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Volvo Cars lascia a piedi migliaia di colletti bianchi

Nonostante nel Nord Europa l'auto elettrica corresse, Volvo Cars, di proprietà cinese dal 2010, tra le più entusiaste nell'elettrificazione della propria gamma, si appresta a sforbiciare il 15 per cento della propria forza lavoro impegnata in attività non industriali. E chiede sostegni industriali al governo. Il marchio svedese, però, non è il solo grattacapo dell'asiatica Geely

Prende corpo la spending review di Volvo Cars che ha visto il proprio fatturato capitombolare del 12 per cento e soprattutto crollare l’utile netto del 73 per cento. Parallelamente le azioni in Borsa hanno perso circa un quarto del proprio valore. Un bollettino di guerra che ha spinto i cinesi di Geely – proprietari della divisione – a imporre agli svedesi una ristrutturazione da 1,64 miliardi di euro.

QUANTO TAGLIA VOLVO CARS

Volvo parlando di “sfide considerevoli nel suo contesto esterno” ha così varato diligentemente il proprio piano d’azione da 18 miliardi di corone svedesi attraverso il quale, sostanzialmente, procederà a tagliare circa 3.000 posizioni, compresi i consulenti, presso le sedi di Volvo Cars in tutto il mondo.
Queste riduzioni interesseranno principalmente le posizioni d’ufficio in Svezia e rappresenteranno circa il 15% della forza lavoro d’ufficio totale a livello globale.
“Le azioni annunciate oggi sono state decisioni difficili, ma rappresentano passi importanti per costruire una Volvo Cars più forte e ancora più resiliente – ha dichiarato Hakan Samuelsson, CEO di Volvo Cars – L’industria automobilistica sta attraversando un periodo difficile. Per affrontare la situazione, dobbiamo migliorare la generazione di flussi di cassa e ridurre strutturalmente i costi. Allo stesso tempo, continueremo a garantire lo sviluppo dei talenti di cui abbiamo bisogno per il nostro ambizioso futuro”.

DOVE TAGLIA VOLVO

La riduzione dell’organico riguarderà, secondo quanto si apprende dalle trattative coi sindacati del settore, circa 2.000 posizioni localizzate prevalentemente in Svezia (Volvo Personvagnar AB). “Questi cambiamenti strutturali sono necessari affinché Volvo Cars possa realizzare la sua strategia a lungo termine e rafforzare le condizioni per una crescita redditizia”, scrive l’azienda.

Nel dettaglio dei 3.000 esuberi, la Casa svedese lascerà a piedi circa un migliaio di consulenti (la maggior parte occupati in Svezia) cui si aggiungono altri 800 posti sempre nelle attività che Volvo ha nel Paese scandinavo, mentre i restanti 1.200 dipendenti saranno sforbiciati a livello globale. Volvo Cars intende procedere di buona lena ponendosi l’obiettivo di completare i cambiamenti strutturali nell’autunno del 2025.

LE RICHIESTE AL GOVERNO SVEDESE

Intanto il management si appella al governo affinché “riattivi la politica industriale” a sostegno dell’auto. Secondo i vertici di Volvo Cars il settore ha bisogno di aiuti per affrontare il problema dei costi crescenti e delle barriere commerciali. Di recente, Volvo Cars ha annunciato che Novo Energy, di cui è ora proprietaria al 100%, ha licenziato 150 dipendenti.

GEELY IN AFFANNO?

Volvo non è la sola spia sul cruscotto di Geely, colosso cinese dell’automotive che ha fatto shopping in Europa negli ultimi anni: anche Lotus, di cui possiede il 51 per cento dal 2017, ha annunciato una ristrutturazione. Non ultimo, il brand elettrico Zeekr, che ha debuttato nel Vecchio continente solo a dicembre 2024, ha annunciato tagli per 280 posti di lavoro.

E poi c’è Polestar Automotive Holding, la jv tra Volvo e Geely che nei piani avrebbe dovuto creare la rivale europea di Tesla: all’inizio dello scorso anno, però, gli svedesi hanno ingranato la retromarcia decidendo di non finanziare più Polestar Automotive Holding e cedendo l’intera responsabilità del marchio di auto di lusso alla controparte asiatica. Polestar in affanno di liquidità ha ottenuto un prestito triennale di 950 milioni di dollari da un consorzio bancario guidato da Bnp Paribas e, alla fine dello scorso agosto, ha raccolto altri 300 milioni di dollari che dovrà restituire quest’anno. Inutile dire chi dovrà mettere mano al portafogli, se il marchio delle auto alla spina non fosse in grado di restituirli.

 

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