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Fincantieri e Marina militare, serve una nuova governance del mare in Italia. Report Cesi di Margelletti

Tutti i dettagli sul report del Cesi "Governance del mare in Europa: quale futuro per l'Italia?" realizzato dagli analisti del Centro studi internazionale su mandato della Marina Militare e col supporto di Fincantieri.

 

“Sulla base dell’esempio francese, l’Italia potrebbe fondare un Segretariato Generale del Mare alle dirette dipendenze della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Verso tale istituzione convergerebbero i compiti attualmente affidati a diversi dicasteri facilitando, quindi, il coordinamento trasversale di tutte quelle politiche e azioni per il mare”.

E’ quello che auspica il report del Cesi “Governance del mare in Europa: quale futuro per l’Italia?” realizzato dagli analisti del Centro studi internazionale su mandato della Marina Militare e col supporto di Fincantieri.

“Alla luce di una condizione che vede il nostro Sistema Paese fortemente legato al mare, Roma dovrebbe modellare un sistema di governance per gli affari marittimi appropriato che protegga gli interessi nazionali, aumenti i benefici che derivano dalla fruizione dello stesso e accolga le richieste del cluster di settore”, è la conclusione del report curato dal Cesi presieduto da Andrea Margelletti.

Ma come funziona il modello francese indicato dal Cesi e che risponde alle esigenze del settore?

Tutto è imperniato sul Segretariato Generale del Mare francese (SGMer): “Fondato sin dal 1995, il SGMer coordina la politica marittima della Francia e l’azione dello Stato in mare direttamente sotto l’autorità del Primo Ministro. Inoltre, tra le sue funzioni rientra anche il monitoraggio delle leggi relative agli affari marittimi e la direzione del Centro operativo e interdipartimentale della Guardia Costiera”, si legge nello studio curato da Alessandra Giada Di Benedetto.

A sostenere il lavoro svolto dal SGMer è il Comitato interministeriale del mare (CIMer) che imposta le linee guida del governo per gli affari marittimi e organizza periodicamente degli incontri con quei ministeri che si occupano di questioni riguardanti il mare. “Il caso francese – sottolinea il Cesi – rappresenta un modello efficace di governance del mare non solo per la sua esperienza pluridecennale e la sua ramificazione in diversi ambiti e settori, ma anche perché si basa sulla creazione e il mantenimento di relazioni solide con numerosi attori pubblici e privati che partecipano così alla definizione di politiche che realmente rispondo alle esigenze del cluster marittimo”.

Il report auspica che “sulla base dell’esempio francese, l’Italia potrebbe fondare un Segretariato Generale del Mare alle dirette dipendenze della Presidenza del Consiglio dei Ministri”. Verso tale istituzione convergerebbero i compiti attualmente affidati a diversi dicasteri facilitando, quindi, il coordinamento trasversale di tutte quelle politiche e azioni per il mare: “Di certo una soluzione di questo tipo andrebbe ad aumentare la collaborazione pubblico-privata nel dominio marittimo e porterebbe alla creazione di normative che effettivamente rispondono alle necessità dei numerosi stakeholder del settore”, tra cui Fincantieri.

Conclude il report: “Di fatto, il nostro Paese, grazie alla creazione di un Segretariato Generale del Mare, potrebbe fungere da cabina di regia per le attuali e future strategie marittime UE per il Mediterraneo. D’altronde non potrebbe spettare un ruolo differente ad un Paese che basa la propria economia e sicurezza prevalentemente sul mare. In ultimo luogo, visti i progressi fatti dall’UE stessa e dagli altri Paesi membri sul tema, Roma deve di certo velocizzare il passo se vuole sedersi al tavolo di Bruxelles in veste di principale decisore politico per il bacino del Mar Mediterraneo”.

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