Il primo semestre del 2025 si è rivelato particolarmente difficile per l’industria automobilistica tedesca. A confermarlo sono i dati ufficiali resi noti dalle stesse aziende in questi ultimi giorni. Sebbene i ricavi siano rimasti complessivamente stabili, le principali case hanno registrato una drastica contrazione degli utili: Porsche ha visto i profitti calare del 70%, Mercedes-Benz del 50% e Volkswagen del 40%. I dati più aggiornati di BMW sono attesi a breve, ma le prospettive non sembrano più rosee. A incidere sono diversi fattori: il rallentamento del mercato cinese, le tensioni commerciali globali e la complessa transizione verso la mobilità elettrica.
IL MERCATO CINESE NON È PIÙ L’ELDORADO DI UNA VOLTA
Tra le principali criticità emerse figura la Cina, da anni il più grande mercato automobilistico mondiale. Nonostante una crescita complessiva, alcune fasce del settore mostrano segnali di rallentamento, mentre – osservano gli analisti tedeschi – la concorrenza interna si è intensificata con oltre cento marchi in competizione. Il segmento dell’elettrico è particolarmente avanzato nel Paese asiatico, ma le proposte delle case tedesche faticano ancora a convincere la clientela locale. Inoltre, l’introduzione di una tassa sul lusso colpisce duramente i marchi cosiddetti “premium”, aggravando il quadro per i produttori europei.
Accanto alla situazione cinese, anche il mutato scenario del commercio globale ha influito pesantemente. Il ritorno di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti ha riacceso la stagione del protezionismo, imponendo dazi del 15% sulle esportazioni europee verso il mercato americano. Nonostante iniziali cauti entusiasmi all’indomani dell’accordo Ue-Usa, gli esperti spiegano che anche per l’auto questo rappresenta un duro colpo per le case tedesche, che negli ultimi decenni avevano sviluppato un modello produttivo fortemente globalizzato, con stabilimenti e flussi commerciali sparsi in tutto il mondo. A trarne beneficio, in parte, potrebbero essere BMW e Mercedes, che esportano auto dall’America verso l’Europa, e quindi approfitteranno della decisione dell’Unione Europea di azzerare i dazi in ingresso.
TRANSIZIONE PIÙ LENTA E TAGLI AI COSTI
Il passaggio alla mobilità elettrica rappresenta l’altro grande snodo critico. Le aspettative iniziali su una rapida diffusione dei veicoli a batteria si stanno rivelando eccessivamente ottimistiche. In Cina, i veicoli elettrici e ibridi hanno ormai superato il 50% delle immatricolazioni, ma in Europa la quota si ferma intorno al 15% e negli Stati Uniti addirittura al 7%. Secondo Ola Källenius, CEO di Mercedes, la transizione è in corso, le strategie per l’elettromobilità restano valide, ma tutto richiederà più tempo del previsto.
Di fronte a questo scenario più intricato, le case automobilistiche tedesche hanno avviato piani di razionalizzazione dei costi. Cioè tagli e risparmi. Porsche, guidata da Oliver Blume, ha annunciato un “riorientamento strategico” e prevede oneri straordinari per oltre 1,1 miliardi di euro nel 2025, legati a dazi, investimenti nel settore batterie e ristrutturazioni interne. Un nuovo pacchetto di risparmi verrà discusso dopo l’estate. Anche Mercedes sta intervenendo sulla propria struttura dei costi per contrastare la pressione fiscale, la contrazione della domanda e l’instabilità geopolitica.
E i fornitori non se la passano meglio. Grandi nomi come Bosch, ZF e Continental devono affrontare difficoltà simili.
PREVISIONI 2025 AL RIBASSO
Tutte le principali case automobilistiche hanno rivisto al ribasso le previsioni per il 2025: Porsche stima un rendimento sul fatturato fra il 5% e il 7%, Mercedes punta a superare il 6%, mentre Volkswagen si attende margini tra il 4% e il 5%. Nonostante i margini in calo, i profitti continuano a essere sostanziosi – tra 1 e 7 miliardi di euro – e restano fondamentali per sostenere gli investimenti in elettrificazione, digitalizzazione e riorganizzazione delle catene di fornitura. Alcuni dirigenti, come Blume, intravedono una possibile ripresa nel 2026. Ma, dopo tante false partenze e con venti di nuovi dazi per nulla placati, la cautela resta d’obbligo.