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F 35 Cavour Indo-pacifico

Da Morosini a Cavour, cosa significano le navi italiane nell’Indo Pacifico?

Esperti del settore e addetti ai lavori analizzano l'invio della portaerei Cavour nell'Indo-Pacifico per attività addestrative a fine anno. Nel frattempo parte dalla base di La Spezia il Pattugliatore Polivalente d'Altura Francesco Morosini per una campagna navale di 5 mesi nel teatro Asia-Pacifico.

 

Dal Mediterraneo allargato, si allarga la proiezione dell’Italia fino all’Indo-Pacifico?

È quello che analisti e addetti ai lavori si stanno chiedendo dopo l’annuncio dell’ammiraglio Giuseppe Berutti Bergotto, sottocapo di stato maggiore della Marina, del prossimo invio della portaerei Cavour nell’Indo-Pacifico per attività addestrative con i partner della regione, nel corso di un convegno tenutosi il 14 marzo all’Università Cattolica di Milano.

Tra fine 2023 e inizio 2024 l’ammiraglia della nostra Marina dovrebbe quindi essere inviata in Oriente, ma dopo i lavori di manutenzione che cominceranno il mese prossimo presso i Cantieri navali di Palermo.

Ma prima ancora, partirà oggi dalla base di La Spezia il Pattugliatore Polivalente d’Altura Francesco Morosini per una campagna navale di 5 mesi nel teatro Asia-Pacifico.

“La crescente interazione tra Nato, Unione Europea e partner degli Stati Uniti nell’Indo-Pacifico volta al contenimento delle ambizioni marittime della Repubblica Popolare Cinese è la ragione principale per cui la Marina italiana sta estendendo il suo raggio d’azione anche all’Estremo Oriente”, sostiene Limes, la rivista di geopolitica diretta da Lucio Caracciolo.

“Il recente annuncio del Sottocapo di Stato Maggiore della Marina, l’Ammiraglio Giuseppe Berutti Bergotto, sull’invio della portaerei Cavour nell’Indo-Pacifico per attività addestrative con i partner della regione è una novità rilevante. Qual è la ragione strategica di una mossa del genere? Ci sono almeno 3 elementi da considerare al riguardo”, sostiene Alessandro Marrone, responsabile del Programma Difesa IAI, su Rid-Rivista Italiana Difesa diretta da Pietro Batacchi. “Il primo è la crescente rilevanza e interconnessione dell’Indo-Pacifico con il Mediterraneo Allargato, area di prioritario interesse nazionale. Le politiche assertive della Cina, sostenute da una crescita senza precedenti delle proprie Forze Armate, proiettano influenza in Africa, Medioriente e Balcani, e sono giudicate perlomeno come una sfida dai documenti strategici Nato e Ue” evidenzia Marrone.

Tutti i dettagli.

LA MISSIONE DI PATTUGLIAMENTO E ADDESTRAMENTO DI NAVE MOROSINI IN ESTREMO ORIENTE

Nel pomeriggio del 6 aprile alle 16.00 la nave Francesco Morosini, seconda unità della classe Pattugliatori polivalente d’altura (Ppa) della Marina Militare partirà dalla base navale di La Spezia per una campagna navale in estremo oriente che durerà cinque mesi.

A salutare l’equipaggio il sottosegretario di stato alla Difesa Matteo Perego di Cremnago e il comandante in capo della squadra navale ammiraglio Aurelio De Carolis. Durante la campagna il pattugliatore si spingerà fino all’estremo oriente e solcherà le acque del Mar Cinese arrivando a toccare i porti di Yokosuka, in Giappone (14-18 giugno) e Pusan, in Corea del Sud (21-24 giugno) effettuando attività di Naval Diplomacy in quindici porti di quattordici Paesi del sud-est asiatico. Nave Morosini prenderà parte anche all’operazione Agenor, dispositivo aeronavale europeo a connotazione prevalentemente marittima dispiegato tra Golfo Persico e la regione dell’Oceano Indiano per la salvaguardia della libertà di navigazione e la sicurezza delle navi in transito in quell’area (Emasoh).

“Quest’ultima missione rappresenterà dunque un’evoluzione più ampia e multilaterale del tour Indo-Pacifico effettuato da nave Carabiniere nel 2017” commenta Gabriele Abbondanza su Affarinternazionali.

