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Sciopero Melfi

Stellantis, perché ci sono subbugli a Melfi

Lo sciopero che ha bloccato lo stabilimento di Stellantis a Melfi, fanno sapere i rappresentanti dei lavoratori, è stato proclamato per le mancate risposte dell'azienda. Fatti e polemiche

Non ci sono solo i lavoratori statunitensi a dare grattacapi a Stellantis. Anche in Italia infatti si è registrata nella giornata di ieri una adesione assai alta allo sciopero che ha riguardato tutte le aziende dell’automotive nella provincia di Potenza, in particolare nell’area industriale di Melfi e nello stabilimento di Stellantis, il principale del nostro Paese.

I MOTIVI DELLO SCIOPERO A MELFI

Una rivendicazione che vede, una volta tanto, tutte le sigle agire compatte. “Nell’incontro convocato con Stellantis chiederemo chiarimenti sui modelli e sulla organizzazione del lavoro di tutti gli stabilimenti del gruppo, a incominciare naturalmente da Melfi dove oggi c’è stato uno sciopero del settore automotive con altissima adesione dei lavoratori”, fa sapere Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm responsabile del settore auto.

“Le lavoratrici e i lavoratori del Gruppo Stellantis – attaccano da FIOM – denunciano l’aumento dei tempi di lavoro, e la mancanza di prospettive produttive e occupazionali con continua uscita incentivata dei lavoratori.” Inoltre “occorre  fermare la corsa al taglio dei costi che sta ricadendo esclusivamente sulle lavoratrici e sui lavoratori, con utilizzo poco chiaro degli ammortizzatori sociali, trasferte obbligatorie e ritmi di lavoro arrivati al limite della sopportazione.”

PROTESTE CONTRO STELLANTIS E CONTRO LA POLITICA

“La Regione Basilicata non può più ignorare la mancanza di prospettive industriali e occupazionali e il peggioramento delle condizioni complessive di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori di Stellantis ma anche di alcune aziende dell’indotto”, tuonano dalla FIOM.

Duplici i bersagli degli strali dei rappresentanti dei lavoratori: la gestione della fabbrica e il mondo della politica, a tutti i livelli, da Roma alla Regione, colpevoli a detta loro di non interessarsi al dossier con la cura e l’attenzione che meriterebbe. “Il Governo ha promesso di impegnare Stellantis a portare attività di ricerca e sviluppo e produzioni negli siti italiani ma ad oggi non ci sono notizie nè del confronto tra l’azienda e il MIMIT nè dell’apertura di un reale negoziato che deve necessariamente coinvolgere le organizzazioni sindacali”, dicono i sindacati.

“Negli ultimi mesi – argomenta Ficco – si è gradualmente interrotto quel confronto che avevamo instaurato con Stellantis. Paradossalmente il tavolo istituzionale aperto presso il Ministero del Made in Italy e delle Imprese, anziché accelerare, ha rallentato il confronto sulle prospettive del Gruppo in Italia”.

IL NODO DELLE 5 AUTO ELETTRICHE

“Le questioni che urgono un confronto – spiega sempre Ficco – sono molteplici e vanno dalla messa in produzione delle cinque nuove vetture elettriche a Melfi, alla individuazione di future vetture per Pomigliano e per Mirafiori, dalla declinazione del segmento large a Cassino, alla ripartizione della produzione dei veicoli commerciali fra Atessa e la Polonia.”

LA QUESTIONE DI TERMOLI

“Un focus particolare – prosegue il sindacalista – deve essere riservato inoltre a Termoli, per cui chiediamo garanzie esplicite in favore di tutti i lavoratori coinvolti nella riconversione della fabbrica di motori e cambi in fabbrica di batterie elettriche. Infine chiediamo che le nuove organizzazioni del lavoro siano rispettose dei migliori standard di salute e sicurezza e conformi alle tutele previste dal Contratto collettivo specifico di Lavoro”.

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