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Auto elettrica, tutti gli intoppi di Nio verso gli Stati Uniti

Nio, la società cinese che produce auto elettriche, la scorsa settimana ha chiesto di quotarsi in Borsa negli Stati Uniti. Tuttavia emergono alcuni dubbi

Nio, la società cinese che produce auto elettriche, la scorsa settimana ha chiesto di quotarsi in borsa negli Stati Uniti. Tuttavia emergono alcuni dubbi sulla sua possibilità di centrare l’obiettivo, sia per problemi legati alla produzione che per ostacoli di natura finanziaria.

IL BUSINESS DI NIO

L’azienda, fondata nel 2014, ha progettato e sviluppato, in quantità ridotta, la EP9, auto a guida autonoma, e l’ES8, un suv da 8 passeggeri che ha fatto il suo debutto a dicembre 2017 e la cui produzione è iniziata la scorsa primavera. I primi modelli sono stati spediti ai clienti americani a giugno.

L’azienda ha in programma un Suv più piccolo, l’ES6, di cui le prime consegne sono previste per il 2019. L’ES8 si presenta come competitor del Model X di Tesla, anche se costa circa la metà, e proprio la società di Elon Musk è finita nel “mirino” della concorrenza di Nio.

«Tesla è una compagnia fondata nell’era di internet, Nio invece nell’epoca di internet mobile – ha dichiarato il fondatore della startup cinese Bin Li – Un’era nuova, in cui gli smartphone e le app giocano un ruolo molto più grande nelle vite quotidiane degli utenti, in cui le compagnie hanno una grandiosa opportunità di rivoluzionare l’industria dell’automotive».

Nio è considerata la startup più avanti nello sviluppo del proprio business: molte delle sue competitor, Faraday Future, Lucid Motors , Byton e altre, non hanno ancora avviato la produzione e sono in buona parte ancora in cerca di finanziamenti.

I DUBBI SULLA PRODUZIONE

Tuttavia la strada verso il successo dell’azienda cinese è tutt’altro che spianata. Tanto per cominciare il sistema di produzione lascia agli analisti diversi dubbi. Nio è partita a passo ridotto. Al momento le ES8 spedite, secondo i dati diffusi da Theverge.com, sono appena 481, e i ricavi ammontano a soli 7 milioni. Una partenza in sordina che potrebbe essere voluta, considerato che risolvere eventuali problemi sui prodotti è molto più complicato nel caso di un lancio massivo sul mercato, anche dal punto di vista del marketing.

In ogni caso, gli ordini dall’estero sono piuttosto scarsi: circa 17mila da dicembre a oggi a fronte di una domanda interna in Cina di circa un milione di pezzi. Anche questo potrebbe rivelarsi un vantaggio, considerato che Nio sta subappaltando la produzione ad un’azienda esterna, Jinghuai Automobile Group (Jag), e non è detto che in caso di picco di richieste, queste possano essere soddisfatte in tempi brevi. L’azienda ha dichiarato che se tutti le 17mila prenotazioni dovessero oggi convertirsi in ordini, ci vorrebbero «dai sei a nove mesi» per completare le consegne.

Inoltre l’accordo fra Nio e Jac prevede che la startup debba rimborsare la subappaltatrice per le perdite incontrate nei primi 3 anni del contratto. Ha già pagato 14,5 milioni di dollari e la cifra che potrebbe lievitare, se la richiesta di auto dovesse impennarsi oltremodo.

GLI OSTACOLI FINANZIARI

Infine ci sono le questioni finanziarie. Nio, che nelle casse ha 668,5 milioni, ha perso 1 miliardo e 600 milioni di dollari negli ultimi 3 anni per lo sviluppo dell’EP9 e del ES8, e si prevedono per prossimi tre anni perdite per altri 1,8 miliardi. Il problema non sembra tanto la ricerca degli investitori, i quali non dovrebbero mancare, considerato l’entusiasmo che genera un’azienda che – come Tesla – non si presenta solo come una produttrice di automobili ma come promotrice dello sviluppo di una “rivoluzione” digitale in senso lato. Piuttosto, l’incertezza della direzione verso cui punterà il management.

Scrive Theverge.com che l’azienda non ha ancora deciso chiaramente dove investire. «Molti fondi copriranno ricerca e sviluppo, vendita e marketing, oltre che la produzione. Ma il destino del denaro sarà del tutto in mano alla dirigenza. L’offerta pubblica iniziale, da quanto emerge, non sembra dare molta voce in capitolo agli azionisti, dunque il potere decisionale sarà in mano a Li e alla holding Tencent, avranno “considerevole influenza” in una struttura che limiterà la capacità degli investitori» di influenzare le decisioni del board.

Restano tuttavia le intenzioni di Nio di andare alla conquista del mercato finanziario americano, anche per dimostrare di essere un’azienda pronta ad affrontare un salto di qualità con la trasparenza richiesta per questa sfida.

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