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Nio, Byd, Calt e non solo: ecco le case della Cina che mettono la quinta sull’auto elettrica

La strategia della Cina sull'auto elettrica prova a conquistare il mercato globale grazie anche alle batterie (e gli Usa tremano)

 

Mentre la Cina mette il turbo sui veicoli elettrici ed è già pronta ad affrontare un futuro a batteria, gli Usa arrancano. E devono provare ad accelerare per rimettersi in carreggiata: solo Tesla, seppur ha catturato l’attenzione popolare, non basta.

La politica della Cina ha, infatti, favorito una vera e propria nascita di un’industria che tanto punta sulle batterie.

Tutti i dettagli.

DA START-UP A CASE AUTO GLOBALI?

La spinta della Cina nei veicoli elettrici è iniziata poco più di un decennio fa, guidata da un ex ingegnere di Audi di nome Wan Gang. Pechino ha finanziato il settore mettendo sul piatto fino a 30 miliardi di yuan (4,54 miliardi di dollari) in sussidi. Numerose le start-up che sono nate. Alcune sono fallite, altre provano la scalata nel mercato mondiale.

Tra queste, Nio si è quotata a New York nel 2018 e da allora è salita di oltre il 340%. Li Auto e Xpeng sono hanno fatto il debutto a Wall Street quest’anno e le loro azioni sono aumentate rispettivamente di oltre il 65% e il 35%.

I NUMERI DI SETTORE DI PECHINO

In Cina, il settore automobilistico rappresenta circa un sesto dei posti di lavoro e circa il 10% delle vendite al dettaglio, secondo i dati ufficiali per il 2018 compilati dal Ministero del Commercio.

IL MERCATO DELLE BATTERIE

Ma è soprattutto sulle batterie che la Cina gioca un ruolo di primo piano su quello che è alla base delle auto elettriche, la batteria. Due società cinesi, Contemporary Amperex Technology, Catl, e Byd, rappresentano circa un terzo del mercato globale, secondo i dati UBS, riportati da Cnbc. E Calt è pronta ad aumentare ancora la sua quota di mercato.

OLTRE 142 MEGAFABBRICHE PER LE BATTERIE IN CINA

L’impegno della Cina per le batterie passa e poggia su numeri ben precisi: su 142 megafabbriche di batterie agli ioni di litio in costruzione a livello mondiale, infattti, oltre 107 sono in Cina, contro 9 degli Stati Uniti, secondo il rapporto “The Commanding Heights of Global Transport”, pubblicato il mese scorso da Securing America’s Future Energy (Safe) di Washington, DC.

UNA DOMANDA A FAVORE

Dalla sua, la Cina ha anche la domanda. “Quasi tutte le principali case automobilistiche stanno prendendo sul serio l’elettrificazione dei trasporti e stanno investendo molto nella tecnologia”, afferma il rapporto di Safe. “Le case automobilistiche investiranno 300 miliardi di dollari nei prossimi 5-10 anni nello sviluppo e nella produzione di veicoli elettrici. Significativamente, quasi la metà di questa spesa per investimenti avverrà in Cina, ovvero dove l’industria ritiene che la domanda sarà alta”.

USA: UN SETTORE A RISCHIO

La questione, per gli Usa, si fa seria, dunque. Se è vero che l’americana Tesla è la prima casa auto 100% elettrica che sta provando a sfidare il mercato globale e a diventare un’azienda che guarda alle masse, è anche vero che una vera industria delle auto elettriche negli States ancora non c’è.

E i rischi non sono pochi. Negli Stati Uniti, infatti, il settore sostiene 10 milioni di posti di lavoro e contribuisce per quasi il 3,5% al ​​PIL nazionale, secondo il “China Task Force Report” della Commissione per gli affari esteri dei repubblicani pubblicato il 29 settembre.

Se gli Usa non vogliono veder morire l’industria auto devono accelerare.

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