Stando a uno studio di MOTUS-E, l’associazione che riunisce la filiera italiana della mobilità elettrica, in collaborazione con Strategy&, attraverso una gestione accorta dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) sarà possibile installare in Italia 21.400 punti di ricarica per i veicoli elettrici con un risparmio fino a 250 milioni di euro.
COSA PREVEDE IL PNRR
Nel testo del PNRR si legge che l’obiettivo complessivo dell’Italia, in quanto a infrastrutture di ricarica per le automobili elettriche, “è di oltre 3,4 milioni di infrastrutture di ricarica al 2030, di cui 32.000 pubblici, veloci e ultraveloci”. Il piano prevede 750 milioni di euro di finanziamenti al 2026 per la realizzazione di circa 21.400 punti di ricarica. Il focus è tutto sui punti di ricarica fast (cioè dalla potenza di 50 kilowatt) in città e nelle superstrade,
COSA PROPONE MOTUS-E
Sul totale di 21.400 punti di ricarica da realizzare, MOTUS-E propone la seguente ripartizione: 5400 punti di tipo fast (dai 50 ai 100 kW), 10.700 di tipo superfast 1 (dai 100 ai 200 kW) e 5400 di tipo superfast 2 (più di 200 kW). La tecnologia quick (meno di 44 kW) non viene presa in considerazione.
I 5400 punti fast, si legge nello studio, dovranno essere distribuiti “intelligentemente sul territorio” e permetteranno di soddisfare le ricariche “d’emergenza”. I 16.100 punti superfast 1 e 2, invece, andranno a ridurre la cosiddetta “ansia da ricarica” dei guidatori di veicoli elettrici, permettendo loro di coprire lunghe tratte (più di 500 chilometri).
I fondi, se così ripartiti, permetterebbero di soddisfare gli obiettivi del PNRR con una spesa di 500 milioni di euro, anziché 750.
LA DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA
Per favorire una copertura omogenea del territorio italiano, lo studio di MOTUS-E propone di distribuire i punti di ricarica in questo modo (CP sta per charging point, “punto di ricarica”):
COSA E COME FINANZIARE
MOTUS-E invita le autorità italiane a finanziare non soltanto l’installazione del punto di ricarica, ma anche le spese di adattamento e allacciamento alla rete, “soprattutto se extra-ordinarie”. E chiede di installazione i punti di ricarica veloce non soltanto nei centri urbani (che si ritroverebbero in una situazione di sovrabbondanza), ma anche lungo le dorsali principali del paese.
Di contro, MOTUS-E si oppone alla “sovra-infrastrutturazione delle stazioni carburante a discapito di location ed operatori più efficienti” ed è contraria all’affidamento in gestione esclusiva dei fondi alle amministrazioni regionali e pubbliche.
Nel modello di governance elaborato dall’associazione, i fondi verranno gestiti a livello centrale da un team ministeriale, che si occuperà di recepire le richieste degli operatori, verificarne l’idoneità a ricevere i fondi, erogare le somme e monitorare lo stato delle attività (con il supporto delle regioni). Potranno effettuare la richiesta, si legge nello studio, solo gli operatori che dimostrino di avere sul territorio dell’Unione europea almeno cento punti di ricarica operativi da più di sei mesi, in modo da destinare le risorse solo agli attori dal know-how adeguato. Il finanziamento, infine, verrà erogato in trenta giorni solo dopo la dimostrazione che il punto è accessibile su una piattaforma aperta e che garantisce l’interoperabilità.