A leggere le percentuali riportate di seguito che arrivano dai vari Paesi europei con riferimento alle immatricolazioni nel mese di novembre, si comprende perché il CdA di Tesla sia arrivato a promettere a Elon Musk cifre folli pur di ottenere dallo startupper visionario un rilancio del marchio. La Casa automobilistica texana pare aver perso ogni appeal infatti su fan, ambientalisti e amanti delle auto stravaganti, che erano poi il proprio zoccolo duro di riferimento.
I would like to thank President Trump for all he has done for America and the world pic.twitter.com/KdK9VC2MLs
— Elon Musk (@elonmusk) November 19, 2025
COME MAI IN EUROPA NON SI VENDONO TESLA?
In un primo momento, nel corso di questo 2025 tutto in salita per Tesla, molti analisti avevano provato a spiegare il crollo verticale – registrato in quasi tutti i mercati, anche fuori Europa – alla vicinanza tra Musk e Donald Trump ma, al netto del recente e apparentemente fugace riavvicinamento che ha portato l’uomo più ricco del mondo nuovamente alla Casa Bianca per festeggiare la visita del principe saudita Mohammad bin Salman Al Sa’ud (visita che ha permesso alla sua startup sull’Intelligenza artificiale xAI di siglare un accordo con Humain dell’Arabia Saudita riguardante la costruzione di un impianto di calcolo da 500 megawatt per un progetto “dal valore di miliardi di dollari”), quelle porte l’imprenditore sudafricano se le è chiuse da tempo alle spalle.
UN’AUTO ELETTRICA SENZA ENERGIE
Eppure, anche se Musk si è divincolato dall’abbraccio mortale (per gli affari nel settore della mobilità elettrica) di The Donald, Tesla continua ad andare malissimo nelle vendite: -58% in Francia, -59% in Svezia, -49% in Danimarca e -47 per cento in Portogallo. In Germania, ben presidiata dalla Gigafactory alle porte di Berlino, nel mese di novembre le targhe sono state apposte solo su 750 veicoli, vale a dire meno della metà rispetto all’anno precedente.
Più contenuto ma comunque in territorio ampiamente negativo il rallentamento in Spagna: nella Penisola iberica le vendite di Tesla sono diminuite dell’8,75% a novembre rispetto allo stesso mese del 2024, attestandosi a 1.523 veicoli, secondo i dati di immatricolazione pubblicati lunedì dall’associazione di settore Anfac.
IL MARCHIO DI AUSTIN CORRE SOLO A OSLO E DINTORNI
Il solo mercato in Europa che continua a sorridere nonostante tutto a Tesla resta ancora una volta la Norvegia dove la Casa di Austin ha registrato 6.215 nuove auto nel Paese a novembre, portando il totale da gennaio a novembre a 28.606 unità e superando così il record annuale di 26.575 stabilito da Volkswagen nel 2016, secondo quanto riportato dalla Federazione Norvegese della Strada.
Poi c’è un curioso sprint italiano: nel corso di novembre le immatricolazioni sono aumentate del 58%, raggiungendo quota 1.281, ma se si allarga lo zoom fino a ricomprendere l’intero 2025 le vendite di auto elettriche sfornate dalle gigafactory di Musk rimangono comunque in calo del 28% da inizio anno.
VENDITE DI TESLA CROLLATE DEL 30 PER CENTO IN UN ANNO
Insomma, in Europa Tesla al momento colleziona per lo più vittorie simboliche, anche e soprattutto perché si tratta di numeri marginali: quelli veri si fanno raggiungendo ben altre quote di mercato. Secondo i dati dell’Associazione europea dei costruttori di automobili (Acea), l’ente che raggruppa i produttori del settore nel Vecchio continente, Tesla ha visto inchiodare le vendite in Europa del 30 per cento rispetto allo stesso periodo del 2024. La quota di mercato nel segmento delle auto elettriche contestualmente è scesa dal 12,6% di maggio 2024 al 7,2% di maggio 2025, riporta feralmente Schmidt Automotive.
L’ASSO NELLA MANICA CINESE: LE AUTO IBRIDE
Nel medesimo periodo, del resto, si è registrata l’avanzata delle auto elettriche cinesi: numerose, agguerrite, a buon prezzo, con tanta tecnologia a bordo e soprattutto con tanti modelli ibridi a listino che possono circolare ovunque senza restrizioni contando comunque della propulsione anche a benzina. Anzi, in molti Paesi possono essere acquistati sfruttando incentivi green e non vincolano il conducente alla scarsa infrastruttura di ricarica europea.
MANCANO NUOVI MODELLI
Forse anche per questo Tesla continua a pubblicizzare i suoi 20mila Supercharger nel Vecchio continente (in Italia sono un migliaio scarso) sforzandosi di far sapere che sta ampliando le modalità di pagamento (adesso accetta le carte di ricarica di altri fornitori) ed estendendo le partnership (per esempio da qualche giorno su Google Maps vengono ora visualizzate le colonnine con tanto di informazioni relative alla disponibilità).
Ma l’impressione è che, anziché essere affamata di energia, l’utenza sia affamata soprattutto di nuovi modelli: da tempo Tesla continua a presentarsi ai possibili acquirenti con i soliti quattro, ovvero S, 3, X e Y. E lo sviluppo dei robotaxi e dei robot Optimus, tutti prodotti col medesimo marchio, sembra aver distolto l’attenzione del reparto R&D dalla messa a punto di altri veicoli con cui impreziosire i listini. Per esempio, gli appassionati della Casa texana attendono ancora news sulla Roadster che, annunciata nel 2017, è di fatto sparita dai radar e rischia di essere annoverata tra le promesse mai mantenute dall’uomo più ricco del mondo (così numerose che c’è chi ha deciso di tenerne traccia su di un sito che conta anche i giorni di inadempienza per non farle cadere nel vuoto).



