La sostenibilità ambientale non è più un’alternativa progressista per fare impresa ma, ormai, è diventata un’esigenza a cui i grandi paesi del mondo rispondono chiedendo alle aziende, piccole e grandi, di uniformarsi. L’occidente sta provando a passare da una leadership tecnologica a una leadership green. E questo vale anche per le aziende del settore shipping.
L’INQUINAMENTO DEL SETTORE SHIPPING
Il trasporto marittimo produce il 2,19% di CO2, secondo i dati Clarksons, riportati nel 10° rapporto annuale Italian Maritime Economy, nel 2023 la flotta navale mondiale ha emesso 855 milioni di tonnellate di CO2 ma negli ultimi anni il settore ha operato investimenti sostenibili di modo da tagliare l’impatto ambientale.
LO SFORZO GREEN DELL’UNIONE EUROPEA IMPATTA ANCHE SUL SETTORE SHIPPING
Il Green deal dell’Unione Europea, l’insieme di iniziative politiche proposte dalla Commissione europea con l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050, impattano anche sul settore del trasporto marittimo. In particolare, la legislazione europea che ha un impatto sul settore dello shipping comprende:
- la direttiva sull’infrastruttura dei carburanti alternativi (‘AFID’, 2014/94/EU);
- regolamento sul monitoraggio, il reporting e la verifica delle emissioni di CO2 del trasporto marittimo (‘EU MRV’, Regulation 2015/757/EU);
- la direttiva sulla riduzione del contenuto di zolfo nei carburanti liquidi (2016/802/EU);
- la rielaborazione della direttiva sulle energie rinnovabili (‘RED’, 2018/2001/EU).
Inoltre, lo scorso marzo 2023 il Parlamento e il Consiglio europeo hanno raggiunto un accordo sui combustibili nel settore marittimo, chiedendo di ridurre le emissioni delle navi del 2% entro il 2025 e dell’80% entro il 2050, per supportare l’Ue nella sfida di divenire carbon-free il prima possibile. La normativa si applicherà alle navi di stazza lorda superiore a 5000 tonnellate, che sono in linea di principio responsabili del 90% delle emissioni di CO2, per il 100% dell’energia utilizzata nei o tra i porti dell’Ue, nonché al 50% dell’energia utilizzata nei viaggi in cui il porto di partenza o di arrivo si trova al di fuori dell’Ue.
GLI OBIETTIVI DELL’IMO PER LA RIDUZIONE DEGLI INQUINANTI
L’International Maritime Organization (IMO), l’ufficio delle Nazioni Unite che si occupa di trasporto marittimo, ha addotato una specifica strategia per fronteggiare il cambiamento climatico. Le misure dell’IMO, come riportato dal rapporto, si basano sul Pollution Prevention Treaty (MARPOL), l’Energy Efficiency Design Index (EEDI), (obbligatorio per le nuove navi) e lo Ship Energy Efficiency Management Plan (SEEMP). Dal 2018 l’IMO ha adottato una strategia che mira a ridurre e, nel tempo, eliminare le emissioni di gas serra. L’obiettivo è ridurre l’intensità delle emissioni di CO2 di almeno il 40% entro il 2030 e del 70% entro il 2050 rispetto al 2008. Per quanto riguarda i gas serra, è stata stabilita una riduzione del 50% entro il 2050 rispetto al 2008.
L’EFFICIENTAMENTO ENERGETICO DEL SETTORE SHIPPING
L’IMO ha stabilito anche misure vincolanti in materia di efficienza energetica (Energy Efficiency Design Index – EEDI). Entro il 2025 tutte le nuove navi devono essere il 30% più efficienti rispetto al 2014 e le navi esistenti devono predisporre un piano di gestione dell’efficienza energetica che includa miglioramenti nella pianificazione del viaggio, manutenzione e pulizia più frequenti, e l’introduzione di misure tecniche come sistemi di recupero del calore residuo o l’utilizzo di una nuova elica.
