Potrebbe essere l’ultimo colo di una carriera piena di successi. Il numero uno dell’alleanza strategica tra Renault e Nissan vorrebbe infatti trasformare questa intesa basata su partecipazioni azionarie incrociate in una sola compagnia con un titolo azionario unico che negozia sia sulla borsa di Parigi che su quella di Tokyo. Un obiettivo che poterebbe a complimento quel processo iniziato nel 1999 quando il manager franco-libanese prese le redini forgiò l’alleanza che (dopo l’aggiunta di Mitsubishi nel 2016) è diventata il maggior costruttore automobilistico al mondo nel 2017 con oltre 10 milioni di unità immatricolate a livello planetario.
GLI OBIETTIVI
Ghosn ora vorrebbe trasformare questa intesa (per Nissan detiene il 15% di Renault e quest’ultima il 44% della casa giapponese) in un’unica società. L’obiettivo ha senso in termini industriali: si verrebbe a creare una casa automobilistica unica in cui sarebbe più facile tagliare i costi e realizzare economie di scala. Insomma per ottenere un’accelerazione di reddittività in un momento i cui c’è n’è enormemente bisogno. Le sfide poste dalle nuove tecnologie e dalle auto senza pilota imporranno ai costruttori enormi investimenti in ricerca e sviluppo e affinare una struttura societaria molto barocco non potrebbe che tonificare i conti di Renault -Nissan. Oltre al fatto che, per quanto riguarda gli investitori, un titolo unico sui listini gioverebbe alla liquidità delle azioni.
GLI OSTACOLI
Il problema però è che Renault non è una società come le altre. Lo Stato transalpino è infatti il primo azionista di Renault con una quota del 15%. Una partecipazione che nei piani allo studio per arrivare a una singola società dovrebbe essere acquistata da Nissan in modo da far uscire l’azionista pubblico e rafforzare l’integrazione tra le due case. Ma questo passo non sarà semplice per l’Eliseo. La Francia difficilmente la sua possibilità di influenza sulla casa automobilistica (anche in materia di salvaguardia dei posti di lavoro) e se questo non succedesse d’altra parte sarebbe comprensibile il timore giapponese di perdere peso soprattutto dopo che Nissan è diventata il maggiore contribuente dell’ebitda della società combinata.
I MUGUGNI
Inoltre, come spiegano alcuni osservatori, sinora le relazioni sindacali hanno retto perché gli operai francesi hanno dovuto sempre relazionarsi con manager della stessa nazione. E così i giapponesi. Ma in una casa riunificata questa struttura potrebbe modificarsi e creare problemi. Insomma non sarà facile per Ghosn arrivare al suo obiettivo (l’ultimo probabilmente prima della sua uscita) e ancora una dovrà vedersela con Emmanuel Macron con cui ebbe pesanti screzi quando l’attuale inquilino dell’Eliseo era il ministro delle finanze del precedente presidente Hollande.
(articolo tratto da Mf/Milano finanza)