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Biden

Gru nei porti Usa: Biden punterà sulla giapponese Mitsui per scalzare la cinese Zpmc

Ecco timori e piani dell'amministrazione Biden contro il gruppo cinese Zpmc per le gru nei porti americani

 

Dopo gli apparati per le telecomunicazioni, TikTok, le biotecnologie e gli acquisti opachi di terreni agricoli, il governo Usa ha identificato una nuova potenziale minaccia alla sicurezza nazionale recata dall’avversario cinese: le oltre duecento gru del Dragone che caricano e scaricano i container merci nei porti a stelle e strisce.

L’ordine esecutivo.

Come scrive Cnbc, l’annuncio dell’amministrazione Biden è arrivato mercoledì, data della firma di un ordine esecutivo che mira a rafforzare la cybersecurity dei porti, ossia il principale punto d’ingresso del commercio che impiega 31 milioni di lavoratori e genera ogni anno entrate per oltre 5 trilioni.

L’obiettivo del decreto è assicurarsi che tutte le infrastrutture portuali critiche aderiscano a stringenti regole di sicurezza, affidando al Cyber Command della Guardia Costiera il compito di riportare ogni cyberattacco all’Agenzia per la Sicurezza delle Infrastrutture e la Cybersecurity (CISA) e ad altre agenzie governative “secondo un approccio interdipartimentale”, come ha spiegato anonimamente a Cnbc un esponente governativo senior.

“Con oltre 5.4 trilioni di attività economica – ha precisato la fonte – e oltre il 90% del commercio con Oltreoceano mobilitato attraverso i nostri porti, un cyberattacco potrebbe provocare un impatto a cascata sulle nostre catene produttive sia interne che globali”.

Occhio alle gru.

L’attenzione dell’amministrazione Biden è appuntata su quelle gru che scaricano i container dalle navi, conosciute in lingua inglese come “remote ship-to-shore cranes”. Secondo il governo l’80% di queste attrezzature installate nei porti americani non sono solo made in China ma impiegano software cinese e includono sofisticati sensori che potrebbero registrare le informazioni relative ai container. Attività di tracciamento, si precisa, che potrebbero essere condotte da remoto.

Delle circa 200 gru censite su suolo Usa, riporta Cnbc, 92 sono state già ispezionate dalla Guardia costiera, che evidentemente deve avervi trovato qualcosa.

Allarme non nuovo.

Il tema della cybersicurezza nei porti era affiorato già due anni fa quando la American Association of Port Authorities realizzò un rapporto da cui emergeva come il Dragone fosse tra i principali produttori di queste gru insieme a Giappone, Austria, Finlandia e Germania.

Ma l’allarme scattò pochi mesi dopo, quando il Wall Street Journal riferì della preoccupazione del Pentagono per un possibile uso spionistico delle gru fabbricate dai cinesi di Shanghai Zhenhua Heavy Industry (ZPMC). I funzionari della difesa definirono addirittura la compagnia cinese un “cavallo di Troia” del Partito comunista.

“Paranoie”, fu allora la risposta di Pechino, che non impedì tuttavia ad una commissione parlamentare Usa di scrivere al segretario alla Sicurezza interna Mayorkas una lettera in cui gli si facevano nove “dettagliate richieste” di informazioni da esaudire entro un mese, inclusi “tutti i documenti, le comunicazioni e i materiali di briefing su ZPMC e qualsiasi altro produttore cinese di gru”.

Un vecchio cruccio.

Ma il tema della sicurezza dei porti era diventato prioritario in America già dopo l’11 settembre 2001, quando l’Agenzia delle dogane iniziò a sviluppare programmi antiterrorismo per mettere in sicurezza il commercio diretto negli Usa.

Fu dunque lanciata la cosiddetta Container Security Initiative istituita per assicurarsi che i container che potessero porre una potenziale minaccia terroristica fossero identificati e ispezionati nei porti esteri prima di essere caricati nelle navi dirette verso i porti Usa.

Sol Levante aiutaci tu.

Adesso l’obiettivo di Biden è fare i conti una volta per tutte con quella ZPMC che controlla gran parte dei mercati Usa e globale delle gru.

E c’è già una soluzione, riferisce Bloomberg: la controllata Usa del conglomerato giapponese Mitsui E&S (Engineering & Shipbuildin) punta a intercettare i venti miliardi di fondi federali stanziati da Biden per nuove infrastrutture portuali incrementando così la propria capacità produttiva dedicata alle gru.

Con un doppio schiaffo a Pechino, che i giapponesi li detesta.

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