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Ita Lufthansa

Ita Airways si loda e si imbroda (in assenza di Start Magazine)

Che cosa hanno detto i vertici di Ita Airways durante l'incontro con la stampa (al quale non è stato invitato Start Magazine, chissà perché...) secondo i giornali. La lettera di Claudio Trezzano

Caro direttore,

ho letto oggi sui principali quotidiani lunghi articoli su numeri, progetti e scenari di Ita secondo i vertici di Ita emersi da un incontro del top management della compagnia di Ita.

Leggo per esempio sul Corriere che ormai va tutto benone: “Ita Airways «non brucia più soldi», «può produrre utili», dà lavoro a 4.667 persone, si compra i primi aerei di proprietà, ma per potersi espandere «ha bisogno di far parte di un gruppo». Per questo è necessario il via libera Ue all’ingresso di Lufthansa. È il presidente esecutivo di Ita, Antonino Turicchi, a tracciare un primo bilancio dell’azienda al 100% del Tesoro)”.

Da Torino la redazione della Stampa mi pare la più entusiasta: “Ita Airways presto o tardi tornerà a chiamarsi Alitalia. Non somiglierà per nulla alla gloriosa compagnia di bandiera del dopoguerra, né al carrozzone pubblico costato al contribuente italiano una decina di miliardi di euro di perdite. Ma «tornerà», garantisce il presidente Antonino Turicchi”.

Poi però pure la Stampa è costretta a un bagno di realtà: “Venticinque anni di occupazione scellerata della politica hanno reso Ita un nano del settore: l’anno scorso ha trasportato 15 milioni di persone, meno di un decimo di quelle che hanno scelto Ryanair, oggi la più grande in Europa (e terza nel mondo) per numero di passeggeri trasportati anche grazie alla conquista del mercato italiano. Ita oggi dà lavoro a 4667 persone, meno della metà di quelle impiegate dopo la fusione di Alitalia con Air One da parte dei capitani coraggiosi convinti a buttar soldi da Berlusconi nel 2009″.

E poco importa se nemmeno Il 2023 si chiuderà senza un solo centesimo di utile in quanto «abbiamo raggiunto il break even operativo e con una cassa che al 31 dicembre di oltre 450 milioni» dice tronfio Turicchi, considerando i 250 milioni di ultima tranche di finanziamento del Mef.

La cassa al 31 dicembre – dettaglia Il Sole 24 Ore – si attesta a oltre 450 milioni, rispetto ai 418 milioni del 2022, un contributo positivo è arrivato dal versamento di 250 milioni investiti sulla flotta, ultima tranche degli 1,35 miliardi erogati dal Mef. «Siamo nel primo anno di piena operatività – spiega Turicchi – perché finalmente abbiamo una flotta che può svilupparsi sul lungo raggio, considerando che l’intercontinentale contribuisce al 50% del fatturato passeggeri e già nel 2023 avrà un Ebit positivo. Abbiamo raggiunto il breakeven operativo, ovvero ogni volo che decolla e atterra produce un risultato economico positivo, anche in termini di cassa».

Il dato dell’Ebit – scrive sempre il quotidiano di Confindustria – non è ancora noto, nelle scorse settimane giravano rumors (non confermati dall’azienda) di perdite intorno a 160 milioni, attualmente si stanno valutando partite finanziarie che si stima possano migliorare di diverse decine di milioni il risultato finale (nel 2022 la perdita netta era di 486 milioni). «Spinti dalla forte crescita del fatturato ci attendiamo di chiudere il 2024 con un utile di bilancio, un anno prima delle previsioni del piano industriale», rassicura subito Turicchi.

Turicchi e il direttore generale Andrea Benassi – leggo da Repubblica – “individuano un solido paracadute nei ricavi del 2023 (pari a 2,4 miliardi) e nel flusso di cassa, superiore ai 450 milioni. Andamenti che autorizzano a sperare in un risultato addirittura positivo nel bilancio 2024. Peraltro la società – che non è strutturalmente indebitata – accede agevolmente ai finanziamenti delle banche”.

