Era finita con un lungo inchino di scuse – tipico della cultura nipponica – da parte di Shigehisa Takada, numero 1 dell’omonima azienda e nipote del fondatore, la storia del costruttore nipponico Takata, travolto da uno degli scandali industriali più gravi che avesse mai avuto luogo in Giappone.
LO SCANDALO DEGLI AIRBAG TAKATA
L’azienda, 46 mila dipendenti nel mondo, era stata sommersa dalle cause per i suoi airbag difettosi che avevano provocato un numero record di richiami e di cause per un totale di 8 miliardi di euro di debiti, la maggiore insolvenza mai registrata per una società del Sol Levante.
Prima di allora Takata era sinonimo di sicurezza in ambito automotive: una multinazionale che controllava il 20% del mercato delle cinture di sicurezza e degli airbag. Nel luglio 2017 aveva circa cinquantamila dipendenti in 56 stabilimenti in 20 Paesi, con un fatturato di 663 miliardi di yen nel 2016-17, per il 90% realizzato all’estero.
MAXI RICHIAMO FORD
Con la curatela fallimentare l’etichetta sembrava sparita per sempre dai radar e, soprattutto dalle cronache giornalistiche. O no? No, perché 27 anni dopo lo spettro degli airbag difettosi continua a costringere un numero crescente di produttori di auto, occidentali e orientali, a richiamare frettolosamente migliaia di vetture. L’ultimo caso riguarda Ford e Mazda.
Solo l’Ovale Blu sta diramando avvisi a 765mila proprietari intestatari di altrettante vetture, ben 374.300 negli Stati Uniti. Nell’avviso viene comunicato di non guidare più i modelli interessati dal richiamo perché, col tempo, è aumentato il rischio deflagrazione dell’airbag in caso di sinistro durante la quale potrebbero sprigionarsi frammenti metallici con conseguenti rischi per gli occupanti della vettura.
COSA RENDE GLI AIRBAG TAKATA PERICOLOSI
Il problema tecnico, 27 anni dopo lo scandalo, è ben noto: il nitrato d’ammonio utilizzato come propellente per le capsule di gonfiaggio è molto sensibile agli sbalzi di temperatura e all’umidità e con il tempo tende a deteriorarsi, trasformandosi in una sostanza corrosiva che può aumentare il rischio di un’esplosione del dispositivo con conseguente espulsione di frammenti metallici indirizzati al volto dei passeggeri dei veicoli.
I MODELLI INTERESSATI
Per questo le vetture interessate dal richiamo devono essere lasciate nel garage: a seguito della comunicazione i costruttori si dicono liberi da ogni responsabilità in caso di incidente se l’invito a non usare l’auto fosse disatteso.
I modelli interessati in questa nuova tornata sono: Ranger 2004-2006, Mustang 2005-2014, GT 2005-2006, Fusion 2006-2012, Mercury Milan 2006-2012, Edge 2007-2010 e Ranger 2007-2011, Lincoln MKZ/Zephyr 2006-2012 e MKX 2007-2010.
Sembra che con quest’ultima tornata di richiami l’Ovale Blu si lascerà alle spalle la buia stagione delle sostituzioni. Il costruttore statunitense afferma di aver effettuato “oltre 121 milioni di tentativi di sensibilizzazione” tramite lettere, e-mail, telefonate e messaggi di testo e di aver eseguito più di un milione di ispezioni direttamente a domicilio. Per Ford il 95% dei proprietari statunitensi avrebbe già completato i richiami Takata.
NON SOLO FORD, ANCHE MAZDA
Dall’Occidente al lontano Oriente: il marchio nipponico Mazda invece dovrà richiamare, sempre negli Usa, circa 83.000 auto, tra cui il crossover CX-7 e la sportiva RX8. I problemi stanno funestando anche le Case europee. Alcune settimane fa il costruttore tedesco Bmw è stato costretto a riportare alle officine autorizzate circa 394.000 veicoli negli Stati Uniti per lo stesso problema.
All’inizio dell’estate la francese Citroen ha richiamato 497mila Citroen C3 e 108mila DS3 non più in commercio, prodotte tra il 2009 e il 2019. La Casa d’Oltralpe del gruppo Stellantis ha dovuto ammettere che la causa è “il sistema di gonfiaggio degli Airbag prodotti dalla società Takata”.