROBLEMA POLITICO

E venendo ai nodi dell’Europa, secondo il professore “tra poco avremo tutti lo stesso carro armato, tutti lo stesso fucile, tutte le stesse navi, tutti gli stessi aeroplani e saremo comunque in ventisette a dover decidere se farli uscire dalla caserma o dal porto. Quindi non serviranno assolutamente a nulla”.

C’è infatti la questione impellente della governance: “Se non risolviamo il problema politico che poi impatta su quello tecnico, cioè di avere un comando unico europeo”.

Perché se “diciamo ai nostri militari di creare un comando unico europeo lo sanno fare, è il mestiere loro e hanno dato ottima prova di lavorare insieme grazie al linguaggio comune creato in 75 anni di Nato”, ha rimarcato Alegi. Ma “la domanda è poi chi gli dà gli ordini l’Europa? Tanta parte dell’Europa è ancora sull’intergovernativo”.

L’AUMENTO DELLA SPESA MILITARE È SOSTENIBILE PER L’ITALIA?

Dopodiché, all’indomani del piano di riarmo annunciato dalla presidente Von der Leyen, ci si interroga su quanto spenderà l’Italia. L’ipotesi è che il nostro paese raccolga fondi per la difesa in deficit fino a circa 31 miliardi in più, come ha scritto oggi il Corriere della sera.

“Io credo che per un Paese con l’economia delle nostre dimensioni non sia una spesa insostenibile. Si tratta però di un ripensamento che va affrontato guardando la sostanza”, ha detto il docente della Luiss.

“Nel momento in cui riapriamo una spesa produttiva – diversa quindi dal bonus facciate, dove abbiamo speso 220 miliardi di euro e nessuno ha aperto bocca sulla sostenibilità – per 35 miliardi il modo tecnico si trova ed è una spesa produttiva perché è in larga parte di tecnologie avanzate”, ha sottolineato Alegi. Soprattutto, ha sottolineato il professore, si tratta di “una spesa che alimenta una filiera produttiva importante e che quindi in qualche modo dovrebbe anche contribuire più alla crescita del paese che non all’inflazione, come ha fatto il super bonus”.

Come sempre, “il problema è la volontà politica, perché chiaramente rifarsi la casa, gravando sulla fiscalità generale piace a tutti, dover fare qualche ridistribuzione per la difesa è più difficile da spiegare,  ha chiosato Alegi.

SULLA DIFESA, L’EUROPA LE CAPACITÀ LE HA, MANCA IL COLLANTE

Però guardando alle capacità, più o meno l’Europa ce le ha tutte nel settore della difesa.

A questo proposito, il professor Alegi cita l’esempio “interessante” di Mbda (il consorzio missilistico europeo a tre tra Leonardo, Airbus e Bae Systems).

Sul lato missilistica, la nuova amministrazione americana “prevede di spendere già quest’anno 50 miliardi di dollari per la difesa antimissile, il problema è che non ci hanno offerto di entrare nel programma, loro pensano di proteggere gli Stati Uniti, magari compreso il Canada, magari compresa la Groenlandia, ma non l’Europa” ironizza, ma nemmeno troppo il professor Alegi.

“Quindi quella è un’urgenza, però la tecnologia ce l’abbiamo” sottolinea lo storico, ricordando che anche nel dominio spaziale “le capacità ci sono, certo non c’è nulla di così veloce, elastico e flessibile come SpaceX, da cui le polemiche di questo periodo. La tecnologia di base c’è, però è impacchettata in maniera diversa, forse non quella ottimale in questo momento”.

“Gli elicotteri che si vada, come piacerebbe a noi, sul ramo Augusta Westland o che si vada sui cugini d’Oltrealpe di Airbus Helicopters, non c’è nulla da invidiare agli americani. La cantieristica va benissimo, quindi le capacità ci sono, mancano molti collanti, i comandi, le comunicazioni, le informazioni condivise” evidenzia ancora Alegi.

Dunque “a singole capacità non ci dovrebbero essere problemi insormontabili, metterle insieme diventa vitale”.

OCCORRE UN NUCLEO DI FORMAZIONE DI UN COMANDO EUROPEO

Quello di giovedì a Bruxelles d’altronde è stato solo il primo passo, perché la ratifica della decisione dovrà essere presa nel prossimo Consiglio europeo convocato per il 20 e 21 marzo, dove ci saranno delle proposte da parte degli stati membri.

Alegi si attende che si parta da “un nucleo di formazione di un comando europeo, almeno lo Stato maggiore che deciderà come fare lo Stato maggiore europeo, almeno quello, e un programma urgente per far ripartire, come dicevo lei, le dotazioni più importanti. Quando si parla con i nostri militari tutti dicono guarda il problema non sono i sistemi nuovi che arrivano fra dieci anni ma le munizioni di cui abbiamo bisogno fra sei mesi”.

Pertanto “mi aspetto che qualche cosa avvenga compresi degli strumenti perché le aziende e le imprese lamentano che spesso non è percepita l’urgenza” ha concluso il professore Gregory Alegi.

Torna su