Il Corriere si occupa anche del debito: “L’azienda ha negoziato 90 milioni di euro di linee di credito «da banche italiane» (e garanzia Sace), più 80 milioni per l’acquisto del primo Airbus A330neo. Ulteriore denaro sarà chiesto per comprare 7-8 velivoli: 5 Airbus A220 e 2-3 A330neo. «La flotta salirà da 83 a 96 velivoli a fine 2024», dice il dg Andrea Benassi”. Pazzesco, sarebbe come se io andassi in giro a vantarmi del mutuo acceso per comprarmi casa.

Se tutto sta andando per il meglio a che serve Lufthansa?, chiedono a un certo punto dal Corriere della Sera. «Ita non ha un problema di sopravvivenza», dice Turicchi. «Ma se deve arrivare a 150 aerei ha bisogno di entrare in un gruppo. Correttamente il Mef ha scelto Lufthansa come soggetto che assicura meglio lo sviluppo di Ita per competere in un mercato di colossi».

I ritardi di Bruxelles non scompongono Turicchi: «Non c’è accanimento nei nostri confronti». Tra i nodi ci sono i 175 slot giornalieri all’aeroporto di Milano Linate: «Troppi», giudica Benassi, «ma anche una dote». «Se questo è il problema con l’Ue ne possiamo rilasciare alcuni», aggiunge Turicchi. Air France e Delta hanno tolto i codici di Ita dai voli transatlantici. Un danno, secondo fonti, di 100-120 milioni di euro all’anno di minori ricavi.

Repubblica sottolinea il peso dell’incertezza nell’acquisizione sulla situazione della compagnia aerea: “La Commissione Ue non autorizza ancora il passaggio del 41% delle azioni ai compratori di Lufthansa. Se il governo Meloni vive male questa attesa, il presidente esecutivo Turicchi è super diplomatico: «Non c’è alcun accanimento dell’Europa nei nostri confronti». In questo scenario, Ita – che ha già 4667 dipendenti – si apre ad altre 800 assunzioni”.

Quindi il quotidiano capitolino conclude coi piani per il futuro, naturalmente rosei, anzi azzurri come la livrea dell’ormai ex compagnia di bandiera: “Domenico Galasso, direttore del Personale, spiega che gli assunti saranno in particolare assistenti di volo stagionali. Dal primo marzo, la compagnia tornerà a volare su Tel Aviv. Nei calcoli di Emiliana Limosani (Chief Commercial Officer), l’interruzione dei viaggi verso Israele è costata 3 milioni al mese. Ultimo elemento: l’uso del marchio Alitalia, di cui Ita è proprietaria. Con l’arrivo di Lufthansa, sia Ita e sia Air Dolomiti (controllata dai tedeschi) potrebbero confluire in una scatola societaria ribattezzata Gruppo Alitalia”.

Ma come mai ieri ho letto nulla di ciò su Start Magazine? Non mi dire che la nostra testata non è stata invitata perché non ci credo: non siamo forse il giornale che on line ha pubblicato più articoli su Ita con approfondimenti, interviste e analisi?

Certo di una tua immancabile risposta,

ti auguro buon lavoro,

Claudio

+++

Caro Claudio, Start Magazine non ha ricevuto l’invito all’incontro con la stampa – incontro di cui anche io stamattina leggo sui giornali – dai vertici di Ita Aiways o meglio dagli scagnozzi dei vertici. Siccome per qualche articolo (fra le centinaia di quelli pubblicati, come al solito senza copia e incolla di agenzie e dando voce a tutti, anche pubblicando lettere di sindacati ed esperti) ha suscitato le ire dei medesimi scagnozzi, presumo che non siamo stati invitati per punizione. Me ne frego. Anzi, mi vanto: non sono bravo a fare lo zerbino. (M.A.)

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