Non si placa in Europa il dibattito sugli eventuali dazi da imporre alle auto elettriche cinesi. Mentre tiene banco in Paesi come la Germania, il tema è stato al centro della visita compiuta dal Vicepresidente Ue Valdis Dombrovskis in Cina, dove ha dovuto affrontare l’ira del plenipotenziario economico nonché vicepremier He Lifeng. Ecco cosa è successo in Cina e cosa si dice in Germania sui dazi.
La visita
Venerdì scorso il Vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis è partito alla volta della Cina per una visita di cinque giorni durante la quale, tra le altre cose, si è confrontato sui temi economici col Vicepremier cinese He Lifeng.
Quelle rivolte da Dombrovskis ai suoi interlocutori sono state, secondo Cnbc, tra le parole più franche pronunciate da un esponente dell’Ue in uno scambio di vedute con i colleghi cinesi.
“Ci troviamo in un crocevia”, ha sottolineato il Vicepresidente lunedì durante un discorso alla Tsinghua University di Pechino.
“Possiamo scegliere – ha rimarcato – un percorso che ci conduca a relazioni mutuamente benefiche. Uno che è basato su commerci e investimenti aperti ed equi e sul lavorare mano nella mano alle grandi sfide del nostro tempo. Oppure possiamo scegliere un percorso che lentamente ci allontana. Uno in cui i benefici condivisi di cui abbiamo goduto negli ultimi decenni si indeboliscono fino ad eclissarsi, con il risultato che i nostri popoli e le nostre economie si trovano di fronte a minori opportunità”.
De-risking
L’argomento affrontato da Dombrovskis è l’ormai famoso de-risking, che il Vicepresidente in un discorso a Shangai ha definito come il “minimizzare le nostre dipendenze strategiche per un selezionato numero di prodotti strategici. Agire in modo proporzionato e mirato per preservare la nostra autonomia strategica”.
Praticare il de-risking non significa per Dombrovskis inseguire la chimera del completo disaccoppiamento (decoupling), ma trovare un equilibrio tra la necessità di seguire le proprie priorità e quella di mantenere aperto il mercato europeo.
Aperto però fino a un certo punto: Dombrovskis ha ricordato che l’anno scorso l’Ue “ha registrato un commercio bilaterale con la Cina da record pari a 865 miliardi di euro. Ma è un dato molto squilibrato, perché l’Ue ha un deficit commerciale con la Cina di quasi 400 miliardi di euro”.
Replica
I toni usati da He sono stati tutt’altro che concilianti. Come riferisce Bloomberg, il Vicepremier ha espresso “forte preoccupazione e insoddisfazione” per l’indagine sui sussidi cinesi alle auto elettriche annunciata due settimane fa dalla Presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Una decisione che già il Ministero del Commercio cinese aveva definito “un nudo atto di protezionismo”.
“Noi speriamo che l’Ue voglia esercitare cautela e mantenere i suoi mercati liberi e aperti” sono state le parole rivolte da He a Dombrovskis durante un briefing congiunto.
La Cina auspica dunque, è stata la conclusione del vicepremier, che l’Europa mantenga il suo mercato aperto “a beneficio dei consumatori europei, della transizione verde e della cooperazione globale sul cambiamento climatico”.
Il dibattito in Germania
Alimentato dalla proposta di Ursula, il dibattito europeo sul protezionismo indispensabile nell’era del primato elettrico cinese è particolarmente vivo in un Paese leader del settore Automotive come la Germania.
L’ultimo a dirsi contrario all’ipotesi di dazi europei è stato il Ministro dei Trasporti Volker Wissing. “In linea di principio, non penso affatto a erigere barriere di mercato”, ha dichiarato il ministro lunedì al quotidiano tedesco Augsburger Allgemeine.
“Oggi sigilliamo le macchine, domani i prodotti chimici, e ogni singolo passo in se stesso rende il mondo più povero” ha spiegato l’esponente liberaldemocratico. “Dobbiamo (piuttosto) essere sicuri di produrre i nostri veicoli elettrici in modo competitivo – per la Germania e per i mercati mondiali”,
Ma nel Paese della Volkswagen e della Bmw non manca chi si dice favorevole. Tra questi c’è il principale consigliere economico del cancelliere Scholz, Joerg Kukies, che in un discorso all’Atlantic Council di Berlino ha definito “perfettamente normale” l’eventuale scelta dell’Europa di imporre dazi che compensino i sussidi dello Stato cinese alla propria industria dell’EV.
Come ricorda Reuters, su questa linea è assestato anche il Ministro dell’Economia Robert Habeck, che auspica un deciso intervento dell’Ue qualora l’indagine sui comportamenti cinesi rivelasse davvero profonde irregolarità.