LA MISSIONE DI CAVOUR NELL’INDO-PACIFICO

Dopodiché, dovrebbe essere Nave Cavour prendere il largo verso l’Indo-Pacifico.

Nello specifico, tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024, la Marina italiana invierà una squadra portaerei nell’Indo-Pacifico per operare con gli alleati, secondo quanto annunciato dal sottocapo di Stato Maggiore della Marina italiana, ammiraglio Giuseppe Berutti Bergotto, intervenendo a un convegno all’Università Cattolica di Milano.

“Navigherà fino al Giappone, prendendo poi la via del ritorno. La formazione comprenderà la portaerei Cavour e il naviglio di scorta, cioè un cacciatorpediniere, una fregata e un rifornitore di squadra”, ha spiegato Bergotto.

“La missione sarà preceduta dall’invio nel Pacifico del pattugliatore d’altura Morosini, che compirà una crociera addestrativa di quattro mesi”, ha aggiunto Berrutti Bergotto.

LE ATTIVITÀ CON I PAESI PARTNER

“Un altro elemento da considerare — segnala Alessandro Marrone su Rid — riguarda la rotta intrapresa già da tempo dalla Marina Militare, e nel complesso dalle Forze Armate italiane. Solo 3 Paesi al mondo sono oggi in grado di dispiegare un gruppo portaerei da cui operare i caccia di 5a Generazione F-35: Stati Uniti, Regno Unito e Italia”.

Non a caso dal 20 al 28 febbraio, il Gruppo Portaerei Italiano con Nave Cavour aveva partecipato nelle acque del Mar Mediterraneo, all’esercitazione Neptune Strike 23, organizzata e condotta dal comando alleato STRIKFORNATO (Naval Striking and Support Forces Nato). Il Gruppo Portaerei Italiano ha operato in attività congiunta con i gruppi portaerei statunitense e spagnolo ed era composto dalla portaerei Cavour, dal cacciatorpediniere Caio Duilio e da nave Etna.

Inoltre, “Prova di questa dinamica è la partecipazione della fregata Bergamini alla prima esercitazione navale congiunta Ue-Usa, svoltasi tra il 23 e 24 marzo 2023 in una parte non specificata dell’Oceano che divide Usa e Cina” ha aggiunto Giorgio Cuscito su Limes.

UN RUOLO PIÙ ATTIVO DELL’ITALIA RISPETTO ALLA SICUREZZA INTERNAZIONALE

Infine, un ultimo elemento “attiene a un ruolo più attivo dell’Italia rispetto alla sicurezza internazionale e agli interessi nazionali, nel Mediterraneo Allargato e non solo” sottolinea Alessandro Marrone.

“Si tratta di un trend di lungo periodo attuato già dai Governi Berlusconi, Renzi e Draghi, e accentuato dall’esecutivo Meloni. In particolare, rispetto all’Indo-Pacifico, per la prima volta un importante programma multinazionale di procurement come il Global Combat Air Programme (GCAP) tra Giappone, Italia e Regno Unito, è stato ufficialmente lanciato non dal Ministero della Difesa ma dalla Presidenza del Consiglio: un segno di attenzione politica che giova dello stretto rapporto tra la Premier e il Ministro della Difesa Crosetto” puntualizza l’esperto dello Iai.

CONSEGUENZE E RICADUTE PER LA MARINA MILITARE E IL SISTEMA-PAESE

Secondo Alessandro Marrone “l’attività della Marina Militare nell’Indo-Pacifico serve infatti diversi scopi complementari”. Tra questi l’incremento dell’interoperabilità “e i rapporti con le Marine dei Paesi partner, a cominciare dal Giappone”, il rafforzamento della “presenza militare internazionale a sostegno della libertà di navigazione e del diritto del mare in una regione oggetto di contese e pretese da parte cinese” e la creazione di “occasioni per diplomazia navale in chiave di sistema-Paese, compresa la cantieristica navale e l’industria della Difesa italiane”.

Tuttavia, secondo Limes “difficilmente tali attività si tradurranno in una stabile presenza italiana nell’Indo-Pacifico in funzione anticinese. La priorità strategica nostrana resta la sorveglianza del Mediterraneo, più che mai necessaria alla luce del protrarsi della guerra d’Ucraina, della cronica instabilità registrata sulla sponda africana e della radicata presenza di Russia e Turchia in Libia”.

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