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Batterie

Vogliamo sussidiare le auto elettriche per favorire benestanti e ricchi?

Le vendite calanti delle auto elettriche. Il ruolo degli incentivi statali. Il nodo delle risorse pubbliche. E il dilemma distributivo. Il corsivo di Liturri

I consumatori non comprano auto elettriche? Allora inondiamoli di sussidi.

Appare questa la sintesi di una visita del ministro tedesco dell’Economia, Robert Habeck, presso un impianto di produzione di auto elettriche a Emden, nel nord ovest della Germania.

Come riferisce l’agenzia Bloomberg, pur essendo consapevole che i produttori di auto hanno le loro colpe per l’attuale disastrosa situazione, di fronte a 30.000 posti di lavoro in bilico, bisogna trovare il modo di far ripartire il mercato.

Infatti, in Germania agosto si è chiuso con un calo delle vendite di autoveicoli a propulsione elettrica (EV) del 69%, dopo un -37% a luglio. Dati che hanno trascinato al ribasso l’intero mercato europeo (-36%).

Notizie dello stesso tenore anche dalle altre due case automobilistiche tedesche: sia Mercedes che Bmw hanno annunciato un significativo calo dei profitti a causa della stagnazione delle vendite di EV, soprattutto nel ricco mercato cinese.

Si tratta di una situazione prima di tutto socialmente insostenibile. La cui soluzione è fatta di strumenti che alterano il corretto funzionamento del mercato. Infatti la Germania è appena uscita a gennaio da un altro ciclo di aiuti per i compratori di EV e reintrodurli dopo pochi mesi è solo l’amara ammissione che i consumatori non ne vogliono sapere. Puramente e semplicemente. Coloro che appartenevano a fasce di reddito o che avevano abitudini di utilizzo, compatibili con una EV, ne hanno in larga parte già acquistato una. Nelle altre fasce la penetrazione è molto difficile ed è ragionevole ipotizzare che le barriere da superare siano così alte, che nemmeno generosi incentivi pubblici potrebbero essere sufficienti.

Poi c’è un tema di bilancio pubblico e di disponibilità di risorse, che sono sempre scarse. Tema che vale anche e soprattutto per l’Italia.

Fino a che punto è desiderabile, efficiente e socialmente equo, impegnare denaro dei contribuenti a favore dei compratori di auto che hanno comunque un costo medio relativamente elevato? Con le tasse della casalinga di Voghera si finanzia parzialmente l’acquisto della Tesla da parte del signorotto con villa e tre auto in garage?

E questo ci porta a un tema più ampio, analizzato da Mario Draghi nel suo report, dove si evidenzia il ruolo che i sussidi pubblici dovrebbero rivestire per incentivare gli investimenti in tecnologie innovative e green.

Ammesso e non concesso che tutto ciò sia ottimale (e non lo è) sotto il profilo distributivo e dell’equità sociale, sorgono enormi problemi di sostenibilità finanziaria di tali sussidi.

Da un lato, stiamo per entrare nell’era del nuovo Patto di Stabilità e dei conseguenti stringenti limiti alla sfera d’azione dei bilanci pubblici avviati su un percorso di consolidamento e, dall’altro, viene contemporaneamente richiesto ai bilanci pubblici di svolgere un concreto ruolo di stimolo alla domanda con investimenti e sussidi ai consumi.

Nel frattempo gli Usa continuano a viaggiare con un deficit/PIL intorno al 6-7% e il PIL in crescita del 2%, mentre nella Ue si galleggia intorno allo zero. C’è qualcosa che non quadra.

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