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Ned Curic

Stellantis frena anche su Mirafiori: cassa integrazione

Parte la cassa integrazione allo stabilimento Presse di Mirafiori, mentre i sindacati chiedono a Stellantis un piano industriale condiviso. Che cosa sta succedendo in Italia al gruppo frutto della fusione tra Fca e Psa

 

Anche Presse di Mirafiori, dopo lo stabilimento di Melfi, si ferma.

Stellantis, il quarto gruppo auto al mondo, nato dalla fusione tra la italo-americana Fca con la francese Psa ricorre ancora alla cassa integrazione. Questa volta lo fa per lo stabilimento Presse di Mirafiori, a Torino. Tutti i dettagli.

CASSA INTEGRAZIONE PER MIRAFIORI

Gli operai dello stabilimento Presse di Mirafiori incroceranno le braccia, causa cassa integrazione dal 22 febbraio al 5 marzo, secondo quanto annunciato da Fiom-Cgil.

I MOTIVI DELLA CASSA

Nello stabilimento delle Presse di Mirafiori vengono prodotte parti di carrozzeria stampate, per diversi stabilimenti in Italia. La fabbrica lavora per molti modelli differenti. Lo stop, per i prossimi giorni, è dovuto, spiega Fiom-Cgil, in base alle dichiarazioni di Stellantis, “alla contrazione delle richieste dalle carrozzerie clienti”.

ANCHE MELFI IN CASSA INTEGRAZIONE PER UNA SETTIMANA

Il ricorso agli ammortizzatori sociali non è comunque una novità per Stellantis, seppur l’azienda è giovanissima. Dall’8 al 14 febbraio si sono fermati i  7.174 lavoratori della fabbrica di Melfi, in provincia di Potenza, dove si producono le Jeep Compass e Renegade.

LE CRITICHE DEI SINDACATI

Non apprezzano i sindacati. “Siamo di nuovo, dopo pochi mesi, all’utilizzo importante della cassa integrazione”, dicono Edi Lazzi, segretario provinciale della Fiom-Cgil e Ugo Bolognesi responsabile di Mirafiori per la Fiom-Cgil.

SERVE UN NUOVO PIANO INDUSTRIALE

Ma il cuore del problema non è certo la cassa integrazione: i sindacati chiedono un piano industriale condiviso.

“Il piano industriale 2018/2021, per quanto da noi da sempre considerato insufficiente, è arrivato sostanzialmente alla fine. Dei nuovi piani industriali di Stellantis nulla si conosce e le notizie che arrivano dal mercato, come dimostra il caso delle Presse, non sono positive. È urgente la convocazione di un tavolo che coinvolga le parti sociali e le Istituzioni e che affronti la situazione”, dicono Lazzi e Bolognesi. “La transizione verso una mobilità sostenibile può essere una opportunità e le notizie di un possibile insediamento industriale per una filiera corta dei componenti per la mobilità elettrica, se sono notizie reali e concrete, rappresentano la giusta direzione, come la Fiom sostiene da tempo. Serve però da subito un piano in grado di programmare il futuro, difendendo l’occupazione e favorendo il ricambio generazionale. Bisogna, in fretta, passare dalle parole ai fatti”.

I NUMERI DI STELLANTIS

Certo è che i numeri della casa auto non fanno stare tranquilli. Stellantis, secondo quanto riporta il Corriere, nel mese di gennaio ha immatricolato “in Italia 52.542 auto, il 21,7% in meno dello stesso mese del 2019 quando ancora le due società erano separate. La quota è pari al 39,2% a fronte del 43,1%”.

In particolare, “le immatricolazioni di Fca sono 30.660, in calo del 23,2% (quota dal 25,6 al 22,9%). Quelle di Psa 21.882, il 19,6% in meno (quota dal 17,5 al 16,3%)”.

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