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Tesla India

Tesla, ecco sbandate, accelerate e retromarce di Musk su Sec e prezzi

L'articolo di Giusy Caretto

Ancora subbugli in casa Tesla. Elon Musk, ancora una volta, è impegnato a difendersi dalle accuse della Sec, a causa di un tweet sul volume di produzione della casa auto che violerebbe l’accordo con l’autorità statunitense che vigila sulle società quotate a Wall Street.

Intanto l’azienda, in balia del problema vendite, è pronta ad un aumento del 3% del costo delle vetture per mantenere aperti più negozi al dettaglio. Andiamo per gradi.

IL TWEET DI ELON MUSK

I nuovi problemi con la Sec partono, anche questa volta, da un tweet. Il fondatore della casa automobilistica di vetture elettriche aveva twittato la previsione per Tesla di ”una produzione totale a quota 500.000 a fine 2019”. I numeri, però, erano in netto contrasto con quanto indicato dall’azienda il 30 gennaio, giorno in cui è stata diramata una stima ben differente, con 400mila auto in produzione quest’anno.

L’affermazione, come riporta Reuters, è stata corretta 5 ore più tardi: ”Si trattava di una ipotesi basata su una produzione di 10.000 auto/settimana, e che la previsione per il 2019 è di 400.000 auto consegnate”, ha ritwittato Musk.

LE ACCUSE DELLA SEC

A seguito del tweet, la Sec ha chiesto ad un giudice federale di considerare Elon Musk colpevole di violazione degli impegni presi con la giustizia soltanto l’anno scorso. Per capire di cosa stiamo parlando bisogna fare un passo indietro.

I VECCHI PROBLEMI

Nel corso del 2018 Elon Musk, era stato accusato d’aver pubblicato tweet ingannevoli, in cui si parlava della possibilità di rimuovere la compagnia dalla Borsa. Per farsi perdonare dall’autorità statunitense che vigila sulle società quotate a Wall Street., il ceo di Tesla ha raggiunto un accordo extragiudiziale in cui Musk e i funzionari Tesla erano tenuti a esaminare e rispettare procedure di pre-approvazione di qualunque dichiarazione che avesse il potenziale di influenzare il titolo. Le dichiarazioni sulle previsioni di produzione non erano state approvate.

LA DIFESA DI MUSK

Secondo gli avvocati dell’amministratore delegato della società, però, le accuse sarebbero infondate dal momento che il tweet di Musk sia stato pubblicato a mercati chiusi e che non ha svelato alcuna informazione sensibile o nuova rispetto a quanto si sapesse già.

LA STRATEGIA DI VENDITA

La guerra con la Sec non sarebbe l’unica preoccupazione di casa Tesla, costretta a rivedere il prezzo delle vetture pur di mantenere aperti gli show room sparsi nel mondo. Secondo quanto anticipato da Quartz, infatti, Tesla aumenterà i prezzi dei veicoli di circa il 3% a partire dal 18 marzo, nel tentativo di mantenere aperti più negozi al dettaglio possibili.

Una decisione che andrà ad influenzare anche il costo della Model 3, presentata al mondo come l’auto elettrica di lusso low cost, ad un prezzo di “soli” 35.000 dollari (Il prezzo, in realtà, sarebbe stato più alto fino a febbraio 2019).

UN PASSO INDIETRO

Le nuove dichiarazioni rappresentano un passo indietro rispetto a quanto affermato da Tesla solo qualche settimana fa. La casa auto, infatti, aveva dichiarato di voler chiudere diversi negozi nei prossimi mesi, puntando alle vendite online. La chiusura sarebbe servita ad una riduzione dei costi di circa il 6% in media.

Dopo aver inizialmente chiuso il 10% dei punti vendita, però, Tesla cambia idea e afferma che intende mantenere “un numero significativamente maggiore di negozi aperti rispetto a quanto annunciato in precedenza”. Alcuni negozi chiusi, in “luoghi ad alta visibilità”, saranno riaperti.

VENDERE IL MARCHIO

In realtà, la strategia di Tesla non cambia: la casa auto punta comunque a vendere le proprie auto online, ma il negozio aiuta l’azienda a controllare “i costi di inventario, gestire il servizio di garanzia e la determinazione dei prezzi, mantenere e rafforzare il marchio Tesla e ottenere un rapido riscontro da parte dei clienti.” Insomma, i negozi Tesla non serviranno tanto alle vendite delle auto ma alla vendita del marchio.

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