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I dazi di Trump manderanno Ford fuori strada?

I dazi di Trump sembrano zavorrare la ripartenza del mondo dell'auto americano: Ford dopo una chiusura di anno soddisfacente sospende le previsioni per il 2025 e si aspetta un impatto annuo di 1,5 miliardi sugli utili operativi. Il tycoon aveva scelto proprio Detroit, cuore dell'industria automobilistica Usa, per festeggiare i suoi primi 100 giorni alla Casa Bianca

Il presidente americano Donald Trump ha deciso di celebrare i primi 100 giorni del suo secondo mandato con un comizio fuori Detroit, ma nella città statunitense dell’auto c’era ben poca voglia di festeggiare. Complici le trimestrali arrivate nelle stesse ore, con Ford che ha visto calare i propri utili del 65 per cento: 471 milioni di dollari contro i 1,332 miliardi dello stesso periodo dell’anno scorso.

IL PRIMO TRIMESTRE IN NUMERI

Nel primo trimestre, le vendite all’ingrosso dell’Ovale blu sono diminuite del 7% rispetto all’anno precedente, un calo che la casa automobilistica aveva precedentemente annunciato a causa del rallentamento della produzione negli stabilimenti in Kentucky e Michigan, dove vengono lanciati nuovi veicoli. Gli utili si sono attestati a 471 milioni di dollari, superando le aspettative degli analisti ma non è sfuggito il calo del fatturato del 5% a 40,7 miliardi di dollari.

GLI SCONTI DI FORD IN RISPOSTA AI DAZI DI TRUMP

Come numerosi altri marchi del mondo dell’auto, anche l’Ovale blu ha deciso di non lanciarsi in previsioni per il futuro, stante il caos che regna ora sui mercati da un mese a questa parte, ovvero da quando la Casa Bianca ha deciso di sfidare il resto del mondo avviando una guerra commerciale senza pari. Ford teme infatti le conseguenze delle “turbolenze della catena di approvvigionamento a livello industriale” dovute ai dazi di Trump ma soprattutto il rischio che i balzelli doganali possano aumentare in futuro. Ad aprile per rispondere nell’immediato alle bordate economiche di Trump Ford aveva deciso di offrire ai propri clienti statunitensi i medesimi sconti solitamente riservati ai dipendenti.

I DAZI DI TRUMP ZAVORRANO LA CORSA DI FORD

La casa automobilistica ha stimato che le nuove tasse doganali avranno un impatto annuo pari ad almeno 1,5 miliardi di dollari sugli utili operativi. Una zavorra che manda in garage le entusiastiche dichiarazioni che il presidente e Ceo Jim Farley aveva rilasciato a febbraio, commentando i dati sul 2024 (ricavi saliti del 5% a 185 miliardi di dollari; l’utile netto a 5,9 miliardi di dollari contro i 4,3 miliardi del 2023 e l’Ebit rettificato è stato di 10,2 miliardi contro i 10,4 miliardi dell’anno prima): “Nel 2025, prevediamo di fare molti più progressi nelle nostre due maggiori aree di opportunità, qualità e costi, mentre entriamo nel cuore della nostra trasformazione Ford+ – aveva detto – Controlliamo quei principali driver di profitto e sono fiducioso che siamo sulla strada giusta per creare valore a lungo termine per tutti i nostri stakeholder”.

CALCOLI DA RIFARE

In quell’occasione le previsioni per l’intero anno 2025 includevano un Ebit rettificato da 7,0 miliardi a 8,5 miliardi di dollari, un Fcf rettificato da 3,5 miliardi a 4,5 miliardi di dollari e una spesa in conto capitale da 8 miliardi a 9 miliardi di dollari. Poi appunto è tornato The Donald alla Casa Bianca e l’Ovale blu ha dovuto rifare da capo i calcoli.

SE FORD PIANGE, GM NON RIDE

Anche General Motors nei giorni scorsi aveva ritirato le previsioni finanziarie prevedendo un impatto dovuto ai dazi attorno ai 5 miliardi di dollari. Trump era arrivato a Detroit solo dopo aver firmato ordini esecutivi che rimettevano in discussione la soglia del 25 per cento da applicare alle auto per i costruttori che hanno gran parte della propria filiera negli States (si prevedono meccanismi di rimborso sul fronte dei componenti made in Usa) chiarendo che non avrebbero colpito i materiali provenienti dal Messico, ma ciò non lo ha salvato dalle polemiche e soprattutto dalle contestazioni sorte in diverse parti della città dell’auto proprio da parte delle tute blu che, secondo i media americani, lo avevano votato in massa alle ultime presidenziali.

 

 

 

 

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