Soltanto poche settimane fa il colosso cinese Geely ha annunciato di voler bloccare la costruzione di nuove fabbriche al di fuori della Cina. Ora Reuters sostiene che pure il marchio di punta del Dragone, Byd (nel 2024 è riuscita, d’un soffio, a entrare nella top ten dei costruttori che hanno venduto il maggior numero di modelli al mondo grazie alla QIN che ha immatricolato 502mila vetture, dietro alla Model 3 di Tesla che s’è piazzata nona con 560mila auto elettriche. Per curiosità: Toyota rimane la 1 al mondo grazie a Rav4, ma subito dietro c’è la Model Y di Elon Musk) avrebbe deciso di rallentare le attività produttive negli ultimi mesi. La domanda perciò sorge spontanea: che sta succedendo in Cina?
BYD ACCELERA…
Ufficialmente, il colosso asiatico continua l’arrembaggio europeo. E fervono preparativi e indiscrezioni sul varo della Byd Zhengzhou, la settima nave cargo realizzata appositamente per trasportare le vetture del costruttore cinese in tutto il mondo. Tuttavia, data la blindatura dei confini americani sigillati già sotto Joe Biden con la motivazione che non ci si può fidare della tecnologia cinese, la prua del mercantile con ogni probabilità sarà puntata verso l’Europa.
Il cargo Ro-Ro (roll-on/roll-off), secondo le indiscrezioni di stampa, già in mare per gli ultimi test prima della consegna, può trasportare almeno 7mila vetture, ha una lunghezza di 200 metri, una larghezza di 38, una stazza lorda di 69 mila tonnellate per una capacità di trasporto pari a 18.400 tonnellate. I piani del produttore di automobili cinese di Shenzhen, nella provincia del Guangdong, prevedono di mettere in mare una ottava nave entro la fine del 2025. Sarebbero già 70mila le vetture che Byd ha trasportato ai quattro angoli del globo via mare finora.
…OPPURE FRENA?
Eppure, secondo Reuters, Byd nell’ultimo periodo avrebbe rallentato significativamente la propria produzione. Segnali in tal senso giungerebbero dall’aver ridotto i turni notturni in almeno quattro delle sue sette fabbriche cinesi e rinviando i programmi di ampliamento delle catene di montaggio. Anche i dati numerici fotograferebbero il primo, significativo, rallentamento delle vendite dopo anni di crescita senza sosta che avrebbe portato a un pericoloso aumento delle scorte in magazzino in madrepatria.
La stessa agenzia governativa China Association of Automobile Manufacturers rivela numeri alla mano che la crescita della produzione di Byd è rallentata ad aprile al 13% nel confronto anno su anno mentre a maggio allo 0,2%. Reuters fa notare come, prendendo un campionamento più ampio, ovvero confrontando i dati di aprile – maggio con l’intero quarto trimestre dello scorso anno i volumi medi dei due mesi risultano in calo del 29%.
LO SFOGO DI BYD
Non era passato inosservato l’irrituale sfogo pubblico della vicepresidente esecutiva di Byd, Stella Li, che soltanto pochi giorni fa in un’intervista a Bloomberg. si era lamentata della situazione altamente concorrenziale cinese che ha portato allo scoppio dell’ultima guerra dei prezzi avviata in patria proprio dalla sua azienda: “Non è sostenibile”, aveva sbottato la top manager, sottolineando che un consolidamento del settore è probabile con la maturazione del mercato.
I forti tagli ai listini della Casa cinese sono stati attribuiti dagli analisti di Deutsche Bank ripresi da Quattroruote alla necessità di ridurre un inventario dei concessionari in rapida crescita, con ben 150 mila vetture entrate in stock nei primi quattro mesi dell’anno: “Secondo le nostre verifiche, le scorte ammontano attualmente a tre o quattro mesi, probabilmente il massimo che i rivenditori possono gestire”, viene motivato dagli esperti.
In chiusura si segnala che l’espansionismo cinese almeno nell’immediato sarà rallentato anche dall’ormai certo affondamento della Morning Midas, la nave cargo della Zodiac Maritime (parte di Ofer Global con sede a Monaco e presieduta da Eyal Ofer) che trasportava circa 350 tonnellate di gas combustibile e 1.530 tonnellate di olio a bassissimo tenore di zolfo ma soprattutto almeno 3.000 veicoli (la stampa locale parla di Chery, Great Wall e Saic): a inizio giugno era stato documentato lo scoppio a bordo di un vasto incendio. La nave si trovava a sud-ovest dell’isola di Adak, in Alaska.