Anche se la prima vettura Maserati, la Tipo 26, così come il marchio col Tridente, sono del 1926, la scuderia viene comunque fatta risalire al 1914: è infatti alla fine di quell’anno, per la precisione nel mese di dicembre, che tre fratelli, Alfieri, Ernesto e Ettore con un cognome destinato a entrare nella storia del mondo dell’automotive, aprono al numero 1A della centralissima via de’ Pepoli a Bologna un’officina specializzata nelle elaborazioni di motori Isotta Fraschini e Diatto, la “Ditta Alfieri Maserati”. Per questo proprio in questi giorni ricorrono i 111 anni del marchio più longevo della Motor Valley italiana anche se, data la situazione economica in cui versa la scuderia, ogni entusiasmo appare fuori posto.
CORSE E SBANDATE DI MASERATI
Per fortuna quelle carrozzerie oltre a essere seducenti e affascinanti sono pure robuste: del resto urti e ammaccature non sono mancati. Anzi, in 111 anni di corse, le sbandate sono state numerose. La prima risale al 1973, quando la famiglia Michelin, proprietaria di Citroen che aveva nel portafogli il piccolo marchio italiano, lo cede per motivi di liquidità alla connazionale Peugeot che a sua volta lo mette in liquidazione.
Solo l’intervento della Gepi, Società per le gestioni e partecipazioni industriali, antesignana dell’odierna Cdp, permette – grazie a fondi pubblici – alla Casa automobilistica sportiva emiliana di resistere fino all’arrivo di un nuovo proprietario, l’argentino Alejandro de Tomaso.
Bisognerà però attendere gli anni ’90 per l’ingresso nel Gruppo Fiat (col 50 per cento delle azioni detenute da Ferrari). Contestualmente va in scena l’ennesimo tentativo di rilanciare il Tridente. Ed è forse quello più riuscito, che lo posiziona come offerta di prodotto tra le vetture sportive belle ma, con un po’ di fortuna, non impossibili.
UN ANNIVERSARIO FESTEGGIATO TRA DUBBI E INCERTEZZE
Il centoundicesimo compleanno di Maserati cade in un momento di estrema incertezza per il marchio, dal momento che da tempo si rincorrono voci sulla possibilità che Stellantis se ne voglia disfare. Il Gruppo italo-francese nega con forza, John Elkann si presenta in Parlamento proprio a bordo di una Maserati, ma molti analisti convergono nell’affermare che qualche marchio dovrà essere sacrificato e si guarda a quelli che stanno collezionando i risultati peggiori sul mercato.
E Maserati svetta in questa triste classifica. Del resto non è in crisi da oggi. Pure il centodecimo anno più che da festeggiare sarebbe stato da dimenticare: i bilanci del 2024 se raffrontati a quelli dell’anno precedente fotografano un crollo del 58,8% delle vendite (che hanno superato a stento le 10mila auto) e, alla voce fatturato, uno smottamento del 60,6%, col passivo schizzato dai 96 milioni di euro del 2023 ai 701 milioni del 2024.
Dato che la Casa emiliana non ha fatto “inversioni a U” ma ha anzi continuato a percorrere a tutta velocità la medesima strada dissestata, il 111esimo anno di Maserati rischia davvero di essere ancora peggiore. Per ovvi motivi non si hanno ancora i documenti finanziari del 2025, ma il contesto è comunque reso dai dati Fim-Cisl sulle Maserati prodotte da gennaio a settembre.
DOVE SI PRODUCE MASERATI NON C’È VOGLIA DI FESTEGGIARE
Nei primi nove mesi di quest’anno nello stabilimento torinese di Mirafiori sono state prodotte appena 140 vetture col Tridente impresso sulla carrozzeria. Per avere un secondo termine di paragone, nel 2024, annus horribilis del marchio sportivo, a Torino erano comunque state sfornate 2mila vetture (con un crollo comunque del 70%sul 2023).
È andata persino peggio al Plant Maserati Modena dove da gennaio a settembre 2025 sono state sfornate solo 75 unità, con una flessione del 65,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. “Negli anni migliori di Maserati – ricordano con nostalgia mista a rabbia i rappresentanti dei lavoratori -, la produzione tra Grugliasco e Mirafiori nel 3° trimestre raggiungeva oltre le 41.210 unità (anno 2017)”.
LA COLPA È DELL’AUTO O DEL PILOTA?
Il crollo degli ultimi anni è scandito proprio dalla produzione modenese: 910 del 2023, 220 nel 2024 e 75 vetture nel 2025. Ad andare a ritroso ci si fa solo del male. Il Tridente è più che smussato, risulta ormai spuntato e paga pessime scelte industriali che non solo non hanno saputo riempire il vuoto di modelli come la Levante e la Ghibli, ma paiono anche aver portato Maserati lontana dall’area di prezzo che avrebbe dovuto continuare a presidiare con successo, ovvero dai 100mila ai 200mila euro, mentre oggi si presenta sul mercato con una Suv dal valore inferiore che ne svaluta il prestigio e una vettura che si configura come la cugina derivativa di quelle Ferrari. Ma chi intende investire tutti quei soldi in un’auto allora acquista direttamente l’originale.
L’ULTIMA SBANDATA A NOVEMBRE
Risultato? In tutto il mese di novembre nell’asfittico mercato italiano Maserati ha venduto appena 99 vetture, sotto la soglia psicologica delle 100, perdendo ancora terreno e quote di mercato (-10,81%). Per questo ogni festeggiamento per il 111esimo anno della scuderia risulta oggi fuori luogo.
Ieri Santo Ficili, recentemente ridimensionato da Ceo a Coo di Maserati (alla guida del marchio il nuovo Ad del gruppo Antonio Filosa ha voluto Jean-Philippe Imparato), in occasione dell’anniversario ha dichiarato: “Le ultime novità di questo anno testimoniano […] l’impegno concreto del brand nel cogliere e sviluppare nuove opportunità di crescita, guardando con fiducia al futuro.” Ma a scorrere a ritroso i numeri del Tridente è difficile intravedere tutto ciò.



