Xiaomi ha chiuso un 2024 d’oro, con un fatturato trimestrale per la prima volta superiore ai 12 miliardi di euro. Merito non solo della divisione tecnologica, che sforma ormai device ed elettrodomestici, ma del suo debutto nell’automotive.
XIAOMI CORRE NEL MONDO DELL’AUTO
Nonostante le difficoltà registrate dal comparto nell’ultimo periodo, il nuovo player cinese ha consegnato 137 mila unità nei primi nove mesi dal lancio del suo primo modello con quasi 70 mila solo nell’ultimo trimestre dell’anno. L’arrivo sul mercato della versione a 5 stelle nota come SU7 Ultra ha spinto ulteriormente i bilanci aziendali, con oltre diecimila ordini confermati all’apertura delle ordinazioni. Tutti contenti, insomma? Non proprio. Almeno 400 proprietari del modello ultra premium hanno infatti deciso di avviare una class action nei confronti di Xiaomi.
QUALCHE DETTAGLIO SULLA XIAOMI SU7 ULTRA
Lunga 5,12 metri, larga 1,97 m e alta 1,47 metri, la Ultra è spinta da un powertrain costituito da tre motori elettrici che consentono di avere a disposizione 1.548 cavalli e 1.770 Nm, per uno scatto 0-100 km/h in appena 1,98 secondi e quello da 0 a 200 km/h in 5,86 secondi, con una velocità massima di 350 km/h. Il modello premium si riconosce per un paraurti specifico con splitter e prese d’aria più grandi, oltre a uno spoiler largo 1,56 m che permette di ottenere una deportanza di 285 kg.
IL COFANO DELLA DISCORDIA
Con simili specifiche tecniche, è difficile che un’auto renda scontento qualche guidatore. Eppure, secondo quanto riportato da Car News China, il motivo del contendere poggia su di un optional che avrebbe deluso alcuni clienti. Nella fattispecie si parla proprio del caratteristico cofano anteriore in fibra di carbonio opzionale da 42.000 yuan (5.830 dollari), dotato di vistosi “doppi condotti dell’aria” che a detta del produttore asiatico sarebbero utili a migliorare l’aerodinamica e il raffreddamento. Tuttavia, sarebbero state portate avanti indagini condotte dai proprietari, documentate con foto e video, che dimostrerebbero che gli effetti del costoso optional sarebbero in realtà nulli sulle prestazioni della berlina. Da qui la class action contro Xiaomi.
LE SCUSE DEL COSTRUTTORE
Sarebbe impossibile, allo stato attuale, provare in modo indipendente se i test posti in essere in modo amatoriale dagli acquirenti abbiano una parvenza di credibilità, ma Cnc sottolinea come Xiaomi si fosse già scusata in precedenza riconoscendo la scarsa chiarezza delle descrizioni di componenti che avrebbero finalità prettamente estetiche anziché funzionali (il cofano in fibra di carbonio, per via del materiale, riduce il peso del veicolo ma si tratta di un guadagno irrisorio di 1,3 kg).
GLI UTENTI AFFILANO LE ARMI SU WECHAT
L’azienda ha offerto ai clienti interessati 20.000 punti fedeltà e la possibilità di passare alla versione standard in alluminio. Molti proprietari hanno rifiutato, adducendo lunghi tempi di attesa per i pezzi di ricambio – a quanto pare dalle 30 alle 40 settimane – e sostenendo di non avere accesso a una offerta inadeguata per la sostituzione di un componente che avrebbe dovuto migliorare le prestazioni.
Se non sarà sventata con strumenti extra giudiziali, la class action potrebbe essere una incognita per Xiaomi dato che secondo alcuni osservatori potrebbe anche essere accusata di pubblicità ingannevole. Nel frattempo gli utenti insoddisfatti si stanno organizzando su di un gruppo nato nella popolare app cinese di messaggistica WeChat.