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Ita Airways Juventus

Tutte le pallonate di Palazzo Chigi prese da Ita Airways per la Juventus

Come e perché il governo ha stoppato la compagnia del Tesoro, Ita Airways, che aveva deciso di sponsorizzare la Juventus. I fatti, i retroscena e il commento dell'esperto Cristiano Spazzali

 

La vicenda che avrebbe dovuto segnare una partnership importante tra Ita Airways e Juventus si è trasformata in un caso politico. Sembrava che l’accordo fosse ormai raggiunto: tre anni di sponsorizzazione per un valore di 41 milioni di euro, con il consenso degli azionisti, tra cui il Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) e Lufthansa. Tuttavia, è stato il governo presieduto da Giorgia Meloni a fermare tutto, ritenendo inaccettabile destinare fondi a John Elkann, presidente di Stellantis, azienda accusata di voler ridimensionare la produzione italiana. Se questa è la motivazione ufficiale, i dietro le quinte raccontano che ci sarebbero altre questioni, più o meno tutte politiche, e lo stop del Governo potrebbe avere dei significati molto più ampi di quanto ci si possa immaginare.

L’OK DEL CDA DI ITA ALLA SPONSORIZZAZIONE DELLA JUVENTUS

Ma vediamo nel dettaglio cos’è successo. Nell’ultimo consiglio di amministrazione di Ita Airways prima della pausa estiva, l’accordo con la Juventus era stato inserito all’ordine del giorno, segno che un’intesa di massima era stata raggiunta. Il presidente Antonino Turicchi (nella foto) aveva infatti portato avanti la trattativa, informando sia il Mef, azionista unico della compagnia, sia Lufthansa, futuro azionista e futuro gestore del vettore. Secondo quanto trapelato, l’accordo iniziale prevedeva una sponsorizzazione di tre anni per un totale di 50 milioni di euro, ridotti poi a 41 milioni durante le varie trattative. Nonostante la cifra fosse inferiore rispetto a quella garantita da Jeep, si trattava comunque di un compromesso accettabile per il club bianconero.

LO STOP DI PALAZZO CHIGI A ITA SULLA JUVENTUS

Tuttavia, la notizia è uscita dalla cerchia del riservato e ha raggiunto Palazzo Chigi, che ha deciso di bloccare l’intesa. Una volta arrivata sul tavolo di Giovanbattista Fazzolari, l’influente sottosegretario alla presidenza del Consiglio ha avvisato immediatamente la premier Meloni, la quale ha reagito con una certa irritazione e le sue prime parole sarebbero state, parola più parola meno: ma dobbiamo davvero dare 41 milioni agli Elkann, che non hanno ancora presentato un piano industriale che tuteli la produzione e l’occupazione in Italia?, ma non bastano i soldi che abbiamo stanziato per gli ammortizzatori sociali come la Cassa integrazione, la Gigafactory di Termoli? Il ragionamento alla base della decisione è chiaro: i fondi pubblici non dovrebbero sostenere un’azienda che sta ridimensionando la sua presenza industriale in Italia.

LA RETROMARCIA DI ITA AIRWAYS

Di fronte alla decisione del governo, Ita Airways ha dovuto quindi ritirarsi dall’accordo, lasciando la Juventus senza sponsor a una settimana dall’inizio del campionato. Il club bianconero ha espresso del disappunto per la situazione, mentre nei corridoi del quartier generale dei “Gobbi” si sottolinea la disparità di trattamento rispetto ad altre partecipate pubbliche. Infatti, nello stesso periodo, Enel ha firmato un accordo con la Juventus, diventando energy partner del club per 1,5 milioni di euro in due anni. In conclusione, Ita Airways si tiene i suoi 40 milioni, mentre Palazzo Chigi e il Mef dovranno trovare una via d’uscita per non sconfessare apertamente l’operato del ministero dell’Economia. E intanto, la Juventus continua a cercare uno sponsor a pochi giorni dall’inizio della nuova stagione.

IL COMMENTO DI SPAZZALI

“La questione Elkann, Tavares o Stellantis che certamente hanno avuto un peso sulla scelta del Premier Giorgia Meloni di cassare l’operazione ITA-Juventus non sono le sole problematiche in un operazione del genere…”, commenta con Startmag Cristiano Spazzali, analista, consulente ed esperto di trasporto aereo, ex direttore generale di AzzurraAir e che segue da tempo il dossier Ita Airways ma che in passato ha ricoperto anche il ruolo di direttore commerciale del Torino Calcio e quindi può darci una visione più generale di ciò che è accaduto.

“Non so chi abbia consigliato il presidente Antonino Turicchi a portare avanti questa iniziativa – continua Spazzali – ma ITA non è Lufthansa o Emirates o Qatar Airways, che si possono permettere di sponsorizzare una squadra di calcio, a maggior ragione una squadra che è molto divisiva nel panorama delle squadre di calcio nazionali. Normalmente le sponsorizzazioni calcistiche che coinvolgono team sportivi di un certo livello vengono valutate sulla base di un costo/contatto pubblicitario e di un rientro in termini economici, valutato anche su quanto la tifoseria potrà utilizzare quel bene o quel servizio pubblicizzato sulla maglia”.

Spazzali poi prosegue su un punto fondamentale: “Che ITA sponsorizzi una squadra di calcio in Italia non è un buon affare proprio per la stessa ITA, anche perché il vettore è già conosciuto in Patria e quindi sarebbe stato più interessante valutare una sponsorizzazione all’estero, così come fanno Qatar Airways o Emirates in Italia. Per fare un esempio concreto: decido di sponsorizzare la squadra di basket dei New York Knicks perché al Madison Square Garden vedranno il marchio ITA almeno 20 mila persone ogni partita e qualche milione alla Pay TV. Ma questo comporta anche che ITA abbia un prodotto concorrenziale con le alte compagnie aeree, come una business class senza i problemi ai sedili o alle toilette, e un servizio impeccabile sia a terra che a bordo. Allora sì che la sponsorizzazione ha un senso e i rientri in termini di vendita di posti soprattutto dagli States potranno contribuire alla crescita del vettore”.

Spazzali poi conclude sulla questione che sia il MEF che Lufthansa erano al corrente dell’operazione e ci spiega che “è difficile immaginare che Turicchi, manager pubblico con una lunga esperienza nel navigare tra le complessità della politica, non si sia preoccupato di informare tutte le parti interessate. Ma è anche difficile pensare che Lufthansa possa aver dato il via libera ad un’operazione così delicata, quando in ballo ci sono ancora molti passaggi da esaurire prima di arrivare al closing e una intromissione dei tedeschi nelle attività di ITA potrebbe far rizzare le antenne alla UE e mandare a monte tutta l’operazione. Sembra invece molto più probabile che la questione sia nata direttamente all’interno di ITA, e che una volta informati, i tedeschi abbiano risposto che la questione non era di loro competenza, non essendo ancora degli azionisti del vettore di bandiera, e non essendo ancora coinvolti nella gestione. Della serie: grazie delle info ma vi dovete arrangiare”. Spazzali pone infine un interrogativo: “Questo però potrebbe anche essere stato solo un tentativo di far saltare l’accordo con i tedeschi. Tentativo, l’ennesimo, naufragato, grazie all’intervento corretto e tempestivo della Presidenza del Consiglio”.

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