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Eolico britannico, cosa faranno i giapponesi nel porto scozzese di Nigg

Situato nel Cromarty Firth, il porto di Nigg sarà cruciale per lo sviluppo dell’eolico offshore galleggiante, supportando circa 30 gigawatt di progetti eolici nelle vicinanze. L'articolo di Marco Orioles

 

Come riferisce il Financial Times, Japan’s Mitsui, in collaborazione con Mitsui OSK Lines, ha acquisito il porto di Nigg in Scozia, precedentemente gestito da Global Energy Group (GEG).

L’operazione, il cui valore finanziario non è stato reso pubblico, rappresenta un’importante opportunità per Roy MacGregor, presidente di GEG, che aveva investito 120 milioni di sterline per trasformare il porto in un hub logistico per l’eolico offshore.

IL PORTO DI NIGG E LA SUA IMPORTANZA

Situato nel Cromarty Firth, il porto sarà cruciale secondo il quotidiano della City per lo sviluppo dell’eolico offshore galleggiante, supportando circa 30 gigawatt di progetti eolici nelle vicinanze. La sua acquisizione mira a rafforzare il settore eolico britannico, messo sotto pressione dall’aumento dei costi di progetto, da catene di approvvigionamento fragili e da tassi di interesse elevati.

Mitsui, che già deteneva il 25% di GEG dal 2012, e Mitsui OSK Lines (con il 49% di GEG) porteranno capitale e competenze industriali per migliorare le capacità del porto.

JAPAN’S MITSUI: ATTIVITÀ E RUOLO STRATEGICO

Mitsui è una delle principali case di trading giapponesi, con un portafoglio diversificato che spazia dall’energia ai metalli, dalla chimica ai trasporti. Nel settore energetico, Mitsui è attiva sia nelle fonti rinnovabili, come l’eolico offshore, sia in quelle tradizionali, come il petrolio e il gas.

L’acquisizione del porto di Nigg si inserisce nella sua strategia di espansione nel settore delle energie rinnovabili, con un focus sull’eolico offshore galleggiante. Mitsui punta a sviluppare servizi di fabbricazione, produzione e assemblaggio per turbine eoliche, con decisioni di investimento finali previste entro 18 mesi.

Inoltre, come sottolinea ancora il Financial Times, l’azienda vede opportunità nella manutenzione e nell’estensione della vita utile dei progetti oil and gas nel Mare del Nord, un settore in declino ma ancora rilevante. A lungo termine, Mitsui intende trasformare il Regno Unito in un hub per il rifornimento di ammoniaca come carburante a zero emissioni, essenziale per decarbonizzare le operazioni eoliche offshore.

MIX ENERGETICO ATTUALE E FUTURO DELLA GRAN BRETAGNA

Attualmente, il mix energetico del Regno Unito dipende ancora significativamente da fonti fossili, con il gas naturale che rappresenta circa il 40% della produzione elettrica, seguito da nucleare (15%), eolico (circa 25%) e altre rinnovabili.

L’eolico offshore è in crescita, ma il settore affronta sfide come carenze di turbine, infrastrutture portuali inadeguate e costi crescenti. Secondo il National Energy System Operator (NESO) e il piano governativo Powering Up Britain del 2023, il Regno Unito punta a raggiungere 50 GW di capacità eolica offshore entro il 2030, di cui 5 GW da tecnologia galleggiante, più costosa ma capace di sfruttare siti lontani dalla costa.

Entro il 2050, il governo mira a una transizione verso un sistema energetico quasi completamente decarbonizzato, con le rinnovabili (soprattutto eolico e solare) che copriranno oltre il 70% della domanda elettrica, affiancate da nucleare e idrogeno. L’investimento di Mitsui a Nigg è coerente con questi obiettivi, rafforzando le infrastrutture necessarie per l’eolico offshore.

IMPATTI E PROSPETTIVE

L’acquisizione di Nigg da parte di Mitsui e Mitsui OSK Lines è una boccata d’ossigeno per il settore eolico britannico, che deve affrontare colli di bottiglia globali, come la scarsità di turbine e navi di servizio.

Il porto diventerà un centro per l’assemblaggio e la manutenzione di grandi parchi eolici, con un focus sull’eolico galleggiante, una tecnologia nascente ma promettente. Inoltre la presenza di investitori giapponesi come Mitsui e Sumitomo Electric, che produce cavi sottomarini, garantisce capitale e know-how senza le complicazioni geopolitiche legate a investitori cinesi.

Infine, il progetto di trasformare il Regno Unito in un hub per l’ammoniaca come carburante a zero emissioni entro 5-10 anni potrebbe ridurre l’impatto ambientale delle operazioni eoliche, allineandosi agli obiettivi di decarbonizzazione del governo britannico.

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