Caro direttore,
come ben sa oramai ho smesso di scrivere articoli lunghi e noiosi, dato che la crescente richiesta di interviste è più che sufficiente a far comprendere al pubblico la situazione del trasporto aereo italiano con particolare attenzione al dossier Ita-Lufthansa. Il rischio è quello poi di monopolizzare lo spazio a disposizione.
Arriviamo subito al punto: la scorsa settimana il nome di Armando Varricchio, attuale ambasciatore italiano a Berlino, è emerso come possibile successore del presidente in carica di Ita, Antonino Turicchi.
Sebbene l’ipotesi di un cambio al vertice della compagnia aerea sia al momento solo una indiscrezione, le fonti sembrano indicare che la notizia, arrivata pochi giorni prima dalla festa organizzata a CineCittà World da Ita per l’anniversario dei primi 3 anni di attività, possa avere dei fondamenti solidi, se non altro per confermare un’autocandidatura del diplomatico italiano.
Per sapere chi potrebbe aver fatto trapelare la notizia, ci viene un po’ in aiuto il Fatto Quotidiano che domenica 13 ottobre ha pubblicato un articolo dal titolo: “CHIGI INGUAIA ITA – I pizzini sull’uscita del presidente”.
L’articolo in sostanza ricostruisce l’antefatto e punta il dito su Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio del Governo presieduto da Giorgia Meloni, il quale sarebbe “reo” di aver fatto trapelare anzitempo il nome del funzionario della Farnesina e che in un successivo articolo di lunedì 14 ottobre sul Secolo d’Italia smentisce di essere stato lui a far filtrare il nome di Varricchio alla stampa, elogia l’operato di Turicchi e minaccia sonore querele.
Nel pomeriggio di sabato 12 ottobre, il Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) ha diramato un comunicato di una sola riga, esprimendo “piena fiducia” nell’operato di Turicchi, ma ormai la frittata è fatta.
Se le varie smentite sono una boccata di ossigeno per Turicchi, e per il momento lo rimettono in sella, la questione lascia aperti molti interrogativi: uno tra tutti perché da parte del Mef un’informazione così sommaria in questo preciso contesto? E c’è effettivamente frizione tra il governo e il presidente Turicchi tale da lanciare un messaggio così forte nei confronti del manager della compagnia?
Le smentite, di fatto, potrebbero essere interpretate come un tentativo di mantenere una facciata di stabilità, mentre si stanno preparando le transizioni ai vertici della compagnia anche in vista dell’ingresso dei tedeschi. Se da un lato esistono alcuni elementi che potrebbero giustificare un approfondimento sull’operato del presidente di Ita, dall’altro le critiche al manager in questo ultimo anno e mezzo sono rimaste in gran parte sottotraccia. Il timore da parte del Governo e del Mef di compromettere l’accordo in via di definizione con i partner tedeschi potrebbe aver giocato un ruolo cruciale nella gestione delle comunicazioni.
Tuttavia, ora che l’accordo sembra imminente, un po’ come quando i nodi vengono al pettine, probabilmente tutto ciò sembra aver accelerato la resa dei conti.
Per comprendere cosa si cela dietro l’indiscrezione fuoriuscita dalle pagine del quotidiano Il Foglio che per primo ha dato la notizia sulla probabile nomina dell’ambasciatore Varricchio quale futuro presidenti di Ita, bisogna prima fare qualche passo indietro e capire bene la figura di Antonino Turicchi. Presidente di Fintecna, società immobiliare del gruppo Cassa Deposti e Prestiti, è un funzionario del Mef con importanti contatti che si intrecciano nei vari ministeri per lo più nell’area politica di centro-sinistra, anche se i primi incarichi rilevanti in società statali li ha avuti duranti i governi Berlusconi grazie allo stretto rapporto con l’allora ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Pur non essendo un uomo considerato vicino della presidente Giorgia Meloni, ha potuto comunque arrivare alla presidenza di Ita grazie proprio a consolidati rapporti personali.
