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Tar Lazio Google

Enel X, ecco perché il Tar del Lazio ha deluso Google

L’Antitrust aveva multato per 100 milioni di euro Google per aver ostacolato l’inserimento dell’app JuicePass di Enel X nella piattaforma Android Auto. Ora, il Tar del Lazio ha confermato la sanzione nonostante il ricorso del colosso

 

 

Il Tar del Lazio ha confermato la multa da 100 milioni di euro che l’Antitrust aveva inflitto nel maggio dell’anno scorso a Google, Google Italia e Alphabet per non aver permesso l’inserimento dell’app JuicePass di Enel X nella piattaforma Android Auto.

La sentenza del tribunale amministrativo regionale ha dunque respinto il ricorso presentato dal colosso tech contro la sanzione decisa dall’Agcm per abuso di posizione dominante.

IL PARERE DELL’ANTITRUST…

L’Antitrust aveva deliberato che la condotta realizzata da Google, consistente nell’ostacolare e procrastinare la pubblicazione dell’app JuicePass sviluppata da Enel X sulla piattaforma Android Auto, costituisce un abuso di posizione dominante.

Secondo l’Autorità, infatti, Google, impedendo a Enel X di rendere disponibile la sua app su Android Auto, avrebbe ingiustamente limitato le possibilità per gli utenti di utilizzare JuicePass quando sono alla guida di un veicolo elettrico e hanno bisogno di effettuare la ricarica.

… E DEL TAR

Così facendo, Google avrebbe favorito la propria app Google Maps. Parere condiviso anche dal Tar che ha ritenuto il ricorso infondato e detto che l’Agcm ha “correttamente individuato la posizione dominante di Google mediante il sistema operativo Android e attraverso Google Play”.

LA POSIZIONE DOMINANTE DI GOOGLE

“Risulta indubitabile – si legge nella sentenza del Tar – sia la parziale sovrapposizione esistente all’attualità tra le due app, sia l’intenzione di Google di ampliare le funzionalità di Google Maps fino a ricomprendere anche attività attualmente possibili solo attraverso le app aventi ad oggetto la ricarica delle auto elettriche, che evidenziano la sussistenza di un ambito concorrenziale comune tra i due prodotti”.

Secondo l’Agcm, infatti, spiega il Tar, “la condotta abusiva avrebbe tratto origine dalle posizioni dominanti che Google detiene, attraverso Android, nel mercato della concessione di licenze per sistemi operativi per dispositivi mobili intelligenti e, attraverso Google Play, nel mercato dei portali di vendita di applicazioni per Android”.

LA MULTA DA 100 MILIONI DI EURO

I giudici del Tar hanno inoltre spiegato nella sentenza come è stato calcolato il valore da 100 milioni di euro della multa: “Tenuto conto che il bilancio consolidato di Google non contiene una ripartizione del fatturato per singoli Paesi, ad eccezione degli Stati Uniti, bensì fa riferimento a macroregioni, tra cui quella relativa a Europa, Medio Oriente e Africa (EMEA) alla quale è riferibile il 30 per cento dei ricavi, l’Autorità ha stimato l’incidenza del fatturato generato in Italia sui ricavi globali di Google e, quindi, l’incidenza sullo stesso di Android, Google Play e Google Maps”.

“Ai fini del calcolo dell’importo base della sanzione, l’Autorità – spiega la sentenza – ha applicato al fatturato rilevante una percentuale basata sulla gravità dell’infrazione e poi moltiplicata per la durata della stessa; è stato poi aggiunto all’importo base un ammontare supplementare, compreso tra il 15 per cento e il 25 per cento del fatturato rilevante, al fine di conferire al potere sanzionatorio dell’Autorità il necessario carattere di effettiva deterrenza”.

Inoltre, “l’Autorità ha incrementato la sanzione del 50 per cento, come previsto per il caso in cui l’impresa responsabile dell’infrazione abbia realizzato nell’ultimo esercizio chiuso anteriormente alla notificazione della diffida un fatturato totale a livello mondiale particolarmente elevato rispetto al valore delle vendite dei beni o servizi oggetto dell’infrazione oppure appartenga a un gruppo di significative dimensioni economiche”.

Infine, i giudici del Tar puntualizzano che “risulta anche corretta la valutazione dell’Agcm secondo cui, nel caso di specie, non ricorrono le circostanze di ‘complessità del contesto giuridico e fattuale’ di riferimento e di ‘novità della fattispecie’ invocate da Google a supporto della sua richiesta di applicazione di una sanzione simbolica o minima in quanto gli aspetti di complessità del caso in esame concernono questioni di tecnologia e interoperabilità rientranti nella sfera di controllo della ricorrente. La sanzione è quindi stata determinata in misura inferiore al 10 per cento del fatturato di cui all’ultimo bilancio approvato (precisamente nella misura dello 0,064 per cento dello stesso), conformemente alla normativa prevista dall’art. 15, comma 1, l. n. 287/90”.

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