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Porsche affila la mannaia dei tagli per provare a uscire dalla crisi

L'amministratore delegato di Porsche prende carta e penna per avvertire i dipendenti dei nuovi tagli in arrivo nel tentativo di uscire dalla crisi. Il costruttore di Stoccarda aveva già annunciato tagli per 1900 posti di lavoro entro il 2029 a inizio anno. Ma la situazione poi è ulteriormente peggiorata, soprattutto in Cina dove le automobili tedesche vengono superate da marchi locali, come per esempio Xiaomi

“La situazione rimane grave e il settore si sta sviluppando in modo molto dinamico”, è uno dei passaggi più significativi della lettera ai dipendenti scritta dall’amministratore delegato di Porsche, Oliver Blume, i cui estratti sono immancabilmente finiti sui media tedeschi, attraverso l’agenzia Dpa.

Il motore dell’auto sportiva tedesca, del resto, non ingrana e, dopo un 2024 eccezionalmente difficile, la situazione è persino peggiorata se si considera che il marchio di Stoccarda nella prima metà del 2025 ha consegnato appena 146.391 veicoli, certificando una nuova flessione rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente, soprattutto in Cina dove i 21.302 veicoli venduti nei concessionari hanno concretizzato una contrazione del 28%.

COSA HA SCRITTO BLUME SULLA CRISI AI LAVORATORI DI PORSCHE

Per provare a uscire da questa crisi eccezionale, Porsche ha bisogno di intraprendere misure drastiche. “Nella seconda metà del 2025, i rappresentanti dei datori di lavoro e dei lavoratori negozieranno un secondo pacchetto strutturale per garantire la performance a lungo termine dell’azienda”, l’avvertimento di Blume, vero fulcro della missiva inoltrata alle maestranze.

Non viene fatto diretto accenno a tagli sull’organico, che prima comunque andranno discussi con i sindacati. A inizio anno l’azienda aveva annunciato la necessità di dovere operare una riduzione di 1.900 posti di lavoro entro il lustro, ma poi la situazione nei due trimestri successivi si è incancrenita.

LE PROSPETTIVE PER IL 2025

A fine aprile Stoccarda ha dovuto ammettere che il fatturato atteso per il prossimo anno oscillerà tra i 37 e i 38 miliardi di euro, contro la precedente forbice fra i 39 e i 40 miliardi. Anche la redditività operativa ha subito ritocchi verso il basso col margine sulle vendite finito tra il 6,5% e l’8,5%, in deciso calo rispetto al 10-12% stimato in precedenza.

Insomma, il 2025 sarebbe dovuto essere l’anno del riscatto e invece il motore continua a fare i capricci, per questo per uscire dalla crisi serviranno ora le misure cui fa riferimento nella lettera il Ceo di Porsche.

I CAMBI DI PILOTA

Nel corso del 2024 la situazione emergenziale era stata plasticamente rappresentata dagli improvvisi cambi ai vertici della società guidata dal ceo Oliver Blume, anche al timone del Gruppo Volkswagen, con Lutz Meschke, vice presidente del consiglio di gestione e responsabile Finanza e IT e Detlev von Platen, capo di Vendite e Marketing, che hanno visto i loro contratti risolversi anticipatamente.

IL MOTORE DI PORSCHE SINGHIOZZA IN CINA

Come già si anticipava, la Cina continua a essere epicentro dei problemi del costruttore di Stoccarda. Nei primi sei mesi i veicoli consegnati nel Paese asiatico sono stati poco più di 21mila, per una diminuzione del 28 per cento sul semestre dell’anno prima. Un crollo reso ancora più pesante dal fatto che Porsche nei 12 mesi dello scorso anno sempre in Cina era riuscita a consegnare ai clienti 56.887 automobili, con una diminuzione sempre di 28 punti percentuali rispetto al 2023.

Tuttavia, rispetto ad altri mercati, quello cinese non si è affatto contratto, anzi, continua a crescere (+5,5 per cento) e l’interesse dei cinesi per veicoli sportivi e di lusso è ben testimoniato per esempio dall’ottimo debutto del marchio hi-tech Xiaomi nel settore delle auto elettriche: 130.000 SU7 distribuiti in tutta la Cina. E se si considera che i migliori risultati economici sono totalizzati negli Usa (43.577 consegne, +10% rispetto al primo semestre 2024), su cui aleggiano però i dazi di Donald Trump, si comprendono bene le difficoltà di Porsche di riuscire a rimettersi in carreggiata nella distribuzione extra europea.

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