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Le navi autonome sono il futuro del trasporto container?

Il Giappone ha testato due delle prime navi portacontainer autonome al mondo. La popolazione sta invecchiando, e l'industria del trasporto marittimo avrà a che fare con una forza lavoro sempre più ristretta. Ma non è detto che la svolta tecnologica sia conveniente.

 

Un consorzio giapponese che riunisce aziende di trasporti come Mitsui Lines e Japan Railway Construction sta lavorando alla costruzione e al testing di navi di carico, traghetti e camion anfibi a guida autonoma. L’obiettivo è garantire, grazie alla tecnologia, la competitività dell’industria nazionale del trasporto merci negli anni a venire, dato che il progressivo invecchiamento della popolazione ridurrà sempre più la disponibilità di forza-lavoro.

I TEST

Nelle scorse settimane – scrive Quartz – il Giappone ha lanciato due delle prime navi portacontainer a guida autonoma al mondo.

Il test iniziale della nave Mikage, di proprietà di Mitsui Lines, è stato effettuato il 24 e il 25 gennaio scorsi in acque costiere. Il mezzo ha percorso 161 miglia nautiche, partendo dal porto di Tsuruga e arrivando a quello di Sakai, vicino Osaka.

In assenza di equipaggio, la Mikage ha navigato grazie all’utilizzo di un sistema di sensori radar e lidar, di videocamere e di una bussola satellitare. Giunta a destinazione ha anche ormeggiato, lanciando – grazie all’uso di droni – delle corde ai lavoratori portuali.

La seconda nave a guida autonoma, chiamata Subazu, è invece stata testata il 5 febbraio: ha navigato dalla baia di Tokyo a quella di Ise.

LE PRIME NAVI A GUIDA AUTONOMA?

Secondo Quartz, la Mikage e la Subazu possono legittimamente fregiarsi del titolo di prime navi portacontainer a guida autonoma al mondo. Ne esiste in realtà un’altra – la Yara Birkeland, norvegese -, che però è stata testata con la presenza di equipaggio umano a bordo. I due mezzi sviluppati dal consorzio giapponese, invece, hanno navigato in piena autonomia e anche ormeggiato da sole.

LE NAVI AUTONOME SONO IL FUTURO?

Secondo Nippon Foundation, associazione giapponese focalizzata su diversi settori e che fa parte del consorzio con Mitsui Lines, l’industria giapponese del commercio marittimo ha necessità di diventare meno dipendente dalla forza-lavoro umana perché la popolazione sta invecchiando e la disponibilità di lavoratori, di conseguenza, diminuirà.

OPPURE NO

Tuttavia, il settore del trasporto marittimo ha già ridotto pesantemente il costo dell’equipaggio, che è nettamente inferiore a quelli – ad esempio – per il carburante o per il mantenimento delle navi. Per esempio, gli stipendi dei lavoratori di Hapag-Lloyd, la quinta più grande società di navigazione al mondo, sono quindici volte più bassi del costo di mantenimento della flotta.

Di conseguenza, alle aziende del settore potrebbe convenire di più investire nell’efficienza energetica e gestionale delle navi, piuttosto che nell’automazione delle operazioni. Anche perché le tecnologie di guida autonoma, prima di poter essere applicate alle navi in mare, dovranno passare per una fase di supervisione regolatoria: l’ottenimento delle autorizzazioni, specie nel caso di mezzi estremamente grandi e pesanti, potrebbe tra l’altro rivelarsi molto difficile.

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