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Tesla Germania

La Germania continua a essere una fornace di guai per Tesla?

La principale associazione a difesa dei consumatori tedeschi accusa Tesla di ledere la privacy e fare pubblicità ingannevole: ecco l'ultimo fronte aperto in Germania per il colosso statunitense dell'auto Ev

Se l’impianto di Grünheide è stato definito dallo stesso Elon Musk, patron di Tesla, «fornace che brucia soldi», la Germania continua a essere per il colosso dell’auto EV una incredibile fornace di guai. A breve riavvolgeremo il film per passare in rassegna tutte le sventure che hanno colpito l’ex startupper da quando ha deciso di mettere piede nel Vecchio continente, intanto, però, vediamo di capire di che portata siano i nuovi nuvoloni neri che si addensano all’orizzonte della realtà americana.

NUOVA CAUSA PER TESLA IN GERMANIA

Questa volta, incredibilmente, la gigafactory di Grünheide, che da sola, dal momento dell’annuncio della sua costruzione, ha provocato oltre 800 istanze, per lo più di animalisti e di comitati sorti spontaneamente (l’ultima causa ha riguardato l’accusa che, con la messa in funzione del maxi impianto, Tesla potesse prosciugare la falda lasciando a secco i cittadini del Brandeburgo), non c’entra.

La nuova causa è portata avanti dalla principale associazione di consumatori tedesca, la Vzbv (Verbraucherzentrale Bundesverband), presso il tribunale regionale di Berlino, che accusa Tesla di violare le normative sulla protezione dei dati e di pubblicità ingannevole sulle reali emissioni di anidride carbonica dei suoi veicoli.

LA GUARD MODE VIOLA LA PRIVACY DEI PASSANTI?

Ma andiamo con ordine. A finire sotto la lente di ingrandimento la modalità di sorveglianza Sentinella (Guard Mode): quando è attivata sulle auto in sosta, diverse telecamere collegate al veicolo registrano in modo permanente l’ambiente circostante, di solito anche i passanti. In alcuni casi, le registrazioni vengono memorizzate nel veicolo.

Si tratta di un trattamento di dati personali e come tale, per la Vzbv, dovrebbe essere soggetto al Regolamento generale sulla protezione dei dati. Inoltre, fa presente l’Associazione, non è consentita la registrazione di eventi nelle vicinanze del veicolo senza che ci sia alcun motivo. Secondo il Vzbv, l’uso della funzione Sentinella negli spazi pubblici non è quindi possibile.

QUEL CHE TESLA NON DICE NELLA PUBBLICITA’…

Ma c’è poi un altro fronte. Secondo Vzbv, Tesla fa anche dichiarazioni fuorvianti quando pubblicizza il risparmio di CO2 nell’acquisto delle sue auto elettriche. Tesla pubblicizza la sua Model 3 su Internet con emissioni di CO2 pari a “0 g/km”. Inoltre, la pubblicità contestata dal Vzbv recitava: “Tesla ha una sola missione: accelerare la transizione verso l’energia sostenibile”. E: “Il credo di Tesla: più velocemente superiamo la nostra dipendenza dai combustibili fossili e realizziamo un futuro senza emissioni, meglio è”. I consumatori presumono quindi, secondo Vzbv, che acquistando il veicolo ridurranno le emissioni di CO2 emesse dall’intero settore automotive. Per molti, questo è un motivo decisivo per passare a un’auto elettrica.

COSA SONO I CREDITI DI EMISSIONE

La realtà è diversa: ciò che le auto Tesla risparmiano in termini di CO2, sottolineano dall’Associazione, i veicoli di altri produttori sono autorizzati a emetterlo in aggiunta. E Tesla ci guadagna. Secondo i suoi stessi dati, solo nel 2020 l’azienda ha guadagnato 1,6 miliardi di dollari dalla vendita di “crediti di emissione”, ovvero diritti di emissione che consentono ad altri produttori di superare i limiti applicabili al proprio parco veicoli. Nell’UE, questo avviene attraverso l’unione di diversi produttori che formano dei pool di emissioni.

Tuttavia, l’azienda informava della vendita di crediti di emissione prima di ordinare il veicolo solo a pagina 30 della relazione sull’impatto ambientale, redatta peraltro in inglese, che poteva essere scaricata dal sito web. Il Vzbv, viene sottolineato nel comunicato dell’Associazione, aveva già lanciato un avvertimento a Tesla nel dicembre 2021 e aveva ottenuto una dichiarazione di cessazione parziale dell’attività in relazione a diverse clausole della politica sulla privacy dell’azienda. Per quanto riguarda le dichiarazioni pubblicitarie relative all’ambiente e le informazioni sul funzionamento della modalità di protezione, Vzbv ha intentato una causa.

IL MURO TRA MUSK E BERLINO

Si tratta, si anticipava, solo dell’ultima grana tedesca per Elon Musk, che ha più volte manifestato l’insofferenza per la burocrazia di Berlino che ha spinto Tesla a continui rinvii dell’inaugurazione della sua gigafactory sul suolo europeo e che, proprio alcuni giorni fa, ha chiuso i battenti per due settimane per nuovi lavori agli impianti.

Da lì un suo recente sfogo che aveva fatto parecchio rumore: «Austin e Berlino sono fornaci che bruciano soldi», aveva detto Musk, specificando: «Stanno perdendo miliardi di dollari perché ci sono molte spese e poca produzione. Renderli funzionali e far tornare Shanghai alla piena operatività sono le nostre maggiori preoccupazioni». Quindi aveva motivato: «Gli ultimi due anni sono stati un incubo per le dissoluzioni alle catene di produzione e non siamo ancora fuori dai guai».

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