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Marelli TECNOMECCANICA NICHE FUSINA

Marelli ha le batterie scariche: licenziamenti in arrivo

Un tempo controllata da Fca, la Marelli, fornitore per l’automotive, nata dalla fusione, tra il 2018 e il 2019, con Calsonic Kansei è ancora in affanno e prevederebbe altri licenziamenti

Va concretizzandosi la voce che era nell’aria già da diverse settimane: secondo quanto riporta MF-Milano Finanza, David Slump, il ceo del gruppo della componentistica auto ex Fiat Chrysler Automobiles e rilevato nel 2019 dal fondo Kkr attraverso il fornitore giapponese Calsonic Kansei, ha annunciato ai propri dipendenti la messa in atto di una drastica riduzione dei costi che passerà dalla chiusura di alcuni stabilimenti Marelli e da licenziamenti in varie sedi, Italia compresa.

LICENZIAMENTI IN MARELLI, COSA SAPPIAMO

In merito non c’è ancora nulla di ufficiale e, dobbiamo ammetterlo, le fonti risultano discordanti: c’è chi sostiene che per il nostro Paese il piano di esuberi riguarderà principalmente dirigenti, quadri e impiegati senza affondare troppo il colpo e chi di contro riporta che la mannaia si abbatterà su Bologna e a Bari.

Il piano industriale 2021 era già lacrime e sangue. Marelli aveva già tagliato il 7% della forza lavoro a livello globale (circa 500 unità in Italia, dirigenti compresi) ma occorre tornare ai profitti entro il 2023 perciò per la dirigenza è necessario, dopo la ristrutturazione, un’opera di alleggerimento. Era stato messo nero su bianco a metà dello scorso novembre novembre dal quotidiano finanziario nipponico Nikkei che, intervistando il ceo aveva raccolto dichiarazioni sul fatto che l’azienda avrebbe avuto bisogno di ridurre ulteriormente il numero dei dipendenti.

Ma andiamo con ordine.

MARELLI IN NUMERI

Un tempo controllata da Fca, la Marelli, fornitore per l’automotive, è nata dalla fusione, tra il 2018 e il 2019, tra Calsonic Kansei e Magneti Marelli.

Attualmente, Marelli Holding, fondata oltre 100 anni fa a Sesto San Giovanni, nel Milanese, ha 150 controllate per 170 siti produttivi, di cui 10 in Italia e circa 50 mila dipendenti. In Italia i suoi siti produttivi spaziano da Crevalcore, a Bari, a Caivano, a Melfi, a Sulmona, a Tolmezzo, a Bologna, a Corbetta e due a Venaria, impiegando oltre 7.000 dipendenti (per la precisione, 7.100).

IL TAVOLO COI SINDACATI

In allarme naturalmente i sindacati, Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Uglm e Associazione Quadri avranno un incontro con il gruppo a fine mese, ufficialmente sui temi contrattuali, ma appare scontato che in quella sede vorranno maggiori delucidazioni sulle fuoriuscite.

Esattamente un anno fa era stata siglata una duplice intesa che prevedeva di gestire 550 esuberi, di cui 100 dirigenti, con strumenti unicamente volontari, attraverso l’utilizzo delle dimissioni incentivate e del contratto di espansione soddisfacendo le richieste di garantire la presenza delle attività del Gruppo in Italia, sia dal punto vista industriale sia occupazionale. Che succederà ora?

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