Turicchi poi con grande abilità riesce in un colpo solo a liberarsi (si fa per dire) sia di Fabio Lazzerini ex Ceo della compagnia, ma anche di Joerg Eberhart, l’attuale capo delle strategie del gruppo Lufthansa, Ceo in pectore di Ita nel post closing, e che avrebbe dovuto sostituire Lazzerini nel ruolo di Ceo già un anno e mezzo fa.
Turicchi, però, a mio avviso da questo frullato mediatico non ne esce bene, e a poco vale la smentita del Mef che ne elogia l’operato. Per lui questa indiscrezione è certamente una doccia fredda, perché arriva prima di quanto lui stesso probabilmente aveva messo in preventivo.
Infine, ho desunto da una nota di Ita inviata alla vostra testata che si accusa la stampa non allineata di essere denigratoria quando a danneggiarsi da sola è la stessa compagnia aerea.
Un esempio?
Se voglio prenotare un Fiumicino-Jeddah, volo operato da Saudi Arabian Airlinesin in code-share con Ita ho due possibilità: o lo prenoto attraverso la compagnia araba o attraverso Ita. Lo stesso volo viene venduto da Saudi Arabian a circa 342 euro mentre ITA lo vende a 615 euro. Secondo voi il passeggero per comprare il biglietto sceglierà ITA o la compagnia aerea araba?
Altro esempio recente. Ho provato a simulare l’acquisto in data 16 ottobre 2024 di un volo ROMA Fiumicino-Genova cercando applicare lo sconto del 20 % che avrebbe dovuto essere valido fino alle ore 24:00 del 16 ottobre 2024 e che la compagnia aveva tanto pubblicizzato in occasione del proprio compleanno, risultato? Il sistema di prenotazione risponde che il codice non è valido.
Questi sono solo alcuni piccoli esempi di come funzionino le cose in Ita e poi accusano la stampa di essere denigratoria.
Un mio caro amico che lavorava in Alitalia, qualche giorno fa, mi ha fatto una battuta e cioè che ITA Airways è che è una società che dovrebbe essere espressione della maggioranza è invece gestita sostanzialmente da uomini espressione del centro sinistra. E come dargli torto…
Chi conosce bene il dossier, dice che Turicchi ha principalmente una colpa, quella di aver acconsentito ad una certa parte dei sindacati di poter controllare l’azienda, in particolar modo nel settore tecnico operativo. Una certa irritazione nei suoi confronti potrebbe averla creata oltre che l’aver reintrodotto anzitempo il marchio Alitalia, anche l’affaire Juventus, l’apertura dei nuovi uffici di Milano e anche, qualche piccola grana che potrebbe arrivare dal collegio sindacale.
Ma c’è anche un altro aspetto da tenere in considerazione, più di qualche dirigente del vettore di bandiera andrebbe dicendo che anche con l’ingresso dei tedeschi nel capitale azionario la gestione di Ita, fino a quando il Governo non avrà ceduto la maggioranza della compagnia spetta comunque agli italiani, in barba agli accordi presi con i tedeschi. Insomma Lufthansa tu paghi noi ti diamo anche la poltrona di amministratore delegato e un consigliere di amministrazione ma a lasciare la gestione dell’azienda a voi tedeschi non ci pensiamo proprio.
Conclusione: questa mossa di far trapelare il nome dell’ambasciatore Varricchio quale futuro Presidente di Ita, chiunque l’abbia organizzata, ovviamente vuole mandare un messaggio forte e chiaro sia Turicchi, ma anche a tutto il suo entourage, e si inserisce nel contesto di un orientamento più marcatamente “tedesco”.
E anche se non sarà Varricchio il nuovo presidente di Ita, l’indiscrezione comunque non arriva a caso, perché manda un segnale ai naviganti, e anche un segnale distensivo ed inequivocabile ai tedeschi, ovvero il Governo vuole l’accordo con Lufthansa a tutti i costi, e vuole che sia Lufthansa a gestire Ita, ed è disposto a rimuovere ogni ostacolo che possa minare questo accordo e gli accordi sottoscritti, quindi anche rimuovere il presidente della compagnia, se questo si rendesse necessario.
A presto,
Cristiano Spazzali