Stellantis proverà a ripartire mettendo al posto di guida il top manager italiano Antonio Filosa, nel gruppo da 25 anni, molti dei quali trascorsi sotto Sergio Marchionne, l’amministratore delegato abruzzese durante il cui mandato Fiat visse un ‘periodo magico’, arrivando ad acquistare Chrysler con una mossa che sorprese davvero tutti.
ELKANN VUOLE RESTAURARE IL PERIODO MAGICO DI FIAT?
Filosa non è il solo manager apprezzato da Marchionne su cui John Elkann intende puntare. All’indomani dell’uscita del Ceo Carlos Tavares, era stato riportato in azienda – con il ruolo di Special Advisor del Presidente – Richard Palmer, ex direttore finanziario tra i più fidati collaboratori di Marchionne. Con la nuova mossa sembra ricomporsi insomma il mosaico del management di quegli anni.
Negli stessi giorni dicembrini di massimo allarme per il gruppo in seria difficoltà economica e senza un amministratore delegato, Elkann aveva richiamato anche il newyorkese Tim Kunsikis, manager cui Marchionne aveva affidato Dodge nel 2014, oggi responsabile del marchio Ram Truck.
L’ESPERIENZA NELLE AMERICHE
Antonio Filosa, 52 anni, ha iniziato la sua carriera in Fiat nel 1999. Tra il 2016 e il 2018 Filosa ha guidato le operazioni industriali e commerciali di Fiat Chrysler in Argentina e ha diretto i marchi Alfa Romeo e Maserati per l’America Latina. Nel marzo 2018 è stato nominato capo delle operazioni di Fca in America Latina. Con la nascita di Stellantis nel 2021, Filosa è entrato a far parte del team esecutivo di vertice dell’azienda.
Filosa ha dunque una forte esperienza al di là dell’Atlantico e proprio questo potrebbe aver giocato a suo favore: il mercato nordamericano già prima dell’arrivo di Donald Trump dava non poche grane al marchio italo-francese a guida portoghese (negli Usa il sindacato Uaw è sul piede di guerra). Situazione più favorevole, invece, nel Sud America, ma Stellantis non potrà dormire sugli allori, aumentando il presidio di altri competitor, per lo più cinesi.
Durante il mandato del manager partenopeo come Chief Operating Officer per il Sud America, è stato ultimato lo stabilimento di Pernambuco, uno dei più grandi poli automobilistici del Paese. Nel 2023 era stato scelto per guidare Jeep, diventando così il primo Ceo italiano del marchio americano.
NUOVI BILANCIAMENTI IN ATTO?
Attualmente Filosa sedeva nel comitato ‘Cei’ sorto per guidare Stellantis dopo le frettolose dimissioni del predecessore, il manager portoghese Carlos Tavares, costretto ad anticipare l’uscita di scena per lo stato dei conti aziendali. Il suo nome rimbalzava da tempo sui giornali, anche se pareva molto quotato pure Jean-Philippe Imparato responsabile delle attività europee del gruppo, le cui origini sembravano la soluzione di compromesso migliore per accontentare sia Roma sia Parigi. Per lo stesso motivo non aveva mai preso realmente quota l’ipotesi di Olivier Francois, capo di Fiat e Abarth e Cmo a livello globale troppo ‘francese’ per essere digerito da Palazzo Chigi, stante le ben note polemiche italiane che il gruppo sia ormai ‘francocentrico’. Idem per Maxime Picat.
PER ANTONIO FILOSA LA STRADA E’ IN SALITA
Quel che è certo è che non saranno periodi facili né per Antonio Filosa né per Stellantis. Il gruppo ha chiuso il 2024 con ricavi netti pari a 156,9 miliardi di euro, in calo del 17% rispetto al 2023 e con consegne consolidate in diminuzione del 12%. L’utile netto è di 5,5 miliardi di euro, crollato del 70%. L’utile operativo rettificato di 8,6 miliardi di euro è diminuito del 64% con un margine Aoi del 5,5%. Il flusso di cassa industriale è stato negativo per 6 miliardi di euro e riflette il calo dell’utile e l’impatto temporaneo del capitale circolante dovuto agli adeguamenti della produzione.
E il 2025 non è certo iniziato al meglio: i ricavi netti del gruppo sono scesi del 14% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, attestandosi a 35,8 miliardi di euro. Le consegne consolidate hanno registrato un calo del 9%, sfiorando appena 1,217 milioni di unità. Stellantis ha deciso di sospendere la guidance finanziaria per l’intero anno 2025, citando le difficoltà nel prevedere l’impatto delle politiche tariffarie doganali statunitensi. E proprio la questione dazi sarà uno dei maggiori rompicapo che Antonio Filosa dovrà affrontare. La quota di veicoli assemblati negli Stati Uniti è pari al 58% su un milione e 200mila auto vendute negli usa nel 2024. Se si guarda invece alla quota dei veicoli importati, il 95% sono stati prodotti in Canada o in Messico.
Ma oltre al tema dei dazi, il Gruppo dovrà tirar su le vendite in Nord America (-15% nel 2024 e -12% nel primo trimestre 2025) convincendo così le varie agenzie di rating a rivedere i recenti declassamenti scesi a pioggia sul titolo tagliandone la valutazione. L’ultima, in ordine cronologico, è stata Moody’s, che il 9 maggio ha portato il rating da Baa1 a Baa2.