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Trasporto Pubblico

Perché pubblico è bello nel trasporto locale. Report Cdp

Investire nel trasporto pubblico locale favorisce la crescita del Pil e dell'occupazione e aiuta a salvaguardare l'ambiente. Italia in grande ritardo rispetto agli altri Paesi europei. Ecco alcune delle conclusioni di uno studio della Cassa depositi e prestiti

 

Investire nel trasporto pubblico “paga”. A dimostrarlo è un’analisi condotta dall’area ricerche di Cassa Depositi e Prestiti dedicata al settore, che rappresenta in Italia il cardine della mobilità nelle aree urbane in cui vive oltre il 70% della popolazione. La fotografia scattata da Cdp evidenzia i notevoli ritardi del nostro Paese rispetto alle altre realtà europee: la dotazione di impianti fissi, come metro e tramvie, è scarsa e la flotta di bus è caratterizzata da un’età media elevata (12,3 anni nel 2018 rispetto a una media Ue di 7 anni), che peraltro è aumentata nel tempo. Inoltre, la domanda di mobilità sta evolvendo gradualmente verso il trasporto collettivo ma è ancora fortemente sbilanciata verso il mezzo privato (circa il 60% degli spostamenti avviene in auto).

Però, è il messaggio che scaturisce dal focus, le risorse destinate allo sviluppo della mobilità collettiva possono produrre effetti significativi sia sul valore aggiunto sia sull’occupazione: tra il 2019 e il 2023 si parla di circa 4,3 miliardi di euro l’anno (pari allo 0,2% del Pil) e di circa 110 mila unità di lavoro aggiuntive annue (ovvero lo 0,5% dell’occupazione totale).

COM’È IL SISTEMA DELLA MOBILITÀ ITALIANA E IL CONFRONTO CON L’EUROPA

Come dicevamo, l’analisi di Cdp evidenzia nel nostro Paese un sistema della mobilità che, sebbene si stia gradualmente evolvendo verso un maggior utilizzo del trasporto pubblico, è ancora molto distante dagli standard degli altri Paesi europei. In Italia si viaggia su mezzi obsoleti e la rete di trasporto urbano su ferro è ancora poco capillare. Le tariffe sono tra le più basse d’Europa, mentre la contribuzione pubblica per i servizi di mobilità collettiva è tra le più elevate. Anche in termini di domanda di mobilità la distanza è notevole. Se a Roma la mobilità privata (auto/moto) rappresenta più del 65% degli spostamenti e a Milano si colloca poco al di sotto del 50%, a Londra si effettua con mezzi propri poco più del 30% degli spostamenti e a Parigi circa il 17%.

 

LA NECESSITÀ DI RAFFORZARE L’OFFERTA

Al momento cominciano a cogliersi i primi lievi segnali di un orientamento della domanda verso la mobilità collettiva – segnala Cdp – tanto che negli ultimi 10 anni la quota di spostamenti urbani effettuata con l’automobile è passata dal 63,9% al 58,6%. Peraltro si è visto che – quando si investe per aumentare l’offerta di trasporto – la risposta della domanda non tarda a venire. E’ il caso, ad esempio, del trasporto su ferro per i pendolari oppure alla tramvia di Firenze: al momento dell’inaugurazione si stimavano flussi di traffico di circa 15mila passeggeri al giorno e invece oggi trasporta quotidianamente oltre 30mila persone. Un altro caso si è verificato in Alto Adige dove si è investito in nuovi treni e si sono rese più frequenti le corse: il numero di passeggeri giornalieri è triplicato, dagli 11mila del 2011 ai 32mila del 2018.

Nell’analisi Cassa depositi e prestiti ricorda che “la necessità di rafforzare l’offerta di TPL peraltro è condivisa sia dal legislatore – che ha sostenuto la realizzazione di investimenti a supporto del settore per il rinnovo del parco e l’ampliamento delle reti – sia dalle aziende che, pur lentamente e in modo non omogeneo, sperimentano un aumento del rapporto tra ricavi da traffico e costi operativi evidenziando, a livello aggregato, miglioramenti di efficienza. Nella stessa direzione si attendono anche i contributi dal lato della concorrenza e della regolazione”.

IL FUTURO E’ NELLE GARE PER L’AFFIDAMENTO

Guardando agli anni a venire, Cdp individua nelle gare per l’affidamento del servizio un “elemento ineludibile”: dalla concorrenza, come accaduto per il trasporto ferroviario ad alta velocità o per il trasporto aereo, si attendono benefici per l’utenza che peraltro potrebbero dare una spinta ulteriore alla domanda, indirizzandola verso il trasporto collettivo. Vantaggi possono arrivare anche dalla regolazione: l’obbligatorietà dei costi standard consente di rafforzare la capacità delle aziende di realizzare investimenti, leva essenziale per il recupero del settore. In entrambi i casi, però, “si tratta di processi virtuosi che appaiono ancora troppo lenti”.

PERCHE’ INVESTIRE IN TPL

Se investire nel Tpl paga da un punto di vista di valore aggiunto e di occupazione, non va dimenticato neppure l’aspetto ambientale: dal momento che investire sul potenziamento del trasporto pubblico aumenta la domanda di mobilità collettiva, se ne ha un beneficio pure per l’ambiente urbano. “Supportare e favorire il passaggio dal mezzo privato a quello collettivo – si legge nel focus di Cdp – ha importanti effetti sia sull’uso del suolo pubblico, sia per la riduzione delle emissioni”. Anche il parco auto privato si caratterizza infatti per livelli di emissioni elevati (il 38,3% delle auto in circolazione è al massimo Euro 3) e ha un’età media piuttosto alta (il 30,6% ha un’età superiore ai 15 anni).

Per non parlare dell’impatto positivo che una mobilità più efficiente determina sui livelli di congestione delle aree urbane. Una recente stima calcola in un range compreso tra lo 0,14% e lo 0,18% del Pil il valore del tempo risparmiato grazie al decongestionamento delle arterie urbane statali generato da un maggior uso dei mezzi collettivi.

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