L’IMO HA DISCUSSO DEI CARBURANTI ALTERNATIVI MA, PER IL MOMENTO, SONO ANCORA TEORIA
Nell’ottobre del 2022 l’IMO ha organizzato il secondo simposio sui carburanti alternativi a zero emissioni di carbonio. Al centro del simposio c’è stata la necessità di garantire una transizione giusta e inclusiva verso il trasporto marittimo a bassa emissione di carbonio. Tuttavia, bisogna tenere bene a mente che il 90% del trasporto merci nel mondo avviene via mare: secondo le stime dell’SMR i tempi per la transizione green possono essere lunghi e sono necessari enormi investimenti, non meno di 3 trilioni di dollari per ottenere la totale Decarbonizzazione del trasporto marittimo. Attualmente l’adozione di carburanti alternativi interessa il 5,5% della flotta in navigazione. Nel medio termine si può prevedere una progressiva sostituzione del GNL con il biometano, ammoniaca ed a lungo termine l’idrogeno perché più sostenibili e dal minor impatto ambientale.
LE NAVI CON CARBURANTE ALTERNATIVO: SOLO IL 5,1% DELLA FLOTTA MONDIALE
Nel 2023 il 5,1% delle navi utilizza carburante alternativo, all’inizio del 2022 era solo il 4,4%, e il 46,4% del portafoglio ordini in termini di stazza (GT) è in grado di utilizzare combustibili alternativi. In particolare, con 71 milioni di GT, la flotta compatibile con il GNL (Gas Naturale Liquefatto) rappresenta il 4,6% della flotta globale. Sul portafoglio ordini totale, il 39,5% del tonnellaggio è destinato all’utilizzo di GNL (832 unità), il 3,5% all’utilizzo di metanolo (63 unità), il 2,1% di GPL (88 unità) e il 2,3% all’utilizzo di altri combustibili alternativi, tra cui l’etano (16), l’idrogeno (15), i biocarburanti (7) e propulsione a batteria/ibrida (230). Le tecnologie di risparmio energetico (EST) sono state installate su oltre 5.850 navi, pari al 25,6% del tonnellaggio della flotta: questo include condotti dell’elica, bulbi del timone, aquiloni eolici, sistemi di lubrificazione dell’aria e altro.
LA RIDUZIONE DELLO ZOLFO NEI COMBUSTIBILI MARINI
Il 1° gennaio 2020 è entrato in vigore un nuovo limite globale dell’IMO sul contenuto di zolfo nei combustibili marini. I nuovi regolamenti, noti come IMO 2020, impongono un contenuto massimo di zolfo dello 0,5% nei combustibili marini a livello globale. Il nuovo limite implica una riduzione del 77% delle emissioni complessive di SOx delle navi, pari a una riduzione annuale di circa 8,5 milioni di tonnellate metriche di SOx. Uno degli strumenti utilizzati dalle navi per ridurre la produzione di agenti inquinanti sono gli scrubber: apparecchiature che permettono di abbattere la concentrazione di sostanze presenti in un gas, nello specifico polveri e microinquinanti. Secondo i dati di Clarksons, come riportati dal rapporto SRM, gli scrubber sono installati su oltre 4.983 navi della flotta mondiale, pari al 25,3% dei GT totali. Partendo dal 2019, il numero di navi dotate di scrubber è cresciuto di molto, passando dalle 480 di gennaio 2019 alle oltre 4.900 di marzo 2023 (il 4,6% della flotta totale).
LA DIGITALIZZAZIONE NEL SETTORE SHIPPING COME ARMA DELLA SOSTENIBILITÀ
Un’altra strada per ridurre gli impatti ambientali e raggiungere gli obiettivi di sostenibilità è la digitalizzazione del settore shipping. Il World Economic Forum ha stimato l’impatto nei prossimi 10 anni dell’applicazione della tecnologia digitale nell’industria logistica che si può quantificare nella creazione di 2 milioni di occupati e nella riduzione delle emissioni di carbonio pari a 10 milioni di tonnellate. Il mercato globale della digitalizzazione marittima è stato valutato in 157,4 miliardi di dollari nel 2021 e si prevede che raggiungerà i 423,4 miliardi di dollari entro il 2031, con una crescita del 10,7% dal 2022 al 2031.