Stellantis è in crisi? Negli Usa probabilmente direbbero di no, dato che ha appena annunciato a favore degli States un piano monstre da 13 miliardi di dollari. Nel Vecchio continente le opinioni sarebbero maggiormente discordanti: è in crisi nera per i rappresentanti dei lavoratori serbi che da tempo lamentano basse paghe e l’importazione di manodopera straniera; è in crisi nerissima per i sindacati italiani che trimestre dopo trimestre denunciano il crollo verticale della produzione negli stabilimenti della Penisola e probabilmente inizia a traballare pure dall’ottica francese, visti i recenti mugugni sulla composizione del team voluto dal nuovo Ceo, Antonio Filosa, scatenati dopo una interruzione giudicata “storica” dai metalmeccanici dell’impianto di Poissy, che peraltro non ha un piano industriale ben delineato per il dopo-Mokka e fa gola alla proprietà qatariota del Paris Saint-Germain.
PAESE CHE VAI, STELLANTIS PIÚ O MENO PIMPANTE CHE TROVI
Sicuramente Stellantis non è in crisi almeno dal punto di vista dei suoi dipendenti marocchini, mentre in Canada sono neri i canadesi più che la crisi, per il trattamento riservato dall’azienda a loro dire in fuga per concentrarsi esclusivamente sugli States come imposto da Donald Trump.
Poi c’è la Spagna, autofficina del Vecchio continente, capace di competere con l’Europa dell’Est nella produzione di automobili e che negli anni ha attratto sempre più imprese e capitali. Le scelte spagnole di Stellantis avevano già creato qualche sommesso mal di pancia qua in Italia quando, esattamente un anno fa, il Gruppo italo-francese annunciò un investimento da 4,1 miliardi per realizzare nella penisola iberica una fabbrica di batterie al ferro in Spagna assieme alla cinese Catl. Tutto questo mentre la jv a tre punte con TotalEnergies e Mercedes-Benz continuava a nicchiare sul destino dell’ormai famigerata gigafactory italiana di Termoli la cui realizzazione è in dubbio da troppo tempo e avrebbe dovuto avere anche un supporto pubblico grazie al Pnrr, ma poi lo Stato si è stufato di attendere e ha destinato i fondi ad altri progetti per non rischiare di perderli.
ESPAÑA TE QUIERO
Ora però c’è un altro fronte che potrebbe aumentare le sonorità dei mugugni italiani: MilanoFinanza ha infatti riportato che con ogni probabilità lo stabilimento iberico di Vigo il prossimo 31 dicembre festeggerà il record di 600.000 auto sfornate. Primato storico per l’impianto, l’ultimo di una lunga serie, peraltro.
Soltanto lo scorso ottobre, infatti, una nota stampa del Gruppo festeggiava un altro ragguardevole traguardo che stride con la situazione italiana (in particolar modo con quella vissuta ad Atessa): il superamento della produzione di 2 milioni di unità di veicoli commerciali leggeri di ultima generazione dei marchi Peugeot, Citroën, Opel/Vauxhall e Fiat.
“Lo stabilimento Stellantis di Vigo – recita il comunicato stampa – è specializzato nella produzione di veicoli commerciali. Dall’inizio dell’attività nel 1958, ha prodotto oltre 16 milioni di veicoli, di cui 8,2 milioni sono veicoli commerciali leggeri, che rappresentano il 51% del volume di produzione totale dello stabilimento. Vanta inoltre una vasta esperienza nella produzione di veicoli elettrici, iniziata nel 1995 con l’iconica Citroën C15”.
STELLANTIS ACCELERA SULLA SPAGNA?
Una corsa che parte da lontano, insomma, e che nell’ultimo periodo pare persino accelerata: questa fabbrica da sola toccando quota 600mila veicoli riuscirà infatti a produrre quasi il doppio delle auto che saranno prodotte quest’anno in tutti gli stabilimenti italiani (Fim-Cisl denunciano che, su questa china, il 2025 di Stellantis nel nostro Paese si chiuderà a poco più di 310.000 unità complessive, con le autovetture destinate a scendere sotto le 200.000) e circa lo stesso numero di quelle prodotte in tutta la Francia, sempre secondo i dati di Mf. Simili sperequazioni non sono lunari all’interno di multinazionali tanto ramificate e globalizzate, ma sono comunque da evidenziare per avere l’esatta fotografia di dove stia realmente investendo la dirigenza, al netto di tanti proclami.




