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Tav, che cosa (non) ha deciso il governo Conte

Ecco la soluzione temporanea trovata dal premier Giuseppe Conte per contemperare le esigenze di M5S e Lega. Fatti, commenti e analisi

Il governo prende tempo sulla Tav: lunedì Telt, società italo-francese incaricata della realizzazione della Torino-Lione, darà il via libera agli “avis de marches” (inviti a presentare candidatura) per la realizzazione dei lotti francesi, ma con la “clausola di dissolvenza” per renderli revocabili in un secondo momento senza oneri per la stazione appaltante e per gli Stati.

E’ questo il gioco di prestigio giuridico escogitato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte che ha pubblicato sul suo profilo Facebook la lettera con la quale Palazzo Chigi ha chiesto a Telt di ridiscutere l’opera senza perdere i 300 milioni di euro di fondi Ue e la risposta della società.

GLI AVVISI A MACRON E JUNCKER

Poi Conte, ieri sera, ha avvisato il presidente francese, Emmanuel Macron, e quello della Commissione Ue. Jean-Claude Juncker, del “supplemento di riflessione”, richiesto dall’Italia.

LA LEGGE FRANCESE

Di fatto la decisione decreta il via libera ai bandi: gli “avis de marches” sono la prima fase della procedura prevista dalla legge francese sugli appalti.

GLI EFFETTI DELLA DECISIONE

Ma per sei mesi non verranno affidati i lavori e i governi potranno ritirarsi prima di far partire i cantieri. Nel frattempo, Conte potrà cercare un accordo con Parigi e Bruxelles per ridisegnare la Tav.

LO SCENARIO POLITICO

Morale della decisione del governo: galleggiare fino alle Europee e sia M5S che Lega potranno dire che le rispettive e contrastanti posizioni non sono state sconfessate anzi. Ma il sarchiapone giuridico fino a quando reggerà?

Ecco tutti i dettagli.

L’ESCAMOTAGE GIURIDICO DI CONTE

Far partire i bandi senza chiamarli “bandi” ma “inviti per i lotti”. E’ questo l’escamotage legale trovato dal premier Giuseppe Conte per tentare di uscire, almeno per il momento, dall’impasse Tav.

COME SI AVVIANO I BANDI

Cosa significa “avviare i bandi”? Si tratta di pubblicare sulla Gazzetta ufficiale europea l’avvio della ricerca di aziende interessate a realizzare il tunnel di base.

I NUMERI IN BALLO

In particolare, i bandi in discussione riguardano tre lotti da 2,3 miliardi di euro complessivi per realizzare i 45 chilometri del lato francese della galleria (in totale si devono scavare 81 chilometri di galleria, 45 in Francia e 36 in Italia. I primi 9 chilometri di tunnel, su lato francese si stanno già scavando in questi mesi).

IL RUOLO DELLA TELT

Come fa sapere Telt, la società franco-italiana incaricata della realizzazione dei lavori, in una lettera inviata al Presidente del Consiglio, preso atto delle posizioni dei governi italiano e francese “in assenza di atti giuridicamente rilevanti che comportino istruzioni di segno contrario”, il cda fissato per l’11 marzo autorizzerà la direzione a pubblicare “gli avis de marche’s (inviti a presentare candidatura) relativamente agli interventi dei lotti francesi del tunnel di base, in modo da rispettare il termine del 31 marzo per la presentazione alla Commissione Ue del finanziamento per l’anno 2019”.

IL CASO FINANZIAMENTI

Infatti, un nuovo rinvio di tali pubblicazioni oltre marzo comporterebbe la riduzione dei finanziamenti europei di 300 milioni (sugli 813 totali). “Tale perdita – segnala Mario Virano, direttore generale di Telt – rischia di richiamare in causa la nostra responsabilità civile e amministrativa, quale conseguenza dell’inerzia decisionale”.

LA TEMPISTICA

Da lunedì, quindi, da quando cioè verrà lanciato l’invito alle aziende, passeranno circa sei mesi, come previsto dalla legislazione francese, prima che Telt valuti le candidature e scelga effettivamente quelle che hanno i requisiti per partecipare alla gara vera e propria. Solo tra sei mesi dunque verranno spediti i capitolati alle aziende. E quello sarà il momento in cui Telt si dovrà impegnare anche finanziariamente. Quel giorno la società italo- francese chiederà ai ministri se il progetto è ancora valido.

LA NORMA DISSOLVENTE

Si tratta della cosiddetta norma “dissolvente”, prevista dalla legislazione francese: “Consentire di dichiarare all’occorrenza ‘senza seguito’ una procedura di gara già pubblicata, per cui nel frattempo siano venute meno le volontà politiche di procedere. Per cui, negli inviti a presentare la propria candidatura, sarà quindi inserito un “esplicito riferimento” alla facoltà per la stazione appaltante – in questo caso Telt – di non dar seguito alla procedura. E questo “in qualunque momento”, senza che ciò generi oneri “né per la stazione appaltante né per gli Stati”.

IL VERO NODO

D’altro canto, per rinviare del tutto i bandi, come da desiderata dei 5 Stelle, sarebbe stato necessario una decreto del Consiglio dei ministri. L’ostacolo tecnico, in questo caso, è che un governo non può deliberare contro una legge dello Stato (la realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione è legge dal 9 aprile 2014).

RISCHIO DANNO ERARIALE

Se i ministri dovessero approvare il decreto rischierebbero di dover pagare anche personalmente il danno erariale per i mancati finanziamenti europei.

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