skip to Main Content

Alitalia

Vi racconto vita e morte di Alitalia

Il mio ricordo di un marchio - Alitalia - come pochi, distrutto dalla stupidità e dalla ingordigia umana. L'intervento di Gaetano Intrieri

Era il 9 febbraio del 2017, eppure quel giorno a Roma sembrava fosse già primavera, solita sveglia di primo mattino, e via verso l’aeroporto di Fiumicino, il mio caro amico Philip sta atterrando da Londra.

Lui lavora come partner presso un dei più importanti studi legali Inglesi, sempre in giro per il mondo perché unanimemente riconosciuto come uno dei migliori legali nell’aviation industry.

Alle 12 di quel giorno, dovevamo essere al Ministero dello Sviluppo Economico dove ci aspettava Giampiero Castano, dirigente del MISE responsabile dei tavoli di crisi. Castano, a quel tempo era di fatto colui che per conto del Ministro si occupava delle grandi aziende in crisi ed io avevo avuto modo di conoscerlo per motivi professionali, in quanto in quel periodo ero advisor di un importante imprenditore italiano del trasporto aereo interessato all’acquisizione di Blue Panorama che era in Amministrazione Straordinaria.

Scoprii in quell’occasione che Castano era un attento lettore delle mie analisi che scrivevo su Alitalia e sul trasporto aereo in generale ed aveva compreso che quello che io avevo previsto su Alitalia in un analisi del bilancio 2015 scritta per Avionews ad ottobre 2016 si stava drammaticamente avverando anche perché essendo il ministero in contatto con gli amministratori del tempo di Alitalia SAI, immaginava che da li a poco Alitalia sarebbe andata in default diventando un problema serio per il MISE, tra l’altro già impegnato a trovare una soluzione anche per Air Italy oltre che per la stessa Blue Panorama.

Di fatto le tre maggiori aerolinee italiane, già allora lottavano per la sopravvivenza, solo che la “bomba” Alitalia era tenuta ben nascosta, a tal punto che Etihad fece sapere ad Avionews che se non avessero cancellato dal sito le mie analisi avrebbero adito alle vie legali e addirittura chiese ed ottenne da Aeroporti di Roma che il sito di Avionews, storica agenzia di stampa dell’aviazione italiana, venisse bannato all’interno dell’aeroporto di Fiumicino pur di non far leggere ai dipendenti di Alitalia i miei scritti. Un vero e proprio scenario da Gestapo, ma non eravamo nella Prussia degli anni ’30, ma a Roma nel 2017.

In quel febbraio, Castano mi riferì che il Ministro del tempo, Carlo Calenda, aveva letto ed apprezzato una mia accurata analisi su Alitalia che lo stesso Castano mi aveva commissionato e credo che nell’intervista che il ministro rilasciò in quel periodo circa le gravi responsabilità manageriali in Alitalia SAI certamente venivano ripresi molti dei concetti che avevo trasmesso a Castano nella mia relazione. Tale intervista sorprese non poco, considerando i rapporti ben noti tra il Ministro e l’allora Presidente di Alitalia Luca Cordero di Montezemolo di cui il Ministro era stato collaboratore in Ferrari.

In questo scenario, l’appuntamento del 9 febbraio aveva come obbiettivo quello di analizzare le circostanze e le cause della situazione di Alitalia e del trasporto aereo e di coinvolgere il mio amico Philip per sommare le sue relazioni internazionali nell’aviation alle mie al fine di trovare delle soluzioni e anche possibilmente dei manager di spessore per Alitalia. In quella lunga riunione dissi sostanzialmente tre cose:

1. Che perseverare nell’acquisizione di aerolinee italiane da parte di compagnie del Golfo alla luce di quanto avevo analizzato nella gestione di Etihad in Alitalia, sarebbe stato un grave errore e che anche Qatar Airways, di cui ben conoscevo le follie manageriali avrebbe portato la storica Meridiana/Alisarda poi divenuta Air Italy alla chiusura nel giro di tre anni.

2. Che se l’ormai certa e prossima gestione commissariale di Alitalia avrebbe dovuto essere governata da un manager di settore esperto nel restructuring di aerolinea Alitalia sarebbe costata un salasso di denaro ai contribuenti con il risultato che avrebbe definitivamente chiuso i battenti.

