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apostolico ponte sullo stretto

Il Ponte sullo stretto traballa sotto il peso dei numeri?

Che cosa emerge da un'analisi di Francesco Ramella, autore di pubblicazioni scientifiche in materia di trasporti ed esperto in analisi costi/benefici delle infrastrutture, sulla valutazione economica del Ponte sullo Stretto di Messina redatta dalla stessa società che realizzerà l'opera

Il Ponte è vantaggioso economicamente?

Francesco Ramella, direttore esecutivo di Bridges Research e research fellow dell’Istituto Bruno Leoni e di Iref, esperto in analisi costi/benefici delle infrastrutture stradali e ferroviarie e di impatto ambientale dei sistemi di trasporto, con un passato dal 2016 al 2019 come consulente presso la Struttura Tecnica di Missione del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e un dottorato di ricerca in Trasporti presso il Politecnico di Torino, vista la sua passione per i ponti si è tuffato a pesce sull’analisi costi-benefici del futuribile Ponte sullo Stretto voluto con forza dall’attuale titolare del dicastero delle Infrastrutture, Matteo Salvini, e redatta a cura della società “Stretto di Messina”, scoprendo diverse informazioni interessanti.

QUANTO COSTA IL PONTE SULLO STRETTO PER LA SOCIETA’ STRETTO DI MESSINA

Nonostante il documento, sottolinea Ramella in un articolo su LaVoce.info, sia stato vergato dalla società interessata e non “come invece sarebbe opportuno, da un soggetto terzo” (del resto, il comitato scientifico esterno scelto per valutare la fattibilità del Ponte sullo Stretto di Messina in 51 pagine della sua relazione ha segnalato 68 criticità), i dati che racchiude permettono comunque a Ramella di affermare che si tratta di un’opera “fallimentare”.

Si legge, infatti: “Per costi di costruzione e gestione, al netto del valore residuo al termine del periodo di analisi, stimati pari a 10,6 miliardi, i benefici economici, dati dalla somma di risparmi di tempo e riduzione di costi operativi dei mezzi di trasporto, assommano a 9,1 miliardi (figura 1).”

Fonte: LaVoce.Info

“Desta più di una perplessità – prosegue l’esperto – il fatto che i risparmi di tempo per i veicoli merci siano stimati, nel primo anno di esercizio, pari a 365 milioni (figura 2), ossia quasi il triplo rispetto a quelli per i passeggeri, nonostante che il numero di mezzi pesanti che oggi si servono dei traghetti sia intorno alle 800 mila unità, contro più di dieci milioni di persone che ogni anno attraversano lo Stretto”.

Fonte: LaVoce.info

Per Ramella il solo “fattore che fa cambiare di segno all’analisi è rappresentato dai benefici in termini di riduzione delle emissioni climalteranti, valutati pari a 10,6 miliardi a valori correnti. Detto altrimenti, se non esistesse il cambiamento climatico, il ponte sullo Stretto sarebbe non solo economicamente ma anche socialmente dannoso.” Al termine di un articolato ragionamento sul punto, l’esperto conclude mestamente: “si può dire che la fattibilità socio-economica del Ponte “è appesa” a una ipotesi di riduzione delle emissioni straordinariamente inefficiente”-

LA SOCIETA’ SCONFESSA SALVINI

Anche senza addentrarsi nei tecnicismi sviscerati da Ramella, sorprendono due cose. La prima riguarda naturalmente che la società stessa ammetta che non è un’opera economicamente vantaggiosa.

La seconda il fatto che tale analisi sconfessi in pieno ciò che Matteo Salvini invece ripete come leitmotiv ogni volta che ha un microfono acceso in mano. Almeno in quest’ultimo periodo, dato che nel recente passato Salvini invece si opponeva alla realizzazione, suggerendo di destinare i soldi per l’opera a quelli necessari “per sistemare le scuole”.

“Procedono i lavori sul ponte. È qualcosa che non solo i siciliani e calabresi, ma tutti gli italiani aspettano da cinquant’anni”, ha dichiarato ancora il 6 aprile il vicepremier leghista al margine del convegno ‘Autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario’ in corso presso il Museo dell’Automobile di Torino. “Sarà – ha aggiunto – un’enorme opportunità di lavoro per tutta Italia che si stima in 120mila posti di lavoro diretti e indiretti creati negli anni della lavorazione, come successo per la TAV, e sarà un risparmio ambientale con meno inquinamento, più velocità, più connessione”.

Lo scorso dicembre Salvini si era spinto persino oltre affermando: “È un ponte che non unisce Messina a Villa San Giovanni, ma unisce Palermo, Roma, Milano, Berlino, Stoccolma ed il resto del mondo”. E per farlo digerire agli imprenditori del Nord, storica base elettorale per la Lega, il leader del Carroccio intervenendo al convegno della Fondazione per la sussidiarietà delle infrastrutture in Torre Pwc a Milano aveva detto: “La prima regione italiana per incremento Pil da costruzione del ponte è la regione Lombardia, che da sola avrebbe un +30%. Circa 10mila posti lavori computati solo in Lombardia e 5,6 miliardi di Pil aggiuntivo. Il ponte non serve solo per continuità territoriale”. Di tutti questi benefici sembra però di essersi scordato di informare la società Stretto di Messina che fa capo al consorzio capeggiato da Webuild.

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