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Debito

Non ci sono abbastanza auto per gli incentivi?

È entrata in vigore la misura sugli incentivi all'acquisto di auto, ma l'industria è bloccata per via delle difficoltà di approvvigionamento di componenti. Fatti, numeri e approfondimenti

 

Oggi, 16 maggio, è entrata in vigore la misura governativa di stimolo al settore automobilistico: pubblicata sulla Gazzetta ufficiale, prevede degli incentivi all’acquisto attraverso lo stanziamento complessivo di 650 milioni di euro all’anno fino al 2024. Più in generale, il fondo del governo per l’automotive comprende in tutto 8,7 miliardi di euro fino al 2030.

Gli incentivi in questione riguardano sia le auto elettriche e ibride (che vedranno aumentare gradualmente la disponibilità di fondi), sia i veicoli a motore termico meno inquinanti (che, al contrario, riceveranno meno soldi con il passare degli anni). Il contributo massimo per l’acquisto di un’auto elettrica ammonta a 5000 euro; per i veicoli a motore termico, invece, varia a seconda della fascia emissiva, fino a un minimo di 2000 euro con rottamazione di un mezzo più inquinante.

IL SETTORE AUTO È FERMO

La piattaforma web che permetterà ai concessionari di prenotare gli incentivi sarà attiva dal prossimo 25 maggio. Dal lato dell’offerta, però, sembrano esserci problemi: la crisi dei semiconduttori (che si protrae ormai da tempo) e i più recenti intoppi alle catene di approvvigionamento creati o aggravati dalla guerra in Ucraina hanno influenzato negativamente le attività dei produttori automobilistici, con il risultato che l’industria – scrive Adnkronos – è “praticamente ferma”.

COSA HA DETTO GIORGETTI

Il ministro dello Sviluppo economico aveva detto che “con il via libera agli incentivi diamo una risposta concreta e molto attesa al settore automotive che sta attraversando una profonda sofferenza. La misura pluriennale”, spiegò, “permetterà alle aziende di fare una programmazione industriale sulla via dello sviluppo. Gli incentivi, ne sono convinto, non sono risolutivi per la crisi del settore che deve rinnovarsi profondamente ma rappresentano uno strumento emergenziale per attraversare un periodo difficile. La pandemia prima, la carenza di materie prime e ora la guerra stanno mettendo a dura prova anche questo settore che rappresenta uno dei nostri fiori all’occhiello dell’Italia”.

Secondo il ministro, “è necessario ancora più di prima aprire una riflessione sulla doverosa transizione ecologica che deve essere sostenibile, possibile e non lasciare dietro di sé morti e feriti”.

COME VANNO LE IMMATRICOLAZIONI IN ITALIA

Ad aprile in Italia sono state immatricolate 97.339 automobili, con una diminuzione di quasi il 33 per cento su base annua e del 44 per cento circa rispetto allo stesso mese del 2019. Nel primo quadrimestre del 2022 le immatricolazioni sono state 435.647: vale a dire il 26,4 per cento in meno rispetto allo stesso periodo del 2021 e il 38,3 per cento in meno rispetto al 2019.

Il calo di aprile è spiegabile in parte con l’attesa dei consumatori per gli incentivi all’acquisto, ma anche con i ritardi produttivi per via della carenza di componentistica e con la preoccupazione generale per le conseguenze economiche della guerra in Ucraina e per l’aumento dei prezzi dell’energia, che disincentivano a spendere.

IL PARERE DI PELLEGRINI (QUATTRORUOTE)

Intervistato dall’Adnkronos, il direttore di Quattroruote Gianluca Pellegrini aveva spiegato che il settore automobilistico mondiale “non riesce più a produrre tutte le macchine” che chiede il mercato: “Ci sono dei gruppi maggiormente in difficoltà, perché fondamentalmente mancano le materie prime, e così in Germania, per esempio, hanno chiuso una fabbrica dopo l’altra perché, appunto, mancano le materie prime che dovrebbero arrivare dalla componentistica ucraina e russa. A questo si somma il problema dei semiconduttori che continua ad andare avanti e che è iniziato l’anno scorso, e quindi, purtroppo, non ci sono le macchine da vendere”.

Di conseguenza, i tempi di consegna si sono allungati molto: per i modelli più richiesti “sono ormai superiori all’anno”, spiegava Pellegrini. I produttori coreani, aggiungeva, “sono meno in difficoltà rispetto agli altri perché controllano la filiera, quindi hanno maggiori possibilità. Quanto agli europei, i tedeschi soffrono di più, mentre i francesi leggermente di meno”.

Il quadro dell’industria è molto diverso rispetto a solo pochi anni fa. “In tempi normali le auto erano in pronta consegna, gli stock erano enormi, mentre adesso non esistono più, nessuno riesce a portarsi l’auto a casa, e fra l’altro non c’è più neanche l’usato. Il problema è anche questo. Per ogni macchina nuova che si vende ce ne sono almeno tre usate che cambiano di proprietà. In questo momento anche il mercato dell’usato è completamente fermo perché non c’è più niente, non si trova più niente”.

GLI INCENTIVI PEGGIORERANNO LA SITUAZIONE?

Secondo Pellegrini, esiste il rischio che gli incentivi aggravino la situazione di intoppo della produzione automobilistica: stimolando la richiesta di veicoli nuovi, potrebbero portare a un allungamento ulteriore dei tempi di consegna e non riuscire a stimolare la ripresa del settore.

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