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Porsche borsa

La crisi elettrica di Porsche

Porsche prevede un margine operativo tra il 10% e il 12% per il 2025, ben al di sotto delle previsioni degli analisti, che stimavano un 14,8% e la notizia agita gli azionisti in Borsa. Nel 2024 il titolo ha perso il 27% e il valore di mercato si è dimezzato rispetto al picco di maggio 2023

Nelle stesse ore in cui la Casa di Zuffenhausen diffondeva un comunicato per informare del via libera dei consigli di sorveglianza e di gestione alla “pianificazione aziendale di lungo termine”, che prevede tra le varie cose l’abbandono dei piani sull’elettrificazione del marchio col conseguente ampliamento di modelli con motori a combustione o ibridi plug-in (da capire l’attuazione nel concreto: la 911 era sicuramente già presente nella lista dei veicoli fedeli all’endotermico, mentre la GTS T-Hyrbid ha appena inaugurato l’era elettrificata non plug-in e resta un mistero il possibile ritorno della Macan termica), la strategia industriale di Porsche le faceva vivere la peggiore seduta in borsa dalla sua quotazione nel settembre 2022.

IN BORSA BATTERIE SCARICHE PER PORSCHE?

Venerdì il titolo ha perso il 6,8% a 55,8 euro, registrando la performance meno meritoria tra le quotate del Vecchio continente. A destare allarme tra gli azionisti i costi elevati che il marchio tedesco dovrà sostenere per lo sviluppo di nuovi modelli e per la tecnologia delle batterie: voci in bilancio che metteranno ancora a dura prova i margini dell’azienda.

I NUMERI CHE SPAVENTANO GLI AZIONISTI

Le spese aggiuntive, ha ammesso Porsche, saranno “significative” e determineranno un “impatto totale” sull’utile operativo e sui flussi di cassa per circa 800 milioni di euro: tali oneri hanno determinato il fuggi-fuggi in Borsa, uniti alla previsione di un calo dei volumi di vendita per il 2025.

UN 2025 TUTTO IN SALITA

Anche perché il barometro per l’anno 2025 vira al cattivo tempo: i ricavi sono previsti tra 39 e 40 miliardi, al di sotto dei 40,5 miliardi consuntivati nel 2023 e in linea con le stime per il 2024, tra l’altro tagliate lo scorso luglio rispetto all’originario target tra 40 e 42 miliardi.

LA QUESTIONE CINESE

Il margine operativo, invece, è destinato a scendere a livelli lontani dalla media del 15% mantenuta per anni dalla Casa di Zuffenhause: il dato dovrebbe attestarsi tra il 10 e il 12%, a fronte del 18% del 2023 e del 14-15% previsto per l’anno scorso (15-17% la stima iniziale).

Porsche ha anche confermato di aver chiuso il bilancio 2024 con una redditività operativa “all’estremità inferiore dell’intervallo di previsione”, a dimostrazione dell’impatto subito dal calo delle vendite e dall’aumento delle scorte. Resta anche ben presente il problema delle scarse vendite in Cina dove lo storico marchio europeo ha via via perso terreno sulle rivali autoctone.

LE QUESTIONI INTERNE

Se a questo si aggiunge il recente terremoto ai vertici e il fatto che Porsche Automobil Holding Pref, ovvero la holding delle famiglie Porsche e Piëch, ha annunciato svalutazioni tra 2,5 e 3,5 miliardi di euro sulla sua partecipazione in Porsche Ag, quasi il doppio rispetto alle previsioni di dicembre, si comprende perché gli azionisti in Borsa guardino al marchio tedesco con rinnovata e sicuramente inedita preoccupazione.

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