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Navi a Lng: se i porti italiani non si adeguano, perdono turismo in mare

Il futuro della mobilità navale sostenibile passa per gas liquefatto Lng. E se i porti italiani non di adeguano rischiano di perdere il mercato turistico marittimo E’ il modello di vacanza più inquinante, con un’incidenza di CO2 maggiore di tutto il reparto turistico. Le crociere, queste enormi città galleggianti consumano come 14.000 automobili, producendo almeno…

Il futuro della mobilità navale sostenibile passa per gas liquefatto Lng. E se i porti italiani non di adeguano rischiano di perdere il mercato turistico marittimo

E’ il modello di vacanza più inquinante, con un’incidenza di CO2 maggiore di tutto il reparto turistico. Le crociere, queste enormi città galleggianti consumano come 14.000 automobili, producendo almeno il 17% delle emissioni totali di ossidi di azoto, riscontrabili nelle città portuali e nelle zone costiere. Per correre ai ripari è stato lanciato il gas Lng, un gas liquefatto, naturale che comporta bassissime percentuali di inquinamento, da utilizzare come carburante delle navi. Anche se il petrolio fa sempre più gola, visto che il prezzo è sceso, i grandi colossi del turismo marittimo si stanno comunque muovendo in una direzione green costruendo le nuove navi del futuro.

Serve adeguarsi, per non perdere il mercato

Il problema però sul quale si sta cercando di trovare una soluzione è quello di assicurare il rifornimento nei porti italiani per questa nuova alimentazione. I depositi di Lng si potrebbero accostare a delle “bettoline” capaci di trasportare il carburante alle navi in banchina. Ma se i porti italiani non si organizzano il rischio è quello di perdere un mercato che ad oggi è tra i più redditizi nel settore turistico. Negli ultimi 20 anni si è assistito ad una costante crescita, nonostante i vari fatti di cronaca che hanno riempito le pagine dei giornali. La crociera è diventata una delle soluzioni preferite per le vacanze. Ogni anno arrivano a trasportare circa 20 milioni di passeggeri nel mondo e 800.000 sono in Italia, toccando i più disparati itinerari e garantendo un servizio ad altissimi livelli.
A sollecitare presto una soluzione al problema del rifornimento da Lng ci hanno pensato due dei più importanti colossi del mercato delle crociere: MSC e Carnival.

La Carnival è il marchio principale del gruppo crocieristico statunitense. Fondata a Miami nel 1972 da Ted Arison, in questi giorni sta realizzando con Fincantieri la terza nave di Carnival Cruise nella classe Vista. La consegna dell’unità navale è prevista nell’autunno 2019.

MSC invece nasce nel 1995, dopo l’incendio dell’Achille Lauro, optò per un rinnovamento totale trasformandosi nell’attuale compagnia. Ad oggi conta una flotta con 12 navi.

E serve accelerare

I rappresentanti dei due colossi, stanno insistendo per una rapida soluzione. Costa intanto sarà la prima compagnia ad avere due navi alimentate anche in mare aperto con Lng. I tempi di realizzazione sono previsti per il 2019 quindi bisogna trovare una soluzione alla svelta. Msc invece vedrà l’arrivo delle prime navi Green nel 2022 ma ha necessità di sapere quali saranno i porti di partenza almeno due anni e mezzo prima. “Oggi una nave così” ha spiegato Gianni Onorato, ad di Msc Crociere, “ non potrebbe venire a Genova. I fondali non sono abbastanza profondi per il sistema di rifornimento Lng” Onorato ha poi sottolineato che il futuro dipenderà proprio dal trovare una soluzione il problema:” Noi posizioneremo la nave solo dove si troverà il rifornimento”.

Anche Arnold Donald, ceo di Carnival, ha spronato l’Italia ad attrezzarsi per l’arrivo delle nuove navi già ordinate ai cantieri.
Ma non solo compagnie marittime, tra gli attori interessati al nuovo combustibile c’è anche il Gruppo Snam ed E

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dison. I primi hanno raddoppiato il rigassifictore di Panigaglia proprio in funzione dell’Lng, mentre Edison sta avviando una rivoluzione interna finalizzata ai servizi innovativi con un occhio puntato sulle rinnovabili.

In attesa di una mobilità navale elettrica

Il Futuro della mobilità via mare passa anche attraverso altre tecnologie. Tantissime aziende infatti ,con la collaborazione dei cantieri navali, stanno realizzando imbarcazioni elettriche o ibride, che puntano al rispetto dell’ambiente anche nella navigazione.

Alla luce dell’altissimo tasso di inquinamento delle navi, le nuove tecnologie porteranno ad un abbattimento di emissioni inquinanti. Questi mezzi non inquinano e non consumano carburante, sono silenziosi ed economici,.
Ma non solo: abbattono al massimo il moto ondoso e fanno rifornimento ricaricandosi direttamente con l’energia proveniente dalla rete elettrica.

Si stanno producendo moltissimi prototipi, di differenti dimensioni, sia in Italia che all’estero. Anche l’utilizzo sarà differenziato a seconda del progetto realizzato. Come Scossa, il battello elettrico che trasporterà fino a quaranta passeggeri lungo il Canal Grande di Venezia.

L’imbarcazione è uno dei rari esempi di soluzioni sostenibili: dotata di un motore elettrico da 180 kW all’interno dello scafo, è operativa in modalità “full electric” all’interno nel centro cittadino, e passerà al diesel nei tragitti aperti in maniera da ricaricare il pacco batterie.
Lungo quasi 15 metri e largo 3,20, costruito per Alilaguna dai Cantieri Vizianello, in collaborazione con Siemens Italia – Divisione Nautica, il battello è il classico esempio di come una soluzione ibrida possa mantenere le stesse performance delle vecchie imbarcazioni.
Un altro vantaggio delle imbarcazioni green è quello che la loro batteria può diventare una sorta di zavorra, contribuendo alla stabilità e quindi alla sicurezza nella navigazione.

Trasporto marittimo: rappresenta il 5% del totale globale

naviI prossimi anni si apprestano a essere quelli che celebreranno il rinnovabile e il sostenibile. Due asset su cui le compagnie stanno fortemente incentrando investimenti in termini economici e di risorse. Se non si correrà subito ai ripari le emissioni di anidride carbonica dalla mobilità marittima, che ad oggi si aggirano intorno al 4% e il 5% del totale globale, potrebbero arrivare addirittura al 72% entro il 2020.

L’avvertimento arriva dall’IMO, l’Organizzazione marittima internazionale. Uno dei problemi legati alle grandi imbarcazioni è anche quello dell’acqua di zavorra. Ogni nave prende dell’acqua in una regione costiera e la scarica in un’altra. Quest’acqua verrà poi nuovamente trasportata da un’altra nave che la lascerà in un altro porto. Questo circolo vizioso destabilizza l’equilibrio dell’ambiente marino. Questo sistema è destabilizzante soprattutto per gli animali. I mammiferi marini sono a rischio estinzione. Si consideri che le morti per collisione tra navi e animali marini sono considerate una delle prime cause.

Per non parlare dei gas di scarico, dei rifiuti, dei liquami o dei disastri petroliferi.
Insomma la strada c’è ed è già delineata, basta correre ai ripari e cercare di coordinarsi affinché l’innovazione tecnologica e la civiltà camminino insieme puntando alla salvezza del Pianeta.

Federica Maria Casavola

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