3. Che occorreva una forte sinergia con i lessor (da li la presenza del mio amico Philip) per far si che l’operazione di ristrutturazione si sarebbe potuta realizzare a costi minimi per i contribuenti italiani, altrimenti, una gestione commissariale orientata solo alla vendita e non ad una seria ristrutturazione dell’impresa, oltre a non produrre nessun beneficio per gli stakeholder di Alitalia, avrebbe dissanguato le casse dello Stato per miliardi di euro.

Castano, da ottimo professionista, prese buona nota dei punti essenziali della nostra riunione e sono anche convinto le avesse poi condivisi con chi di dovere, ma le decisioni prese, dettate da banche e poteri forti, andarono in senso diametralmente opposto, con la nomina di tre commissari che nulla avevano a che vedere con l’aviation industry e con il risultato di aver bruciato oltre 1 miliardo di euro dei contribuenti italiani.

Nel frattempo, le elezioni del 2018 avevano portato al governo nuove forze politiche, una delle quali su Alitalia ne aveva fatto uno dei capisaldi del suo programma elettorale. A distanza di quasi due anni vengono sostituiti i primi commissari ed al suo posto ne viene nominato un altro affiancato da un Direttore Generale. Entrambi provenienti dall’esperienza dell’amministrazione straordinaria di Blue Panorama con i risultati ben noti a chi come me aveva avuto modo per motivi di lavoro di fare una accurata due diligence sulla compagnia e avendo declinato i pessimi risultati economici anche ai diretti interessati in una riunione in Deloitte a Roma.

Nel 2020 ho modo di incontrare per caso Castano, che non proferì parola sull’evolversi dei fatti, ma la sua faccia sgomenta valeva più di cento parole. Lui, ben conscio dell’amministrazione straordinaria di Alitalia ed anche di quella di Blue Panorama, ricordava bene le mie nefaste previsioni compresa quella sulla chiusura di Air Italy. MI disse solo che solo chi è conscio di un problema ha buone possibilità di poterlo risolvere, ma purtroppo Alitalia e le altre aerolinee avevano trovato sulla loro strada uno stuolo di incoscienti ed io aggiunsi più semplicemente di fancazzisti incompetenti.

Non è il sistema, ne l’Europa cattiva, men che meno le Low Cost che hanno distrutto Alitalia, un brand così unico e prestigioso nella storia di questo Paese muore per tragica incompetenza, mista ad arroganza ed a sfrenata ambizione e sete di potere. Quell’ambizione che spesso tracima nel voler fare ciò che non si è assolutamente in grado di fare. Ieri, con un comunicato su Facebook, quel molto poco che rimane di Alitalia, ha reso noto che dal 16 ottobre, dopo 70 anni di storia muore una azienda che ha accompagnato la vita di milioni di Italiani per una semplice vacanza o per un viaggio di lavoro, o per un viaggio della speranza o semplicemente per tornare a casa. Personalmente, non potrò mai dimenticare nei miei 4 anni vissuti in America, ogni volta che arrivato all’aeroporto di Boston vedere quel triangolo tricolore era come sentirsi già a casa e sono certo che milioni di italiani avranno ricordi simili a questi.

E’ molto difficile immaginare che Alitalia pur nella sua tribolata storia tra poco più di due mesi non ci sarà più, ne ero consapevole e lo ho più volte scritto che sarebbe finita così, ma mi auguravo di sbagliarmi nelle mie previsioni. Alitalia non meritava tutto ciò e non meritava questa fine tragicomica senza dignità. Malgrado il mainstream ci ha propinato in questi anni che fosse un pozzo senza fondo utile solo a bruciare i soldi degli italiani, accanto a manager incoscienti ed incompetenti, accanto a personaggi assunti in azienda solo per meriti politici, ci sono stati splendidi professionisti che hanno onorato la loro divisa e la loro azienda ed hanno contribuito lavorando anche per i raccomandati scansafatiche a portare quel triangolo nel mondo con i colori dell’Italia.

Eppure, sarebbe bastato poco, sarebbe bastato che quel 9 di febbraio qualcuno avesse preso sul serio ciò che in quella riunione avevo previsto e fosse corso per tempo ai ripari. Probabilmente nessuno pagherà per questi errori, anzi è già iniziato lo scaricabarile, tutti colpevoli, nessun colpevole. Ed infatti non vi sono colpevoli per il fatto che tra qualche mese migliaia di professionisti si troveranno senza un lavoro è avvenuto tutto per caso…..

A chi come me vive di aviazione rimarrà il ricordo di quel triangolo al Logan di Boston, ma soprattutto rimarrà il ricordo di un marchio come pochi, distrutto dalla stupidità e dalla ingordigia umana.

Back To Top